Il rapper emergente dell’anno ha sganciato un’altra bomba! Anticipato dal singolo “Donna”, la deluxe edition del secondo album di Kid Yugi, Tutti i nomi del diavolo, è fuori con sette pezzi inediti.
Dopo essere stato consacrato da Marracash e dal Re Mida del rap -Night Skinny- e dopo tre live soldout al Fabrique di Milano, Kid Yugi si riconferma a mani basse l’astro nascente più promettente della scena rap italiana. In Tutti i nomi del diavolo continua il viaggio di Kid Yugi attraverso il dualismo fra bene e male nel quale si declinano i diversi volti del Maligno nella società moderna.
Nella deluxe edition, accanto a Yugi in 6SEI6 incontriamo Massimo Pericolo, le cui liriche schiette e rabbiose si sposano bene con l’attitude del rapper di Massafra. Diablo, il featuring successivo con Glocky, è segnato da una forte vena sperimentale che si articola intorno alla trap. Segue il remake di un grande classico di Bassi Maestro, “S.A.I.C”: in S.X.S.I.C. rime ironiche e dissacranti si susseguono in un dissing rivolto alla scena musicale italiana, con una produzione che vira verso l’hip hop old school.
Modalità demonio e Loki sono due pezzi solisti che seguono il file rouge dell’estetica di Yugi, con suoni oscuri e carichi di tensione che creano un’atmosfera alienante. Infine, la versione originale di Ex Angelo ci regala una profonda strofa inedita, che vede Kid Yugi come unico protagonista. Un tributo malinconico a un rapporto passato, una richiesta di perdono in cui si percepisce affetto e rimorso.
I sentimenti che sviluppo al ciglio del dirupo, tutto il male che hai provato da quando mi hai conosciuto, botte di topicida, shot di cianuro. Resto pur sempre carne e alla fine ho ceduto.
Donna, il singolo che ha anticipato la deluxe, potrebbe quindi essere intesa come il sequel di Ex Angelo. Carica di rabbia e disprezzo, è il probabile risultato della chiusura definitiva della storia.
Il binomio vincente di Kid Yugi: atmosfere gore e citazioni di spessore
Da sempre Yugi ha abituato i fan a liriche ricercate e complesse ispirate ai contesti più vari, delineando una vera e propria arte della citazione. Nei suoi pezzi si incontrano rimandi all’alchimia, al mondo del cinema e della letteratura, alla mitologia e alla musica e non solo. La molteplicità e la ricchezza delle citazioni usate da Kid Yugi denota il suo elevato spessore culturale, che rende ogni testo un codice da decifrare. Ciò che continua a sorprendere, però, è la spontaneità con cui argomenti opposti siano fluidamente accostati nel giro di poche barre, senza mai cozzare fra loro e anzi arricchendosi a vicenda. Tutto questo -e anche di più-, è il famoso latinorum di Kid Yugi.
Il mio slang indecifrabile, sembra latinorum.
A far funzionare ancor di più il flow di Yugi sono le atmosfere gore e inquietanti conferite dai sample sinistri e dalle basi distorte, potenziate dai beat pesanti e i ritmi sincopati. Questo album è infatti il risultato di un progetto di sperimentazione che spazia tra rap hardcore, trap sperimentale e drill. Kid Yugi mette in pratica una ricerca sonora che va oltre i canoni del tradizionale hip-hop italiano e segna un punto di svolta nella scena rap italiana.
Tutti i nomi del diavolo riesce, quindi, a collocarsi a pieno nel contesto dell’emodrill, un genere caratterizzato da produzioni pesanti e oscure e dall’utilizzo di riverberi e distorsioni ma allo stesso tempo arricchito da testi profondi e introspettivi. Yugi, infatti, nei suoi testi si addentra in tematiche di sofferenza interiore, disagio psicologico e isolamento. Con Kid Yugi il rap italiano raggiunge una nuova frontiera il cui l’aggressività musicale si intreccia a una vulnerabilità emotiva forte e autentica: sarà forse questo che rende il rapper di Massafra imbattibile nel panorama rap attuale?