Il 6 ottobre è la prima di tre date d’eccezione al Fabrique di Milano. Ad esibirsi sul palco c’è un artista che, rapidamente, si è preso un posto nei pressi della cima della scena del rap italiano. Kid Yugi, da Massafra fino ai palchi del nord Italia, ha finalmente reso concerto quello che, fino a questo momento, era un gran disco che ancora doveva effettivamente vedere la luce. “I nomi del diavolo” è, senza dubbio, uno dei migliori progetti usciti nel 2024. La particolarità di questo album è stata proprio l’impatto, a livello di numeri ma anche di qualità. Il tutto arriva da quello che, fino a qualche mese fa, veniva definito un emergente. Eppure, già dal 23 settembre, quando si esibì al Marrageddon, avevamo capito che questo artista aveva qualcosa di speciale e diverso dagli altri da dire.
Dallo studio ai live il passo (non) è breve.
Per i nuovi artisti, ci sono principalmente due scontri titanici: quello coi freddi numeri, che portano la prima ombra della fama; dopodichè quello con il concerto live, dove una serie di canzoni prende vita e si realizza in quanto disco, se non qualcosa di più. Non fa eccezione nemmeno “I nomi del diavolo”, album di cui Kid Yugi era chiamato a confermare i numeri ben più che interessanti. Ebbene, in un continuo sbalzare tra passato e presente, l’artista pugliese si è giostrato tra le sue ultime hit e i pezzi dei dischi precedenti che sono rimasti incastonati nel tempo. Alcuni brani sono davvero perle rare, che probabilmente riceveranno un peso ancor più importante con il passare del tempo.
L’obiettivo non era solo montare in piedi uno show, ma rendere il Fabrique una vera bolgia. Banger o conscious, poco importa: il pubblico sente l’emozione e la fatica dell’arista, ricambiandolo con la giusta dose di amore. Un fatto emerge subito dalle mura del locale: Kid Yugi ha fatto passi da gigante nei live, dimostrando di potersela vedere anche con i veterani. La sua performance è encomiabile dal punto di vista del cantato, del fiato. Insomma, rispetto a quell’idea secondo cui non reggeva pezzi impegnativi, si è esposto facendo ricredere chiunque non gli avesse dato credito. Senza polemica sterile né accuse infondate, solo tanto rap, fatto assolutamente bene. La serata, ovviamente, non è finita qui.
Kid Yugi e i featuring, quando un artista sta bene con tutti
Diversi artisti si sono divisi il palco con il rapper pugliese, altri ne mancavano. Abbiamo assistito a brani come “Terr1” e “Mezze Verità”, che pure senza la presenza dell’altro artista riuscivano a trasmettere, rispettivamente, potenza ed emotivà. Sono anche saliti sul palco alcuni ospitio, dalle nuove leve ai big.
In primis, Kid Yugi ha scelto un altro ragazzo pugliese che ultimamente sta uscendo dall’anonimato, Rrari dal tacco, che si è comportato assolutamente bene per essere nuovo all’ambiente di un concerto di questa portata. Dopodichè, la nuova trinità ha regalato i suoi tre brani sul palco: Artie Five e Tony Boy, altri due rapper della ’23 wave, si sono uniti alla feste, cantando “Capra a tre teste” e “DEM”. Oltre alla comparsata di Night Skinny (prossimo all’uscita di “Containers”, il suo nuovo producer album), hanno stravolto il live anche Noyz Narcos ed Ernia, la cui strofa in “Nemico”, a detta di Kid Yugi, è stata la migliore de “I nomi del diavolo”.
Nel confronto con tutti questi artisti, giovani e veterani, più o meno grandi, abbiamo visto un unico faro, il padrone di casa, che ha tenuto costantemente il palco senza farsi schiacciare. Da quel 23 settembre è passato un anno, ma con relativa certezza ci sentiamo di dire che il percorso nei live di Kid Yugi sia in ascesa. Non è mai semplice misurarsi col palco, davanti ad un grande pubblico, eppure progressivamente l’artista pugliese sta prendendo confidenza. Il percorso è ancora lungo, per arrivare ai vertici in un campo che vede interpreti come Salmo, Lazza e Marracash. Eppure, siamo sicuri che Francesco abbia le possibilità e capacità per iscriversi a questo club ristretto e prestigioso.