Ebbene sì, tra le tendenze del 2024 sembrerebbe esserci anche il ritorno al formato narrativo più complesso, gli album concettuali, arrivati al pop attraverso il prog rock anni 70 – già all’epoca accusato di pretenziosità. Da Cosmo ad Angelina Mango, i nuovi lavori mescolano esperienza personale e innovazione musicale, spingendo sempre più in là i confini della forma tradizionale.
La nascita del concept album: una narrazione coerente
L’idea del concept album, così come lo intendiamo noi oggi, nasce negli anni 60 con i Beatles di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, che esplora un territorio immaginario ponendo la forma chiusa dell’album come unico limite alle sperimentazioni musicali.
Tuttavia è a partire dagli anni 70, attraverso l’influenza dell’art rock britannico (come quello dei Pink Floyd, Emerson, Lake and Palmer, Gentle Giant), che l’urgenza di raccontare storie si traduce in forme musicali più complesse, con brani dalla durata prolungata e temi che attingono a letteratura, mitologia, fantascienza e altro.
Non a caso ‘conceptus’ viene dal verbo latino ‘concipio’, che vuol dire raccogliere, comprendere o concepire con la mente, meditare un disegno o tendere ad un fine.
In Italia, tra audacia creativa e sperimentazione contro ogni convenzione, il rock progressivo ha avuto il suo apice tra gli anni 70 e 80, con band come PFM, Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme, che mescolavano rock, classica e jazz.
Nel 2024 il concept album torna alla ribalta e molti artisti scelgono questa forma per raccontare sé stessi ed il mondo attraverso la musica. È quindi da annoverare tra le tendenze di quest’anno?
Concept album italiani oggi, tra innovazione e narrazione personale
Nel 2024 la scena italiana ha visto l’uscita di diversi album concettuali molto interessanti. Qui di seguito una breve disamina di alcuni dei dischi più rilevanti di artisti emergenti, ma anche già rodati.
- Sulle ali del cavallo bianco – Cosmo. Vera e propria “opera” composita, scava nel vissuto del cantautore, che mette in gioco tutto se stesso, in un disco introspettivo, interessante anche dal punto di vista musicale, “melting pot” di generi e sonorità, spazia dal pop “psych” all’elettronica, fondendo realtà e immaginazione.
- La Divina Commedia – Tedua. È il tentativo, secondo molti un po’ pretenzioso, di reinterpretare il poema del Sommo in chiave trap, pop-rap, ma dalle sonorità e l’estetica piuttosto hip-hop. L’ascoltatore ripercorre, attraverso le tracce dell’album, il viaggio di morte e rinascita dell’artista verso l’affermazione di sé.
- ‘na notte infame – Piotta. Disco identitario che Piotta ha scritto con la collaborazione del fratello Fabio, scrittore e saggista recentemente scomparso. I testi, caratterizzati da una scrittura autobiografica e spontanea, si sposano bene con il sound rap e hip-hop dell’artista romano.
- Nevermind the Tempo – I Hate My Village. È stato descritto come un’opera complessivamente straniante e allucinata, piena di sperimentazioni musicali. La band, composta da membri di gruppi molto noti come Verdena e Calibro 35, ha creato un disco che sfida le convenzioni, combinando vari generi come il rock e il pop con influenze dalla musica africana in modo innovativo.
- Poké melodrama – Angelina Mango. Questo album si presenta come un’autobiografia musicale che esplora i temi della crescita e dell’identità personale, mescolando elementi di pop italiano e internazionale. L’artista racconta la sua vita e le sue esperienze, in un mix di musica ballabile e introspezione da non perdere.
- Panorama Olivia – Coca Puma. Il disco d’esordio esplora temi legati all’identità culturale, all’appartenenza e alle esperienze personali dell’artista. Attraverso una fusione di indie e pop, l’album racconta la storia di un viaggio emotivo e introspettivo.
- Sonega – Fuera. Un concept album che esplora temi come l’alienazione e la disillusione contemporanea. Le tracce raccontano storie di ricerca e smarrimento, attraverso un mix di sonorità elettroniche e rap. Ogni brano contribuisce a creare un quadro complesso e coeso, che riflette anche le inquietudini della generazione attuale.
Album concettuali o autobiografia in musica? Nuove frontiere della narrazione
In conclusione ci poniamo questa domanda, del tutto legittima, alla luce delle ultime uscite. Album certamente tematici, caratterizzati da tracce che seguono un filo conduttore ben preciso. Basterà questo a definirli “concept album” o converrebbe forse dirigersi verso definizioni più pregnanti ed esemplificative?
Se il concept album anni 70 affrontava temi universali, creando narrazioni complesse attraverso brani ricchi di metafore che riflettevano sul mondo circostante in continuo mutamento, i lavori più recenti sembrano invece concentrarsi maggiormente su esperienze personali e storie individuali. In altri casi si parte dal proprio vissuto, per definire i tratti comuni di una generazione.
Alla luce delle recenti uscite, riflettiamo sul termine “concept album” per ampliarne lo spettro. È possibile che i suoi confini stiano diventando col tempo più fluidi, al fine di includere nuove forme di narrazione contemporanea, riflettendone così le tendenze. Un esempio possiamo ravvisarlo nel successo della serialità televisiva, che ha influenzato in modo sottile le vie attraverso cui raccontiamo storie, anche attraverso la musica.
Siamo quindi curiosi di scoprire fin dove queste esperienze musicali – che superano i confini tradizionali del concept album come forma – si spingeranno, continuando ad evolversi nel ridefinire le modalità del “raccontare” in musica.