Ieri, live al Gaeta Jazz Festival, Coca Puma ha tenuto un concerto che era una dichiarazione d’intenti: la sua musica è un fatto vero, intimo, cristallino.
Lentamente e in punta di piedi.
Costanza Puma (da cui deriva il nome d’arte Coca Puma), è entrata nel panorama musicale con la testa bassa ma facendo tanto, tanto rumore.
Formazione nu jazz, classe 1998, sound analogico e nostalgico (a tratti un po’ dark) ed una penna, al contrario, romantica e profonda.
Sonorità oniriche ed evanescenti, personalità magnetica e carismatica che da sola basta per riempire un palco. Ieri, durante il live al Gaeta Jazz Festival, Coca Puma si è ritagliata uno spazio unico in cui ognuno si è sentito accolto.
Il jazz il suo primo amore, ma sono molteplici le influenze che riempiono l’album “Panorama Olivia”, che ha portato sul palco del festival gaetano.
Un curioso melting pot di strumenti, voci, messaggi vocali, rumori e contorni sfumati di una narrazione intensa, vivida e, nonostante questo, incredibilmente scorrevole.
Nel mercato musicale odierno l’artefatto è all’ordine del giorno – un mare amalgamato di convenzioni e ricerca costante del perfetto.
Si è snaturata difatti la concezione artistica legata alla musica stessa – cosa che a Coca Puma proprio non va giù, ed è per questo che durante il live di ieri ha conquistato il cuore un po’ di tutti: lei emerge, senza urlare. Si impone, ma con la sua delicatezza.
Costanza ha deciso di portare sul palco la parte più intima di sé: quella reale, quella che dev’essere effettivamente mostrata agli altri per creare qualcosa di bello, autentico e che risuoni effettivamente non solo con le orecchie dell’ascoltatore, ma anche con l’anima.
Un live sporco ma al contempo ovattato, fatto di profondità ma anche di capelli spettinati e leggerezza.
Al suo fianco, Stefano Rossi al basso e Davide Fabrizio alle drums: musicisti a cui strizza l’occhio sorridendo ogni tanto.
Coca Puma ha con sé sul palco persone che ama, con cui ama fare musica, è una donna semplice. Ed è forse questo a renderla così speciale.
La sua anima è gigantesca: nonostante la sua forza, Costanza ringrazia ripetutamente e quasi con imbarazzo chi le applaude con amore.
Insieme ai brani di “Panorama Olivia”, Coca Puma ha portato sul palco una cover di “Sparks” dei Coldplay, che confessa di aver ascoltato in auto assieme al suo gruppo di ritorno da un live ad Alberobello. Una cover magica raccontata su di un palco piccolo ma che, con la sola forza della sua voce, è diventato enorme. E tutti vivevano per questo.
Una cover delicata, ricamata al tramonto del Gaeta Jazz Festival, circondati dal mare e dal dolce sussurrio dei gabbiani. Una storia tutta sua, una seduta di terapia vis a vis con l’artista. Una mixture di emozioni – un viaggio in un mondo estremamente interessante: il mondo di Coca Puma.
Synth profondi, riverberi, distorsioni, tutto fatto al bacio: un progetto minimal ma con una grandissima identità – già ben definita. Sappiamo chi è Costanza (perché è ben chiara la volontà dell’artista di voler portare agli altri sé stessa sia sopra che giù dal palco) e non vediamo l’ora di scoprire cos’ha ancora in serbo per noi – perché siamo soltanto all’inizio ma già non ne abbiamo abbastanza.