Se la distruzione di un palco è tutto quello che ricordiamo di questo ragazzo potremmo provare ad appigliarci a ben altro. Blanco brucia da solo, non ha bisogno di induzione, è quella miccia che si alimenta di sua stessa energia, Bruciasse il cielo… lui brucia.
Il 9 novembre su Prime Video arriva Bruciasse il cielo, e noi di Cromosomi abbiamo preso parte alla sua proiezione martedì 7 novembre, in anteprima, al Metropol di Dolce&Gabbana a Milano.
Dopo Elodie, Ultimo e Mahmood, è Blanco ora il protagonista di un road movie che ripercorre due anni di musica e viaggi. A corredo il 10 novembre arriva anche un nuovo singolo, dallo stesso titolo e prodotto da Michelangelo.
Tutti i successi e le sfide che Blanco ha intrapreso dal suo debutto in Italia nel 2021, con 68 dischi di platino e 6 d’oro e un totale di oltre 3 miliardi di stream, diventando il più giovane artista italiano negli stadi, sono il motore di questo nuovo progetto filmato in due anni on the road con la sua musica Bruciasse il cielo (prodotto da DeAntartica e Urbamba Studios, coprodotto da Illmatic Film Group in associazione con Expect, per la regia di Simone Peluso).
Un road movie che ripercorre gli ultimi due anni di musica e viaggi con contenuti, canzoni e filmati inediti.
Da quando Blanco è salito per la prima volta sul palco per i trentacinque concerti sold-out del suo primo tour Blu Celeste, fino al suo viaggio negli Stati Uniti, per concettualizzare il suo ultimo album, Innamorato, e alla sua visita in Bolivia. Dalle incantevoli location di Venezia, Firenze e Napoli alle esibizioni limitate nell’estate del 2023, alle folle degli stadi nell’estate passata, ci si potrebbe immergere nell’immaginario di Blanco così com’è, puro, arrabbiato, provinciale pazzo in mutande.
Un artista genuino che è emerso senza alcuna spinta esterna. Disinibito sul palco tanto quanto nella vita reale, famoso per i suoi gesti impulsivi e per il suo temperamento imprevedibile e incontrollabile.
Ma da quando in qua ci si aspetta che Blanco, a soli vent’anni già su palcoscenici importanti, si comporti nel modo rispettabile e impavido di un architetto di mezza età?
La stessa locandina di Bruciasse il cielo racchiude la vita movimentata del cantante bresciano negli ultimi due anni: è proprio Blanco che corre sull’acqua per evitare di esserne inghiottito. Bruciasse il cielo è l’esatta testimonianza di una carriera artistica vissuta oltre il vortice delle tempistiche e delle aspettative. Blanco è pronto a fare il botto e poi andare fuori gioco per un po’. È una sorta di all-in: un road movie e un singolo pubblicati contemporaneamente.
Un momento, quello dell’anteprima, pieno di calore e affetto per Blanco, un ragazzo che della provincia ha fatto il suo splendido punto di partenza.
Tra la folla un po’ tutti, da MACE a Dj Shablo, da Mahmood a Gaia, alla sua compagna Martina. Un viaggio di introspezione e di successi che inevitabilmente sfocia nelle paure più recondite anche del più talentuoso tra gli artisti. Perché anche quando un artista possiede la fama e la consapevolezza di esser diventato qualcuno, la solitudine è una prova con se stessi:
«Ti fermi e pensi un sacco di cose, anche negative. A me piace, perché se tu riesci a startene con te se stesso allora ti vivi quella cosa anche in modo figo. Il dolore porta anche tanta ispirazione, per assurdo quelli che hanno provato tanto dolore hanno più creatività ed io, paradossalmente, ci metto tanto a fare un pezzo spensierato. Mi viene più da parlare di sofferenza»
Bruciasse il cielo è un grosso momento di condivisione che toglie Blanco dai palchi per raccontarlo in una chiave più semplice e diretta: quella del ragazzo che ha inseguito la sua passione tra folli corse in treno a Milano per l’incisione dei primi brani e la fotta di chi ha il desiderio di continuare a esplorare.
Molti i flashback sulla sua vita passata: vecchie storie pubblicate sul suo profilo Instagram, un giovane Blanco mentre si divide tra la pizzeria in cui lavorava e la sala d’incisione a Rho Fiera a Milano.
Il racconto non trascura gli inizi. I primi pezzi, le emozioni che l’hanno portato a scrivere un brano come Notti in bianco.
Insomma, in questo road movie, che ha poco a che fare con il genere cinematografico in sé, Blanco cerca di raccontare la sua storia negli umani contrasti e lo fa pur con semplicità, senza citazioni o paragrafi costruiti solo per dare musicalità alle parole.
Un progetto così può sembrare pretenzioso e supponente. Perché realizzarlo dopo solo due anni di carriera? Blanco pensa forse di aver già detto tutto? Eppure è giusto che sia così, un ragazzo di vent’anni ha ancora poco da dire. Adesso è il momento di lanciare piatti e petardi, più avanti, magari, il cantante bresciano avrà modo di esprimersi in maniera più riflessiva.