Anche quest’anno è arrivata la famosa ‘festa della donna‘. Uomini che si sentono in dovere di regalare mazzetti di mimosa a colleghe, amiche e fidanzate senza un reale motivo se non l’inerzia, discoteche che fanno entrare gratis le ragazze e ristoranti pieni di tavolate di donne di mezza età che si ritrovano dopo anni. Cosa può fare l’effetto farfalla, eh?
Tra un cliché e l’altro, tra i copiosissimi guadagni dei fioristi e delle pasticcerie di quartiere, dobbiamo però fermarci a guardare il quadro completo. E dobbiamo anche il coraggio di dire qualcosa.
No, veramente. Smettila di fare quello che stai facendo e fermati a pensare.
E’ solo con l’ascolto che possiamo iniziare a scalfire questa durissima punta dell’iceberg sulla questione della parità dei generi. Noi festeggiamo l’8 marzo, ma cosa dobbiamo festeggiare precisamente?
I 118 femminicidi dello scorso anno o i 9 di questo 2024, iniziato da appena tre mesi? O forse dovremmo festeggiare per gli infiniti casi di violenze sessuali, molestie e catcalling che ogni giorno colpiscono la tua ragazza, tua sorella, la tua migliore amica?
Ma dai, cerchiamo di essere positivi. Ora ci proviamo.
Parliamo di lavoro. Sì, quell’attività che dobbiamo per forza fare per vivere. Altrimenti i soldi per mangiare non li abbiamo. Una cosa che accomuna tutti e tutte insomma. Invece no: l’occupazione femminile in Italia, nel 2023, toccava il 55%, ben 14 punti percentuali sotto la media Europa. Siamo il vero e proprio fanalino di coda, dietro anche a tutti i Paesi mediterranei, che a volte consideriamo nostri cugini. Per spiegare meglio questi numeroni rubati alle statistiche: metà delle donne italiane non lavora. E se non ha un’occupazione, che fa? Semplice. Bada ai figli e al marito. Tanto succede così, no? Si è sempre fatto così, quindi va bene. Non ha figli? Oh cielo, mi dispiace. Ah non li vuole? Ma dai, è solo una fase!
Questi dati sono l’ennesimo schiaffo in faccia a una cultura di emancipazione femminile moderna che va avanti dall’800. Perché va bene parlare di donne, eh, ci mancherebbe. Loro sono quelle che amano C’è posta per te, quelle che sognano il matrimonio a tutti i costi, quelle che alla fine stanno meglio a casa. Alla fine la donna è l’angelo del focolare, non si diceva così?
E continuiamo con queste logiche, mentre si perpetuano delle disuguaglianze tangibili sulle spalle delle persone che si identificano nel genere femminile.
Il gender pay gap si attesta ancora su una quota allarmante: a parità di qualifica, lavoro e mansione, un uomo guadagna il 10% più di una donna. Tanto a lei che potranno mai servire quei soldi in più? Ci penserà suo marito. Non ha un marito? Povera, si sentirà sola.
Potremmo tirare fuori veramente un sacco di questioni, ma noi scriviamo di musica. La redazione ha raccolto per voi qualche testimonianza di artiste italiane che, lo sappiamo, si sono scontrate tanto con un mondo estremamente maschilista. E via con i pregiudizi, che la società ci impone così tanto e da così tanto che ci sentiamo soffocare. Ma, per fortuna, ognuna può trovare il suo piccolo riscatto.
“Ai pregiudizi che ancora oggi governano questa società io ho trovato la mia libertà nella musica, capace di superare ogni tipo di barriera linguistica, economica, culturale e politica
Beba
E ho trovato la mia lotta, festeggiando ogni giorno, non solo oggi, la potenza nell’ essere donna.”
E la potenza dell’essere donna che ha citato Beba si esprime come prima cosa nella fisicità. Non vogliamo essere superficiali, ma il corpo è il primo luogo dove si esprimono le disuguaglianze. E tornano sempre i giudizi, quelli guidati da uno sguardo maschile che tutti e tutte abbiamo interiorizzato in questa società sessualizzante a prescindere.
“Il mio corpo non dovrebbe suscitare scandalo perché è il “mio” manifesto di donna libera. In questo momento c’è una battaglia da fare contro chi non ha ancora capito che il mondo è cambiato, certi diritti sono inalienabili, importantissimi, sacrosanti e per fargliela capire dobbiamo unirci, soprattutto tra donne.”
Elodie
Insomma, nemmeno la libertà di mostrarci per quello che siamo esteriormente, che subito la criticità intrinseca in secoli di patriarcato ci stronca. E sia mai parlare di sessualità! Se ne parli sei una troia, se non ne parli sei un’odiosa figa di legno.
“L’Italia poi è un paese molto legato alle tradizioni, anche un po’ bigotto se vogliamo. La donna rappresenta la madre, la purezza. La spaccatura vera ci sarà quando noi saremo libere di parlare di sesso senza essere veramente massacrate.”
Rose Villain
E dire che ci basterebbe poco. La libertà di essere quelle che siamo, ognuna per sé, tutte per ciascuna.
“Libere di fare la carriera che vogliono, indipendentemente da quello che viene immaginato più adatto per il mondo femminile o per il mondo maschile. Libere di lamentarsi, sfogarsi. Di divertirsi come gli pare, sempre nel rispetto degli altri. Libere di esprimere un’opinione anche quando è scomoda. Libere di amare chi vogliono. Di fare figli o non fare figli, sposarsi o non sposarsi…”
Annalisa
Certo, va un po’ meglio rispetto a qualche anno fa, ma abbiamo tanti passi ancora da fare, tante cose da pretendere, tante battaglie da portare avanti, come sorelle.
“Vedo quindi molte cose positive, ma la strada è ancora molto lunga.”
Angelina Mango
La domanda più gettonata di tutte rimane sempre quella:”Sì, ma come?“. Beh, potremmo iniziare dal non stare zitte. Ma proprio mai. E diteci pure che abbiamo “le nostre cose”: non ce ne frega un cazzo.
“Insegnare agli uomini che ci stanno intorno, dai nonni ai figli. A scuola, a casa, ovunque. Le due parole-chiave sono istruire e parlare, senza più vergogna. Se non siamo noi a farlo, non lo farà nessuno per noi. Io, tramite la mia storia, cerco di far riconoscere il valore della donna. Se il mio compito è mettermi a nudo per aiutare le altre, allora mi spoglino pure.”
Big Mama