“La musica è finita”: il disincanto nel nuovo album di Motta

da | Ott 27, 2023 | In Evidenza, Recensioni album

La musica è finita, ma in realtà è solo ripartita da dove eravamo rimasti. Anzi, da ancora prima. L’ultimo album di Motta, La musica è finita, arriva alla mezzanotte di venerdì 27 ottobre, in un cielo che attende quella stessa luna piena che il cantautore toscano ci ha abituato ad osservare – talvolta con ammirazione, […]

La musica è finita, ma in realtà è solo ripartita da dove eravamo rimasti. Anzi, da ancora prima.

L’ultimo album di Motta, La musica è finita, arriva alla mezzanotte di venerdì 27 ottobre, in un cielo che attende quella stessa luna piena che il cantautore toscano ci ha abituato ad osservare – talvolta con ammirazione, talvolta con disincanto.

Preceduto dai singoli Anime perse, La musica è finita e Per non pensarci più usciti negli scorsi mesi, il progetto La musica è finita arriva urlando. Diretto e graffiante, intimo e introspettivo, brusco e senza mezzi termini.

È possibile che la musica pur entrando in punta di piedi riesca a far rumore?

Le collaborazioni dell’album

Tra i featuring dell’album, una collaborazione che non aveva (ancora) mai visto la luce, ma che avremmo potuto auspicare: Alice con Giovanni Truppi, storico compagno di tour di Motta.

Il riferimento esplicito va alla sorella di Francesco e no, non è la prima volta: i due suonavano insieme nei Criminal Jokers, poi Alice sarebbe tornata senza essere nominata in Mio padre era comunista nel 2015, per poi cantare in Qualcosa di normale nel 2021.

Il contributo di Truppi come narratore esterno onnisciente racconta l’amore fraterno, l’irrequietezza, i nervi tesi e la nostalgia nei confronti di una sorella. Le sue parole sono (anche) frutto di uno scambio di mail con la madre di Francesco:

E a pensarci bene, per tutta la mia vita non ho mai cercato nient’altro che di ritrovare la sensazione di quando, da bambini, ti venivo vicino e sentivo che tutto quello che mi interessava e che era importante era lì, nel raggio di un metro da te e dal tuo sguardo

Una collaborazione che invece non ci saremmo potuti aspettare, ma che accogliamo con piacere è il featuring con Willie Peyote, Titoli di coda.

I due cantautori, provenienti da punti di vista e sonorità differenti, riescono a racchiudere in una canzone un concetto più grande di loro: in questa vita chi sono i protagonisti? Chi sono i personaggi secondari? Chi compare nei titoli di coda?

Scorrendo il dito sulla tracklist dell’album, non è possibile saltare quella Maledetta voglia di felicità con Ginevra.

Più che un featuring, ci troviamo di fronte a un duetto in cui le voci dei due artisti si fondono insieme, entrando in completa sintonia come mani intrecciate per non perdersi mai più.

Il tono caldo e graffiante di Motta accompagna la voce più soffice e delicata di Ginevra, per un viaggio alla ricerca della felicità: possiamo dirlo? Grazie.

Gli occhi un po’ lucidi gridano buona fortuna 

Ho sbagliato tante volte  

E tante volte vorrei chiederti scusa  

Ma quella maledetta voglia di felicità 

Ci lascia un ricordo  

Chissà se poi ci servirà  

In Scusa, featuring con Jeremiah Fraites dei The Lumineers, Motta combatte nuovamente con un assurdo bisogno di normalità, cercando di capire dove va a finire il cielo, in un mondo che fa paura:

Andiamocene a cena sulla luna 

E dove la mia musica non c’è  

Ormai ci siamo detti quasi tutto  

E sorridiamo senza chiederci perché 

Il condizionale come strumento per l’introspezione

Le tracce finali Se non avessi avuto te e Quello che ancora non c’è racchiudono alcune tra le immagini più intime dell’album: una speranza rimasta tra una stella e una chitarra, il desiderio di far l’amore con il mare, il sentirsi soli insieme.

Come sarebbe stato se… ? Come sarebbe se… ?

Gli interrogativi e l’uso del condizionale sono da sempre cari a Motta, e forse è proprio per questo che riusciamo a sentirlo così vicino.

L’album si conclude con una presa di coscienza, con una maggiore consapevolezza e con l’idea che, forse, il senso dell’album è racchiuso proprio nella Bonus Track, come spesso accade.

E non riesco ad andare via,

neanche a stare qua,

io voglio essere libero

e non so cos’è la libertà

[…]

Dimmi come riesci ad essere quella che sei

Io non riesco ad essere quello che non sono più

E se Motta in Del tempo che passa la felicità raccontava di quanto potesse essere bello godersi l’inganno, la musica e la magia della noia senza pretese (e senza vincere niente), oggi la musica è finita, ma l’amore per quel disincanto è ancora vivo.

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