di Cristiana Dicembre
Lo scorso venerdì 19 maggio Motta ha rilasciato (finalmente) Anime perse, un brano ricco e pieno del Motta più intimo e sensibile che conosciamo. A concorrere alla grandezza di questo pezzo: Tommaso Colliva alla produzione; Maria Chiara Argirò, Carmine Iuvole, Iacopo Sinigaglia agli strumenti; Danno del Colle Der Fomento alla co-scrittura; e infine, l’ormai presente da tempo Sugar Records.
Due Anime perse nella stessa paura di riuscire ad amare come fosse amore
Ho preso quest’abitudine per cui, quando un artista pubblica un nuovo brano, vado a spulciare subito il suo profilo Instagram per scoprire le parole che ha usato per annunciarlo. Sì, va bene, c’è il comunicato stampa, ma nel loro spazio personale gli artisti dedicano le parole più pure e intime. Nient’altro.
E infatti, nel post che ha dedicato ad Anime Perse, dopo una lista emozionale di ringraziamenti doverosi e dovuti, Motta conclude con:
“volevo tornare ad emozionarmi e ci sono riuscito. Spero che succeda anche a voi quello che è successo a me grazie a questa canzone”
Con una frase dice tutto e colpisce la parte più fragile di me, di noi tutti. Mi riporta a quei momenti in cui è davvero difficile riuscire a vedere la bellezza ovunque. Ad infatuarsi delle cose che ci fanno stare bene da sempre e di quelle che potrebbero farlo, ma ancora non lo sappiamo. Che alla fine dei conti, gira sempre tutto intorno all’amore, sia quando c’è, che quando è assente. Ci si perde nella sua ricerca, così come ci si perde nella sua presenza ingombrante cui di fronte ci sentiamo minuscoli. Piccoli, piccoli, fino ad abbandonarlo: come si fa con le cose belle che pensiamo di non meritare.
L’amore tossico
Sono un po’ gli effetti dell’amore tossico: trovarsi in una perdizione che ci svuota fino all’osso, ma che in realtà ci riempie le giornate con la sua tossicità. Si dice, poi, che le persone tossiche o quelle che finiscono in una situazione tale, siano deboli. No, ci vuole una forza immane a sostenere e provare a far andare una storia complicata e problematica.
Anime perse, marchiato dalle penne immense di Motta stesso e di Danno del Colle Der Fomento, pur parlando di un amore tossico, conduce verso un respiro di sollievo. Lo fa con la sua musicalità, servendosi di un pianoforte così intimo che attanaglia l’anima. Un suono che, dice Motta, in questo momento lo rappresenta al 100 %.
È la storia di due anime che non riescono a staccarsi, che provano a far andare una relazione senza parlare troppo, ma uniti da una grande paura. La paura di riuscire ad amare come se davvero fosse amore. Che a volte una storia finisce incastrata tra i connotati di una relazione, piuttosto che quelli dell’amore. Non solo, ma la paura di “riuscire ad amare” si riferisce a un nuovo amore: quello che segnerebbe la fine di due amanti uniti dai rimasugli di qualcosa di grande e che, prima o poi, dovranno separarsi e concedersi a nuove storie.
Accade sempre qualcosa di immenso in anime perse che si ritrovano ad esser lette e descritte così bene da artisti come Motta. Improvvisamente ci si sente compresi e parte di qualcosa che sia umano, non malato.