Dopo due anni di assenza i Post Nebbia hanno fatto ritorno sulla scena musicale italiana con il nuovo singolo Pastafrolla, disponibile da venerdì 27 settembre. Il ritorno era atteso da tempo e la band padovana non ha deluso le aspettative, regalando un brano che conferma la loro capacità di fondere sonorità complesse e suggestive.
Sin dal primo ascolto il brano ci immerge in un’atmosfera ipnotica, con un sound che fonde elementi punk ed elementi psych rock. Un ritorno che non delude i più fedeli ascoltatori.
Pastafrolla, già dal suo titolo, dà un assaggio delle tematiche affrontate nel pezzo. L’ispirazione del testo viene da una fonte decisamente curiosa: Carlo Corbellini, autore del testo, confessa di aver preso spunto da un episodio dei Simpson, nel quale cui viene costruita una scuola fatta di crackers che si scioglie con l’arrivo della pioggia. Questa immagine simboleggia le speranze sul futuro roseo di cui ci hanno sempre parlato, disattese dalla realtà in cui adesso viviamo.
Verso un futuro di Pastafrolla
Il pezzo inizia proprio con questa metafora, in cui il futuro è un edificio precario, fragile, che potrebbe sgretolarsi da un momento all’altro, proprio come pastafrolla:
La casa è di pastafrolla
devi mettere in conto che se piove poi crolla
Il testo, immerso in sonorità accattivanti, esprime una forte critica sociale. C’è una forte rabbia verso tutti coloro che ci avevano promesso un futuro splendente e perfetto e allo stesso tempo la delusione derivante dall’impatto con una realtà ben diversa, fatta di aspettative disattese.
Pastafrolla è un assaggio di quello che sarà il nuovo album della band, “Pista Nera”, in uscita a novembre. Il disco sembra ruotare attorno a un concept legato alla montagna. I vari richiami a questa dimensione, infatti, sono presenti non solo dalla copertina e dal videoclip del singolo, ma anche dai riferimenti testuali ai paesaggi innevati.
Il ritorno dei Post Nebbia, dunque, ci invita anche a riflettere. Una sottile critica – per certi versi anche ironica – verso il crollo del futuro che ci era stato garantito, verso il crollo di ogni certezza. Un mix di rabbia e rassegnazione generazionale che ci fa riflettere, ma allo stesso tempo muovere la testa a ritmo.