Ufficialmente i Fuera arrivano dai dintorni di Napoli, anche se conoscendoli un po’ meglio viene in fretta il dubbio: sono alieni? Da che pianeta provengono?
Molte band italiane iniziano a scrivere pezzi in inglese per la paura di mettersi a confronto con la propria lingua madre. Poi, anni dopo, scelgono di mettersi a nudo e fanno un salto in avanti con pezzi in italiano.
I Fuera hanno fatto l’esatto contrario. Nessuna paura di incastonare testi in italiano su una cornice sonora internazionale, indefinibile e coraggiosa. C’è stato forse un momento in cui i Fuera hanno capito che non bastava: l’italiano non poteva incatenarli per sempre, ed ecco che arriva un nuovo progetto quasi totalmente in spagnolo.
La prima parte si chiama “Sonega” ed è uscita a giugno, mentre la seconda si chiamerà “Sonela” e vedrà la luce il prossimo 13 dicembre. Già, perché i Fuera vanno al contrario anche rispetto ai desideri dell’industria musicale. Vanno al loro ritmo, seguono i loro istinti e la loro necessità espressiva. I Fuera non sono orecchiabili, tutt’altro: ma c’è una sorta di soddisfazione duratura quando li si ascolta abbastanza da arrivare quasi a comprenderli.
In occasione della Milano Music Week, i Fuera hanno allestito il loro mondo ai Groundkeeper Studio: un release party? No. Una presentazione del disco? Nemmeno. Piuttosto, l’occasione per ascoltare in anteprima “Sonela” e, soprattutto, di metterci le mani dentro e giocarci un po’.
In mezzo alla sala c’era infatti un vero e proprio studio di registrazione con Ableton Push 3, dove i presenti potevano divertirsi a rimescolare i suoni dell’album a proprio piacimento e ascoltare in diretta la loro creazione.
Un’idea innovativa e coinvolgente, oltre che una risposta netta al retropensiero “tutti possono fare musica elettronica, è semplice“.
Certo, provateci.