Generic Animal: “Il canto dell’asino” e la fragilità nell’essere umani

da | Ott 29, 2024 | Recensioni album

Il canto dell'asino è il nuovo album di Generic Animal, un viaggio tra le difficoltà e la bellezza, tra i pregi e il coraggio nell'essere umani.

Il mio momento chissà se arriverà“, canta Generic Animal in “Zero”, brano che apre il suo nuovo lavoro. Il suo quinto album, Il canto dell’asino, è fuori dal 25 ottobre per La Tempesta Dischi.

Il nuovo disco di Generic Animal è un viaggio fra le insicurezze intime degli individui. Esse vengono srotolate brano dopo brano senza vergogna, nè rassegnazione.

L’artista parla in prima persona e sa di poter arrivare fino a noi, in maniera però atipica e non banale.

Generic Animal abbraccia la fine dei suoi vent’anni, raccontandone problemi e soluzioni, fluttuando qua e là senza un senso preciso ma sicuramente direzionato verso un futuro (incerto).

Confuso e sincero, l’artista si mostra tormentato ai nostri occhi e infatti non è difficile immedesimarsi in brani come “Trampolini” e “27”, che con rabbia e onestà descrivono quella che è la nostra – a volte povera – realtà di ogni giorno:

In questo futuro-passato in pigiama,

le cose son chiare, sanno di sapone,

sono già le 4 sbarrato a letto,

origlio incazzato chi vive di fianco

A livello di produzioni, l’artista ci propone nuovamente l’uso di chitarre e percussioni che rimangono sempre presenti, come ci ha sempre abituati anche nei lavori precedenti.

Il canto dell’asino è un’opera sofisticata, in cui la varietà di suoni è protagonista. Contemporaneamente scrutiamo la matrice emo-punk tipica dell’artista, un po’ indie, un po’ rock, ritroviamo il Generic Animal che in fin dei conti già conosciamo.

Quella di Generic Animal è una vera e propria urgenza di comunicare, lo si evince anche dalle parti più urlate nelle varie tracce, alternate a parti più sussurrate o unicamente strumentali (“Strofa 1”, “Strofa 2” e “Strofa 3”, che sono intermezzi del disco senza troppe parole).

Disperazione e vitalità si percepiscono in brani come “Eric-che fai?” e “Grigio Marrone”, due canzoni a tratti allegre ma comunque pensanti.

Centrale è poi il featuring con Marta Del Grandi in “Kara oke”, un brano che parla d’amore sviscerando le difficoltà della mente e dell’emotività.

In questo album, Generic Animal si mostra volutamente imperfetto, con un piede nel mondo dei grandi e un piede ancora nei vent’anni.

Un disco ben fatto, in cui un giovane uomo è alla prese con la sua personale crescita come individuo e come artista attraversando gli ostacoli dell’esperienza umana, che altro non è se non un lungo viaggio alla ricerca della pace interiore.

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