“Ho litigato con la vita e non c’ho ancora fatto pace”: Loredana Bertè distrugge l’immortalità di Villa Guicciardini

da | Set 7, 2022 | #Cromosomiintour

E’ nella storica dimora di Usella che si festeggia la chiusura del festival Prato è Spettacolo, ad accompagnarci in questo ultimo viaggio all’interno della musica troviamo lei: Loredana Bertè, l’unica ed indiscussa regina della musica Italiana che, a 40 anni dal glorioso ’82, continua a farci sentire il graffio lungo la schiena

Siamo immersi nella bellezza immortale di Villa Guicciardini, un paesaggio così prezioso da sembrare quasi incantato, gli sguardi di chi mi circonda sono sognanti e leggeri, sicuramente la virtuosità della location non ha tardato a risvegliare qualche fanciullino rimasto incastrato fra le vacanze estive ed il rientro lavorativo.

In aria le voci corrono, s’inseguono, reclamando a pieni polmoni Manifesto, un tour capace d’eclissare e raccogliere quelle parentesi frammentate che vivono in ognuno di noi

Loredana compare sul palco, nella sua voce traspare sin dal primo istante il graffio feroce e disincantato di una donna che ha saputo fronteggiare a volto scoperto le insidie frastaglianti di un passato travagliato e latente, senza mai perdere il sorriso e la dolcezza di una bambina.

Il live è duro, l’artista dall’animo tanto forte quanto fragile, sembra quasi sgretolarsi nella prepotenza delle sue stesse parole davanti alla folla:

“Ho litigato con la vita e non c’ho ancora fatto pace”

Loredana si racconta, senza troppi filtri, senza troppi giri di parole.

La Bertè porta sul palco la sincerità del dolore, il viaggio dell’emozione, il surplus che delinea l’eccesso e la sete di risposte

Oltrepassare i suoi testi è qualcosa di estremamente doloroso, vederla contorcersi in mezzo a quelle parole: sempre così vive, sempre così forti, ed allo stesso tempo restare lì, dritta, fiera e ben radicata su quel palco, con lo sguardo infuocato ed il cuore in gola, a gridare che lei no, lei non è affatto una signora: è un’esperienza trascendentale.

Durante il live ripercorriamo grandi successi come Sei bellissima, E la luna bussò, In alto mare, Dedicato, fino alle più recenti Figlia di, Cosa ti aspetti da me ed alle contaminazioni musicali che hanno visto protagonisti artisti del calibro di Franco 126, Fedez ed i Boomdabsh

Consacriamo i pilastri portanti di quelle parole, di quella voce.

Non sono mancate infatti le denunce contro la violenza domestica, ricordi legati alla propria vita, in cui Loredana decide di farci entrare a muso duro, poiché è così che si sopravvive al dolore: condividendolo.

Poi una parentesi speciale con Luna: un saluto a Mimì

Loredana si commuove, si costringe il volto fra le mani, poi alza lo sguardo al cielo, il pubblico l’accoglie in una standing ovation.

Loredana sorride, ringrazia, si commuove ancora.

“Grazie, questo abbraccio ci voleva proprio”

Mi piace pensare che quelle braccia, tutte rivolte al cielo, la stessero stringendo, le stessero abbracciando. Mi piace pensare che quella morsa in cui s’era stretta non fosse solitaria.

Mi pare d’averla vista davvero, sul palco con lei, Mimì.

Grazie Loredana

In mezzo a tutte quelle schegge di cristallo impazzite esce il cuore, un cuore così catastroficamente grande da spegnere l’incantesimo di Villa Guicciardini.

Loredana intona ancora una volta quel ritornello ed io, adesso non so più dove mi trovo, sono smaterializzata dentro ad un cosmo fatto di nervi e pulsioni, vedo delle immagini scorrere, ne sento il gusto ed il profumo, sento le lacrime, i brividi sulla pelle.

Sono fuori da quel castello made in Disney, sono nella realtà.

Sono nelle viscosità della sua voce.

Eccola la vera immortalità: l’emozione.

Ancora una volta: Grazie Loredana

Il live è ormai giunto al termine, ma la Bertè sembra proprio non volersene andare e noi con lei. Ci stringiamo tutti vicino al palco, come per ringraziarla, come per abbracciarla.

Poi la vedo commuoversi, ancora.

“Grazie, siete tutti con me, sono con tutti voi. E chi se la scorda più questa serata!”

Mi hai letto nel pensiero Loredana.

Vedere un’artista di tale calibro commuoversi ancora davanti al suo pubblico mi fa capire quali siano le realtà della musica odierna, dove tutto sembra quasi dovuto, dove l’applauso è necessario ai fini della riuscita, ai fini del portare a termine un concerto.

Le lacrime di questa grande donna possono ancora insegnarci qualcosa, possono ancora aiutarci ad aprire gli occhi ed il cuore nel modo giusto.

Perciò mi sento di fare un appello a tutti voi che mi leggete:

Non siate avari di respiri, la vita è una soltanto: litigateci, lasciate che vi morda. Affilate gli artigli e prendetevi anche a sberle se necessario. Lasciate vuote quelle tasche, che per nasconderci dentro il cuore c’è sempre tempo. Spingetevi oltre al primo armistizio che vi passa per la comfort zone, poiché è solo laddove vige un diniego esistenziale ed emotivo che la sopravvivenza diventa un termine senza significato e s’inizia a vivere, realmente.

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