Colapesce e Dimartino: “Per questo Sanremo non abbiamo aspettative, abbiamo speranze, che è un’altra cosa”

da | Feb 7, 2023 | Interviste

Lunedì mattina. Il primo giorno della santa settimana sanremese. Come una giovinetta, mi sveglio dopo una serata in discoteca. Il tempo di recupero non è più quello di una volta, mi accorgo a malincuore. Una cosa riesce a buttarmi giù dal letto, però: l’intervista a Colapesce e Dimartino. Direttamente dalla Liguria, i due cantautori siciliani, […]

Lunedì mattina. Il primo giorno della santa settimana sanremese. Come una giovinetta, mi sveglio dopo una serata in discoteca. Il tempo di recupero non è più quello di una volta, mi accorgo a malincuore. Una cosa riesce a buttarmi giù dal letto, però: l’intervista a Colapesce e Dimartino. Direttamente dalla Liguria, i due cantautori siciliani, per la seconda volta all’Ariston, mi concedono dieci minuti di chiacchiere. Abbiamo parlato del Festival, della fallacia delle aspettative, dell’inconsapevolezza consapevole del Fantasanremo e della magia della Sicilia. A voi.

Ciao! Come state?

Insieme: Bene, grazie.

Com’è sapere che domani, o alla peggio dopodomani, sarete di nuovo sul palco dell’Ariston?

Dimartino: Mah, torniamo con una canzone che ci rappresenta molto, con un suono molto autentico, quindi, in realtà, siamo sereni. Adesso ancora non sappiamo se cantiamo domani o dopodomani, però siamo sereni del fatto che abbiamo una canzone che racconta qualcosa che volevamo dire e non vediamo l’ora che di suonarla, dato che ci ragioniamo da un po’ di mesi.

Da dove nasce Splash?

Colapesce: Nasce da una cellula precisa del brano, che è la parte iniziale del ritornello, dove cantiamo “Ma io lavoro per non stare con te“. Ci sembrava semplice, però scomoda, fastidiosa da sentire. Prendiamo questo appunto e da lì vediamo sviluppato tutto il concetto del brano, che ha come fulcro il fatto della parola ‘aspettative‘. Siamo bombardati fin dalla nascita da quelle dei genitori, da quelle che hai tu su te stesso,… Quindi possono diventare tossiche, se non sai gestirle.

A proposito di aspettative, voi ne avete sul Festival?

Dimartino: No.
Colapesce: In realtà, ormai siamo vecchi per delle aspettative.
Dimartino: Noi non abbiamo aspettative, abbiamo speranze, che è un’altra cosa. La speranza è legata al divino, allo spirituale; le aspettative sono qualcosa che si crea l’uomo. Cerchiamo di non crearcene tante.

Se doveste descrivere con solamente tre parole Splah, quali sarebbero e perché?

Colapesce: Amadeus, mare e…
Dimartino: Campi (di mandarino).
Colapesce: Amadeus perché l’ha scelta lui, quindi è grazie a lui che abbiamo la possibilità di presentare a Sanremo, questo palco gigantesco, la nostra idea, la nostra canzone. Per due cantautori che lavorano molto sull’aspetto testuale è una bella opportunità. Quindi grazie a Amadeus.
Dimartino: Campi è la prima parola della canzone, che comincia con “Campi sconfinati“. E’ una parola che ci piaceva perché in qualche modo si contrapponeva al rumore delle metro affollate, che arriva nel ritornello. Campi ci serviva da contraltare alla vita frenetica della città.
Colapesce: Poi mare perché c’è molto mare nel brano. Diciamo “Preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare“.

Quanto siete legati alle vostre radici, anche musicalmente?

Insieme: Tanto.
Colapesce: Guarda, la Sicilia, da un certo punto di vista, è una terra molto acculturata. Ha tante influenze: arabe, spagnole,… Ci dà molta possibilità di indagare la parte musicale e testuale, anche l’immaginario. La Sicilia ha molto da offrire.
Dimartino: Poi ha degli scrittori importanti, che ci piacciono, che hanno reso grande la letteratura.

Colapesce: Ci dispiace per le altre regioni, ma è anche bella. Abbiamo il mare, la montagna, i cannoli, la lava, la neve, la parmigiana,…Siamo fortunati.

Ci fate qualche spoiler sulle vostre esibizioni?

Dimartino: Non possiamo spoilerare. Domani o dopodomani vedrete.
Colapesce: Lo spoiler te lo faccio io. Non ci saranno coreografie particolari, così non ci facciamo aspettative.

Per la serata cover, porterete Azzurro, una scelta abbastanza importante. Perché questa scelta?

Dimartino: Sì, portiamo Azzurro di Paolo Conte. Celentano l’ha resa celebre. Ci piaceva l’idea di omaggiare Paolo Conte, un autore venuto a Sanremo. Azzurro è una delle canzoni più popolari italiane, pur essendo molto particolare. Il testo, quando è uscito, era diverso dalle altre canzoni, c’era molto il suo autore dentro, la sua poetica. L’idea di portare una canzone così particolare, di un certo tipo, che ha fatto molto scalpore quando è uscita, che ha due piani di lettura, è affascinante. Azzurro è una canzone molto triste dietro il suo velo di spensieratezza. Ci sembrava giusto portarla.

Perché il duetto proprio con Carla Bruni?

Colapesce: Carla Bruni perché è perfetta per l’arrangiamento che abbiamo fatto. La prima parte è più eterea e la voce di Carla ci è sembrata perfetta, essendo molto delicata, con queste inflessioni francesi. Paolo Conte è anche molto amato in Francia. Insomma, ci sono una serie di cose, come l’immaginario del brano stesso. Ci voleva, ci abbiamo pensato subito: la voce di Carla è proprio adatta. Poi la apprezziamo anche come artista.

Domanda becera: FantaSanremo. Che dite?

Dimartino: Saremo dei giocatori involontari.
Colapesce: Sì, non ne sappiamo molto. Quindi, boh, chi lo sa.

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