Il “Mediterraneo Tour 2025” di Bresh arriva al Palazzetto dello Sport di Roma: un concerto tra aria di mare, emozioni e ospiti a sorpresa, con Tedua e Tony Effe sul finale.
Roma diventa l’approdo per un relitto pieno di storie
Domenica 1° novembre, il Palazzetto dello Sport di Roma ha accolto Bresh per la tappa romana del suo “Mediterraneo Tour 2025”. Dopo Jesolo e prima della doppia data milanese, il cantautore genovese è salito sul palco – portando il suo ultimo progetto “Mediterraneo” – con la calma e la consapevolezza di chi non ha bisogno di sovrastrutture per arrivare dritto al cuore.
A dominare la scena, un’impattante scenografia: un relitto di una nave su cui stazionano la band e i coristi, al cui centro parte la passerella che Bresh attraversa ad inizio show. Alle spalle, uno schermo che alterna visual legati al mare alla vita di chi lo abita o lo attraversa, nonché ad un immaginario leggendario fatto di tempeste e approdi. Il palco, però, è tutto per Andrea: lo abita con timidezza ma anche con forte sicurezza, desideroso di portare a casa la serata al meglio, per sé stesso e per i suoi fan. Il pubblico lo ripaga con partecipazione costante, in un clima che sin dall’inizio somiglia più ad un incontro tra amici che ad uno spettacolo patinato.
Il viaggio marittimo da Roma fino a Genova
Il viaggio inizia con “Tana del granchio”, “Umore marea” e “Andrea”, passando per una versione ridotta – ma non meno sentita – di “Alcol e acqua”, in assenza degli Psicologi (previsti ospiti della data, ma assenti per motivi di salute).
Tra brani tratti dal nuovo album e classici della sua discografia, Bresh costruisce un racconto coerente, che attraversa Genova, la notte, le relazioni, i sogni e i fallimenti. Non mancano “Torcida”, “Parà” e “Il meglio di te”, così come due omaggi alla sua terra: “Creuza de mä”, tributo a De André, e “Aia che tia”, in dialetto genovese.
Il pubblico canta tutto a memoria, rendendo ogni canzone un piccolo rito collettivo. Anche senza lunghi discorsi, il legame tra artista e pubblico è evidente: la voce è quella di un ragazzo diventato uomo, ma rimasto fedele alla propria identità.
Un live in cui Bresh ci invita ad entrare a casa sua
Il momento più emozionante arriva con la parentesi acustica: Bresh si sposta sulla parte più vicina del palco e trasforma l’atmosfera in qualcosa di simile ad un salotto di casa. “Step by step”, “Hooligans”, “Limite” e soprattutto “No problem” – durante la quale fa salire un gruppo di fan scelti casualmente per cantare insieme – diventano lo spazio in cui abbracci, voci tremanti e occhi lucidi si mescolano con una naturalezza che raramente si vede nei grandi live. È un momento dolce, umano, caldo: una pausa intima in cui tutta la sala entra metaforicamente in salotto con lui.
Lo show poi riparte con “Svuotatasche”, segnando la risalita verso un finale ad alta energia.
La tappa di Roma si chiude in bellezza con le sorprese finali
Nel finale arrivano le sorprese: su “Capo Horn” sale Tedua, accolto da un boato, e subito dopo si unisce Tony Effe per “Dopo le 4”. Bresh li ringrazia pubblicamente, ricambiando i live condivisi con loro in passato. Si va verso la chiusura con “Altamente mia”, “Agave” e poi “Guasto d’amore”, che Bresh inizia a cantare in mezzo al pubblico, per poi tornare sul palco e salutare così la Capitale. 
È un epilogo perfetto: il brano simbolo del suo percorso, divenuto inno di una squadra ma anche di ogni forma d’amore, chiude un concerto che ha saputo dosare verità, rispetto e vibrazioni autentiche.
Nonostante la nota dolente dell’acustica del Palazzetto – che penalizza alcuni passaggi, specie nei discorsi – l’atmosfera resta quella di una celebrazione condivisa. “Mediterraneo” è un tour che racconta chi è Bresh oggi: un artista riservato ma sicuro, che non ha bisogno di effetti per farsi ascoltare. E Roma ha ascoltato, cantato, vissuto ogni parola.
				







