Siciliana trapiantata a Milano, grandi occhiali e personalità eclettica: Anna Castiglia è tra gli artisti più promettenti del panorama musicale attuale. Noi di Cromosomi abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con lei per conoscerla meglio e per parlare del suo primo album, “MI PIACE”.
Un tuffo nel mondo di Anna Castiglia, dalle sue radici al tour invernale
Il tuo percorso artistico parte da Catania, la tua città d’origine, ma nel tempo ti sei spostata prima a Torino e poi a Milano. C’è stato un momento preciso in cui hai capito e hai deciso di voler fare musica?
Sì, come hai detto tu questa scelta è nata a Catania, così come io sono nata nella musica, perché la mia famiglia bazzicava già in quell’ambiente lì. Mio padre fa radio, mia madre anche faceva teatro, quindi sono cresciuta in questo ambito. Ancor prima che vederla come un lavoro, ho capito di poter essere una musicista a 9 anni, quando ho iniziato a studiare chitarra. Dopo, quando mi sono trasferita a Torino a 18 anni, ho davvero capito di poterlo fare come lavoro.
Lì ho visto che c’era gente emergente che portava i propri pezzi in giro, quindi faceva concerti coi propri brani anche se era sconosciuta. Per me le due cose erano: o fai le cover e suoni per i turisti o sei famosissima e fai i palazzetti, non c’era una via di mezzo. A Torino, invece, ho scoperto questa via di mezzo e ho capito che volevo farlo anche io.
È uscito il 27 settembre il tuo primo album, “MI PIACE”. Come ti senti rispetto al percorso fatto finora, sei già soddisfatta di quello che hai realizzato?
Oddio, “già” non direi, però sì sono soddisfatta, molto! È bellissimo far uscire un disco, non avevo mai provato questa sensazione, ed è bellissimo ricevere tutta questa accoglienza, quest’ascolto, questo affetto. È anche un po’ come liberare tutte le canzoni, non tenersele per sé, quindi sono stra felice e anche soddisfatta, sì.

Nel ritornello del brano “Mi Piace” dici “Perché piacere a tutti i costi / La musica è un cono a tanti gusti / Qualcuno apprezzerà la mia specialità / Ma prima dovrà piacere a me”. Pensi che questa frase possa un po’ riassumere il concetto alla base del tuo lavoro?
Allora, non c’è un vero concept dietro l’album, perché sono canzoni scritte in anni e momenti lontani tra loro – alcune scritte anni fa, altre pochi mesi fa. Però sì, è un messaggio che racchiude un po’ tutto il disco, è la filosofia che ci sta dietro. Dato che non c’è un concept di base ho cercato di creare una canzone che potesse un po’ allinearle tutte e che potesse mandare il messaggio più importante al momento per me.
Quando ci si espone con una prima opera al giudizio degli altri bisogna ricordarsi di non inseguire troppo quel giudizio lì, quindi anche io devo ricordare a me stessa di continuare a piacermi.
È un album che racchiude sonorità e tematiche molto diverse tra loro, qual è il filo conduttore che lega il tutto?
Alla fine direi che il filo conduttore è il modo, più che il tema, perché in “MI PIACE” ci sono tanti argomenti e generi diversi. Quello che accomuna il tutto è la penna, la voce, il mio modo di scrivere e di fare musica.

In alcuni brani affronti tematiche molto importanti, ad esempio “Le chiese sono chiuse” è una sorta di critica sociale, mentre in “AAA”, parli della salute mentale. A questo proposito, nella tua esperienza artistica senti tanto il peso delle aspettative?
Sì, tantissimo. Come ti dicevo prima, lo sento talmente tanto che ho la necessità di cantare ancora un pezzo come “Mi Piace”, per ricordarmi non dare troppo peso al giudizio altrui. Ovvio che è un rapporto a due tra chi sta sul palco o nella piattaforma e chi ascolta, quindi quel giudizio c’è sempre ed è quello che ti fa campare, alla fine. Però sto cercando di viverla un po’ più alla leggera.
Il tuo percorso passa anche per X-Factor, a cui ti sei presentata con il tuo brano “GHALI”. Cosa ti ha lasciato questa esperienza e quanto ha influenzato la tua carriera?
Sicuramente mi ha insegnato a stare in tante situazioni diverse, perché non ero mai stata in tv, almeno non in questo contesto, quindi ho imparato anche a conoscermi in questo contesto. È stato difficile perché non è il mio habitat naturale, ma allo stesso tempo mi sono conosciuta anche “televisiva” e, per quanto io non lo sia per nulla, c’era qualcosa che è andato bene, quindi ho imparato tanto. È stata un po’ una sfida personale.
Come già detto sappiamo che sei originaria di Catania; qual è il rapporto che hai con la Sicilia e come si riflette nella tua musica?
Mi manca tantissimo, ora un po’ di più. Ho un rapporto contrastante: prima sono un po’ scappata – come tutti i fuorisede – poi ho iniziato ad avere un po’ più di nostalgia. Adesso la inserisco spesso nei miei brani, anche inconsciamente e anche in pezzi che non sono in siciliano e non parlano per forza della Sicilia. Il mio primo singolo, che si chiama “Ju mi siddriu”, parla solo di quello, proprio perché, come dico sempre, c’è uno strato superficiale che dobbiamo vomitare per poi dare spazio ad altri temi. Ecco, la Sicilia e il rapporto contrastante che ho con lei era uno di quei temi. Adesso magari la inserisco, anche senza volerlo, in piccole cose.
Per l’unico featuring presente nel disco hai scelto Ghemon, come mai? Ti senti vicina a lui come artista e come persona?
Sì, volevo fare un brano con un feat perché è bello aprirsi alle collaborazioni e sentivo quel brano – “Whitman” – adatto. Ghemon è stato il primo nome a cui ho pensato. È stato bello entrare in contatto con lui perché mi ci trovo in sintonia, abbiamo tante cose in comune, non tanto nella musica, quanto nel modo di vivere e di affrontare le situazioni. Lo stimo per molte scelte che ha fatto, per come affronta la vita e sceglie di cambiare la propria condizione se non si trova bene anche se è grande artisticamente, diciamo, quindi lo stimo molto.

Dopo l’album arriva sempre il tour. Cosa ti aspetti dalle prossime date, ti senti pronta?
Sono innanzitutto agitata! Sono nella fase in cui devo fare tutti i preparativi per la festa, ma sono anche molto gasata perché mi esibirò in posti più grandi rispetto a quelli dello scorso tour e perché stavolta c’è l’album fuori. In realtà abbiamo fatto una cosa non canonica, ovvero il tour prima dell’album, invece ora spero che le persone sappiano ancor di più le canzoni e possano venire a divertirsi e a cantare insieme a me.
Un’ultima domanda: c’è qualche album o brano che ti piace ascoltare ultimamente, che è un po’ la tua colonna sonora di questo periodo?
Ultimamente sto ascoltando tanto un album che mi ha consigliato Ramiro dei Selton, che si chiama “SIM SIM SIM” dei Bala Desejo. Sono dei ragazzi e ragazze brasiliani emergenti che hanno fatto quest’album fighissimo.