Il primo paletto da mettere, quando si inizia a fare musica e al contempo si costruisce un proprio personaggio, è quello di non farsi sovrastare dal personaggio stesso. Quante volte ci è capitato di vedere artisti che, sull’onda del successo che la propria controfigura otteneva, dimenticavano di essere qualcuno, prima della maschera. Shiva, condannato dalle sue stesse azioni, ha vissuto questo rischio, decidendo di uscirne con Milano Angels, il suo nuovo disco. I problemi con la giustizia, il processo e quell’immagine da bad boy di strada hanno, per svariato tempo, spostato l’attenzione dalla musica, prendendo una deriva estremamente negativa. Se il web si è diviso a lungo sulla condanna, da alcuni ritenuta ingiusta, ora è tornata a parlare la musica, anche se forse poteva dire qualcosa di meglio.
Milano Angels è ciò che ci aspettavamo?
Sì, purtroppo. Probabilmente alcuni credevano che potesse essere un disco di svolta (il sottoscritto è tra questi), eppure rimarrete sostanzialmente delusi da ciò che di fatto è il prodotto finale. Il primo commento che può uscire è che Milano Angels non si distingue particolarmente dai progetti precedenti, restando su una linea per cui la quantità va a sovrastare la qualità. Le produzioni sono probabilmente la parte migliori dell’album: curate e diversificate, avrebbero sicuramente meritato un tipo di attitudine diversa rispetto a quella che poi è stata presentata. Ci sono state ottime prestazioni anche da parte dei featuring, che hanno praticamente trascinato l’album, dando quella goccia di novità, sia a livello tematico che musicale.
Medaglia al valore per Kid Yugi, che si conferma in totale ascesa, bravo con la penna e forte con le barre. Forse ai più nostalgici potrà interessare la strofa di Mondo Marcio, che però non conclude nulla di eclatante. Geolier e Tedua, nonostante la prestazione sottotono di Shiva, riescono a tenere altissimo il livello dei rispettivi brani. La parte di Tony Boy va ascoltata e riascoltata, forse quella più particolare per il cambio di stile nel mezzo. Probabilmente per la prima volta, Paky non riesce a portare dei versi di valore in un brano con il rapper milanese. Infine, per quanto riguarda i due feat dall’estero, solo NLE Choppa riesce a fare emozionare, portando una strofa lavorata e sostenuta.
Progetto Flop? Non proprio
Chiariamo un concetto. Se sembriamo critici, è perchè da un artista giovane e di talento come Shiva ci si aspetta tanto. I più affezionati ricorderanno strofe enormi, come quelle in “Rip RMX” o “Walter Valzer”, che avevano fatto pensare che potesse crescere un nuovo goat per il rap italiano, quello fatto a barre, flow e rime. Non neghiamo che, la deriva trap presa e culminata in pezzi come “Syrup“, non sia assolutamente inferiore, anzi. Eppure, Milano Angels non è riuscito a mostrare un passo in avanti dell’artista milanese, dall’aspetto musicale ma soprattutto testuale. Dopo l’esperienza terrificante che ha vissuto, ma anche dopo la nascita di un figlio, era lecito aspettarsi uno step di crescita nella penna. Eppure, ascoltando questo album, Shiva è rimasto sempre uguale, per nulla intenzionato a scavare all’interno di sé, sempre per mantenere quell’aura da rapper di strada che ormai si è costruito attorno. Eppure, da quei pochi scampoli di emozioni che sceglie di mostrare, sono uscite le sue migliori strofe.
Cosa tirare fuori da questo progetto?
Sicuramente si salva la fame, che ancora Andrea possiede. La fame di arrivare, di uscire da determinate situazioni, anche per quella che ormai è la sua famiglia. Teniamo anche in piedi il suo talento, che, seppur poco espresso, è ancora lì. Eppure sono ancora troppe le falle, per l’ennesimo progetto che avrebbe potuto essere qualcosa di grande, ma alla fine non è stato così. Milano Angels non può essere considerato un flop, a livello di mercato musicale, perchè porterà a casa i suoi numeri. Ma sicuramente non può essere questo il meglio di Shiva, il massimo che può dare alla musica rap in Italia.