Dani Faiv e la strada per raggiungere l’Ultimo Piano

da | Dic 18, 2023 | Recensioni album

Avevamo lasciato Dani Faiv a marzo con il secondo mixtape nel quale affrontava il delicato tema della conformità mentale, in un’epoca in cui la diversità e l’accesso illimitato alle informazioni si intrecciano, esplorando la sfida di sviluppare idee autentiche in un contesto sempre influenzato da dinamiche di gruppo.   A pochi mesi da Teoria Del […]

Avevamo lasciato Dani Faiv a marzo con il secondo mixtape nel quale affrontava il delicato tema della conformità mentale, in un’epoca in cui la diversità e l’accesso illimitato alle informazioni si intrecciano, esplorando la sfida di sviluppare idee autentiche in un contesto sempre influenzato da dinamiche di gruppo.  

A pochi mesi da Teoria Del Contrario Mixtape Vol.2, il rapper e produttore Dani Faiv torna con un nuovo progetto dal titolo Ultimo Piano. Uscito lo scorso venerdì 15 dicembre per Sony Music Italy e Columbia Records, si sviluppa in otto tracce che percorrono la strada per raggiungere l’ultimo piano. Alla fine di ogni canzone, infatti, troviamo una voce meccanica che ci informa del piano in cui siamo arrivati. Ogni brano rappresenta quindi il piano di un edificio.

Nella strada che percorriamo musicalmente tra i vari piani, c’è un cambio di sound da brano a brano che testimoniano come siano stati realizzati con approcci differenti, ma con un filo conduttore. 

Il disco si apre con Ragnatela, brano prodotto da 20jac nel quale Dani riflette un atteggiamento di sicurezza e autenticità. Sembra non avere bisogno di fare scenate o impressionare gli altri, indicando che è la sua autenticità a parlare da sola. Sembra guardare con disprezzo coloro che sono solo interessati a ottenere successo superficialmente piuttosto che attraverso il proprio impegno e mostrando se stessi. Segue Di Natale, prodotta da Kanesh, un tributo al calciatore Totò Di Natale, grande bandiera dell’Udinese con il quale ha girato anche il videoclip. 

E.T.A. sta per Emom-Tabata-Amrap, tre circuiti usati nell’allenamento a corpo libero in palestra. È il primo feat del disco con Geolier e JBalvin. Alla produzione troviamo Strage che ha reso il brano perfetto per i live. Attraverso l’impegno nel fitness e l’autoaffermazione, suggerisce un atteggiamento deciso nel perseguire i propri obiettivi, ribadendo il concetto del “mai abbastanza“ con il desiderio costante di miglioramento e di superamento dei propri limiti. Al quarto piano troviamo Barca a vela, un brano che parla di un amore tormentato con Silent Bob e Strage. Dani Faiv affronta il tema della crescita personale, sottolineando una mancanza di fiducia nelle parole degli altri, “non ho mai creduto a un cazzo”. 

Silent Bob manifesta indipendenza e noncuranza nei confronti delle critiche passate, riflettendo sulla realizzazione ottenuta riuscendo a superare le avversità. 

Più odi più mi dai

Mi sembra un’altalena

Fuori sembra sempre All right

Booty feat. VillaBanks, prodotto da Tisci, Frnk88, Linch e Kanesh è il quinto piano che parla di temi frequenti nel rap. Vita notturna, lusso ma anche atteggiamenti disinvolti nei confronti dei problemi, richiami alla Trap e alla cultura hip-hop, celebra un lifestyle lussuoso e le relazioni. 

Rap e pop si uniscono nel brano Indispensabile con Federica Abbate, prodotto da Strage. Non c’è bisogno di molte cose materiali o superficiali, ma basta accontentarsi di semplici gesti. Si rifiutano marchi, soldi o fama perché la priorità sono i legami autentici. La persona amata è indispensabile, perciò sottolinea l’importanza delle azioni rispetto alle parole e ammette di non avere paura mostrando forza e determinazione.

Dalmata feat. Vale Lambo è prodotto da Strage, è un freestyle di sfottó calcistici e rime. A chiudere il disco è Ultimo Piano, prodotta da Salmo, che dona un carattere cinematografico al brano. È un riassunto dell’intero disco in cui Dani spiega dove è arrivato e quello che ha voluto realizzare: dal fare il lavoro che sognava, alla sua compagna, suo figlio e all’essere soddisfatto.

In occasione dell’uscita di Ultimo Piano, noi di Cromosomi abbiamo incontrato Dani Faiv negli studi di Sony Music di Milano per parlare con lui del suo percorso e del suo progetto. Ecco cosa ci ha raccontato!

L’intervista

Da dove nasce la necessità artistica di scrivere questo disco a poca distanza da Teoria del contrario Mixtape Vol.2?

Nasce dal fatto che io sono straproduttivo e vivo in studio, ho tantissime cose da dire tra cui tante già pronte. Ho deciso di ripagare i fan visto che è stato un anno bello, ricco di live, con il tour estivo, Tdc che è andato bene. Volevo quindi ripagare i fan e far uscire fuori il disco entro l’anno, proprio per far capire quante cose avevo.

Nei brani scandisci i passaggi da un piano all’altro come se fosse un ascensore. Cosa rappresenta per te l’ultimo piano?  

L’ultimo piano rappresenta quel punto in cui ti senti arrivato, hai tutto quello che hai sempre desiderato però poi all’ultimo piano hai solo due scelte: o ritornare indietro e scendere oppure buttarti, quindi era questo il gioco di parole. Il concept era: una volta che arrivi a fare tutto poi cosa fai? Questo mi sono chiesto. 

Come hai deciso l’ordine dei piani?

In base alle canzoni. L’inizio è molto cattivo, soprattutto le prime tre canzoni sono cattive e crude, con le rime che arrivano in faccia. Da lì il disco si sviluppa e riprende delle cose che avevo anche fatto, quindi non c’è una chiave che lega i piani ma sicuramente c’è una sorta di sali e scendi che ho sempre messo nei dischi. Mi piace dare all’ascoltatore un sali e scendi di emozioni.

Se dovessi dare dei motivi per ascoltare Ultimo Piano?

Sicuramente è qualcosa di cui in Italia c’è poco. Credo ci siano tantissimi punchliner fortissimi che però “non vanno” troppo perché il rap puro in Italia non ha molto piede. Secondo me è una chiave fresca e sicuramente è un progetto versatile, come tutti i miei progetti, quindi non trovi mai solo una cosa. 

Nella copertina ci sei tu che guardi i “piani inferiori” ma sotto c’è il vuoto. Come è nata questa cover?

La cover è nata in base a quello che ho detto prima sull’ultimo piano e poi il grafico si è fatto il suo viaggio.

Nell’album ci sono diverse collaborazioni, dalla produzione ai feat. Come si è sviluppata sul piano della produzione?

Nei miei dischi ufficiali, invece che nei mixtape come può essere TDC, amo sempre tenere un filo molto chiuso tra i beatmaker. Ho sempre chiamato uno o massimo due esterni, poi ho tenuto sempre Strage e Kanesh. Loro riescono a dare un’identità sempre unica, conoscendoli perfettamente e sapendo cosa voglio io. C’è sempre tanta produttività e voglia di inserire uno o due nomi esterni e in questo caso ho pensato a Salmo che rappresentava quello che per me era il disco. Quando mi ha mandato il beat ho detto: “questa può essere proprio la traccia conclusiva”,  che rappresenta poi il titolo perché è molto cinematografica come base e lui in questo è il migliore.

E invece per i featuring? Come scegli i colleghi? Oppure sono nati in studio?

Di solito lavoro in studio perché mi piace sviluppare un rapporto personale e poi lavorarci. In questo caso è andata così con tutti, tipo con VillaBanks siamo andati in una villa, siamo stati tre giorni lí e abbiamo fatto un sacco di pezzi. Silent Bob è venuto in studio, Federica Abbate uguale. Ovviamente con JBalvin è stato difficile vedersi e quindi lui l’ha registrata fuori, idem Geolier che era in un periodo con tante cose da fare e non siamo riusciti a beccarci. La scelta è sempre dettata da stima e quello che io mi immagino sopra quel beat. Quella con JBalvin è nata perché io gliel’ho mandata e a lui è piaciuta un sacco.

Apri il disco con Ragnatela e dici che “non ti serve a far scena”. Cos’è per te l’autenticità?

Tutto, perché non credo molto nel personaggio diverso dalla persona. Il personaggio è un’esagerazione, è esternare quello che tu sei veramente. Non penso ci possa essere un’altra chiave. Io sono quello che la gente vede.

Il calcio è una delle tue più grandi passioni, lo abbiamo già visto con Sandro Tonali. Qui invece troviamo Di Natale. Perché per te è un simbolo e com’è stato lavorarci per il videoclip?

Di Natale per me è una leggenda. La traccia è autocelebrativa dando finalmente il giusto merito a Di Natale che comunque è sempre stato una leggenda del calcio, ma riconosciuto solo dagli interni. Non è mai stato effettivamente premiato per quello che ha fatto e penso che sia stato quello che ha fatto più goal “belli” nella storia della serie A. Lui è una persona umile e incredibile, abbiamo fatto una giornata insieme e poi abbiamo giocato a calcio. Ci siamo sentiti i giorni successivi e ci sentiamo tuttora, è rimasto un bel rapporto.

Come è nata Barca a vela?

Barca a vela è un brano che ho scritto tre anni fa, che poteva benissimo essere dentro Scusate se esistiamo o FIVE, poi ho modificato delle cose e lavorata, Strage ha riaperto il beat e l’ha fatto suonare più attuale. Sapevo che il viaggio lo avrebbe interpretato al meglio Silent Bob che è pratico del viaggio malinconico, che parla d’amore e per me quel brano era cucito su di lui perfettamente.

Ultimo Piano è quello a cui volevi arrivare. Lo dici anche nella titletrack. Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Per ora essere produttivo e continuare ad esserlo, poi si vedrà. È troppo affrettato pensare già ad un’altra cosa. Comunque anche Ultimo Piano ha solo otto tracce e quindi io l’ho chiamato progetto. Ci sarà un tour estivo e io sono uno che va anche a sensazione. Se c’è richiesta poi qualcosa organizziamo. A capodanno canterò ed è un bel momento per portare le nuove tracce.

In bocca al lupo a Dani Faiv con l’augurio che continui il percorso con la sua unicità regalando al pubblico esperienze musicali sempre autentiche. 

La Playlist di Cromosomi