Mecna con La stessa canzone, ci aiuta a riflettere sul DOPO, sul cosa resta quando tutto finisce, su ciò che davvero ci resta dentro.
La stessa canzone è il nuovo singolo di Mecna uscito il 14 ottobre, dopo “Ritratti” e “Quanto ti importa di me” che stanno spianando la strada al lancio del disco “Discordia, armonia e altri stati d’animo”, atteso il 24 ottobre.
Il pezzo, prodotto da Lvnar, si posiziona nel solco della sensibilità che l’artista ha coltivato negli ultimi anni, sicuramente una ballad delicata ma con una tensione nuova. Con La stessa canzone infatti Mecna compie una scelta apparentemente sovversiva: non tenta il solito colpo al cuore ferito, legandosi alla tristezza e al rancore del dopo, ma riflette sul prima e scava nel cuore del legame residuo. Nucleo del singolo, infatti, come dichiarato dallo stesso Mecna, è il legame che resiste anche dopo una rottura: quell’affetto che, pur quando tutto cambia, rimane La stessa canzone dentro, quella che non dimentichi e non vuoi dimenticare, quella che spesso appare come una maledizione da cui fuggire.
Il suono è raffinato, ma deciso e scandito dalla voce narrante, che con parole semplici ed efficaci riesce a trasportarci nello stesso stato d’animo del narratore. Non troverai esplosioni ritmiche né arrangiamenti barocchi: La stessa canzone opta per un tessuto essenziale, dove la voce di Mecna è al centro, protettiva e rassicurante. La base si muove fra elettronica morbida e tappeti minimali, con poche note in più che fungono da “luce” nei momenti giusti. C’è consapevolezza nella scelta di non “riempire” troppo: ogni silenzio, ogni spazio vuoto si sente come necessario, come se l’assenza fosse parte del racconto, come se servisse il silenzio per riflettere così anche l’orecchio è invitato a cercare, non a subire.
Questo tema non di rabbia né di rancore è trattato con delicatezza: il ricordo che vive di vita propria, anche dopo che le persone coinvolte non lo sono più nello stesso modo.
È quasi una forma di ringraziamento silenzioso, verso ciò che è stato e che non c’è più, verso ciò che è cambiato e non è più riconoscibile, improvvisamente non ci capiamo, non ci capitava da un po’.
Questo singolo conferma che Corrado non vuole rincorrere tendenze effimere, ma consolidare uno spazio di introspezione emotiva. Il disco, che ormai attendiamo con ansia, sembra già nascondere ossimori ed emozioni contrastanti, corde che toccano tutti, già nel titolo con quel contrasto fra discordia e armonia, sembra suggerire che le tensioni interiori e gli stati d’animo contraddittori saranno al centro del racconto. E La stessa canzone forse ci rivela l’ennesimo contraddittorio: cosa resta di buono nel dolore? C’è qualcosa che resta sempre uguale anche quando tutto intorno cambia?
Quello che risuona nel brano è quel concetto fondamentale del saper lasciare andare, che resta la cosa più importante e allo stesso tempo la più difficile, dove lasciare andare significa saper trasformare le cose anche meno belle in ricordi preziosi così da poter spezzare la maledizione del dolore, della fine di un NOI che non c’è più. Beh, probabilmente se fossimo tutti davvero in grado di cercare quel che di buono resterà per sempre al termine di ogni relazione/delusione, forse i rapporti sarebbero più sani e non ci troveremo a dover parlare sempre più spesso di amori tossici… ma su questo mi fermo che si apre un altro capitolo.
Buon ascolto e buon viaggio introspettivo a tutti.










