Tessere silenzi tra le ansie: l’ep omonimo di Lunedì Notte

da | Ott 16, 2024 | Recensioni album

Il rifugio sonoro in cui ha smesso di nascondersi Alessandro Cianci, in arte Lunedì Notte, è un posto nell'universo musicale che spazia tra ecletticità e imperdibile freschezza, un'indubbia capacità e una leggera storta un po' démodé.

Lunedì Notte è il nuovo EP, omonimo, di Lunedì Notte, in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme streaming da ormai qualche giorno. 

Il lunedì notte si sa, giunge come un delicato lenzuolo a coprire le fatiche del giorno insidioso. Il lunedì, con i suoi pesanti fardelli e le sue aspre sfide, si erge come un titano di malinconia, in cui gli animi, reduci dagli ozi del fine settimana, si trovano immersi in un mare di inquietudini e aspettative. 

Il nuovo Ep di Alessandro Cianci, in arte Lunedì Notte musicalmente si apre tessendo silenzi e riflessioni, dove le ansie, non con troppa facilità, svaniscono come nebbia all’alba. 

Quanti lunedì notte nell’ep Lunedì Notte

L’EP Lunedì Notte si distingue per la sua solida costruzione musicale e il suo approccio melodico accattivante. Il materiale sonoro non solo è molto ben organizzato ma anche impreziosito dalle collaborazioni con Angelica, CIMINI e Mecna.

La vita si trasforma, le anime si riappropriano del loro vigore, e così anche la musica dal colore sicuramente devoto alla tradizione extraeuropea, mitigata dal soul in alcune velature, pop in altre, e cantautorale in altre ancora… sembra creare un costrutto eterogeneo per l’intera durata dell’ep.

Un lunedì notte un po’ démodé

Unica nota stonata, in un disco che è assolutamente sopra la media e le possibilità della discografia mainstream italiana, è il sostenere di spaziare all’interno della golden age del cantautorato italiano. 

Insomma, difficilmente si palesano contatti con i cantautori impegnati che hanno raccontato attraverso la propria musica la Prima Repubblica grazie al forte impegno sociale e politico.

Allo stesso modo, neanche nella sfilza dei cantautori disimpegnati -generalmente identificati nel lasso temporale compreso tra gli anni ’60 e ’70-  si riuscirebbero a trovare contatti, in quanto le liriche erano sicuramente più introspettive, private, meno generazionali e con un indirizzo che nulla aveva a che vedere con la figura dell’artista odierno e con strutture sia a livello poetico che formale ben identificabili nella canzone d’autore di quegli anni.

E non è un fatto di linguaggi che cambiano ma solo di attitudini. I testi di Lunedì Notte, in alcune sfumature, riprendono i drammi sociali, è vero, ma la grande peculiarità dell’artista sta nell’evocare immagini condivisibili da tutti, il che è sicuramente una dote di pochi eletti, ma che nulla ha a che fare con la vecchia scuola dei cantautori.

Un buon critico musicale dovrebbe essere in grado di descrivere la musica evitando di usare il più possibile aggettivi; quando lo fa è perché o l’oggetto assume un’accezione negativa oppure quando la scrittura e il tessuto sonoro sono estremamente evocativi a livello di immagini e non può fare altrimenti. Ed è questo il caso. 

Un disco che merita di essere ascoltato per le sue tendenze e inclinazioni non comuni e altre, estremamente popolari. 

La Playlist di Cromosomi