Durerebbe un’ora è il nuovo singolo di Colombre, uscito il 24 febbraio per Bomba Dischi. Perché parlarne dopo quasi due settimane dall’uscita? Errore mio, non avevo percepito la potenza di questo brano al primo ascolto. Stolto è chi non cambia idea, ed eccoci qui, a narrare le vicende ipotetiche e non che dopo l’ascolto approfondito ho vissuto e immaginato.
Durerebbe un’ora di Colombre è una canzone in cui tutto può accadere, ma in cui non tutto quello che accade è davvero come sembra. E, soprattutto, non tutto quello che accade durerà più di un’ora.
I protagonisti siamo noi tutti, la nostra capacità di vivere e fantasticare nello stesso momento, la percezione delle cose, l’odore dell’altro, il caso, la dissolvenza mattutina. Ma come?
Immaginate una storia che si svolge in uno spazio e in un tempo che non conosciamo, per intenderci quella sensazione che abbiamo vissuto post primo lockdown, dopo due mesi di assenza dalla vita. Immaginate un incontro casuale, di notte, uno di quelli dove realtà e immaginazione si avvolgono con le loro lingue, nell’angolo più buio del locale.
Immaginate la potenza di quel bacio tra reale e fantasia, qualcosa che ci ha trascinato nella penombra della notte per restarci, qualcosa che al mattino si confonde con la nebbia, prima di dissolversi tra i nostri pensieri.
Non conosco nessuno che possa riuscire a fare peggio di me,
ma è la notte che è la vera complice, maledetta lei,
invece di farsi i fatti suoi, proprio come me,
perché hai qualcuno a cui vuoi ancora bene
o solo perché non hai più niente da perdere…
Quasi come se non credessimo a quello che abbiamo assistito, a quello che proviamo quando realizziamo al mattino l’accaduto, come se avessimo il dubbio della sua reale esistenza, delle sue modalità, della sua forma, della sua sostanza
Forse perché siamo tutti un po’ stanchi degli amori mordi e fuggi, delle estemporanee sentimentali o passionali che siano, come se non fossimo capaci di custodire un sentimento, come se fossimo consapevoli che esso potesse avere la stessa durata di un gatto in tangenziale.
Ma sono nato per perderti, per sfiorarti appena come il freddo in primavera…
C’è della consapevolezza in questo viaggio di Colombre, questo è un ottimo punto di partenza.
C’è la capacità di analisi e di critica che ci permette di realizzare che si è forse perso del tempo, degli anni, nel vivere le cose quasi fuggendo, come se non dovessimo farci prendere per paura di restare in gabbia, quando forse la vera gabbia è la convinzione di essere liberi dall’amore, come se fosse qualcosa di compromettente, limitante.
Invece basterebbe essere pronti all’eventuale cambiamento e, se consapevoli del sentimento, allora accettarlo, viverlo, gustarselo in ogni sua sfumatura, coglierne il dolce, l’amaro, il piccante, anche l’acido.
Basterebbe decidere di essere una casa accogliente, un porto sicuro, e se qualcuno dovesse decidere di entrare o attraccare che ben venga, sarà compito nostro poi capire, ma non limitarsi più alla notte da leoni, al goal in finale di Champions League, che forse è bello vivere le giornate sin dal mattino e godersi anche le partite di qualificazione agli ottavi.
Lo so è vero che sono un po’ confuso e troppe volte ho fatto schifo,
ma non ho voglia di tornare in una strada senza uscita,
dove comincia la salita dentro una macchina in discesa,
la mia maglietta rovesciata in una storia sbagliata…










