Quando GINEVRA ha iniziato a sbucciare versi per il suo ultimo album, non stava pensando a formule di mercato o a playlist di tendenza. Stava scavando dentro se stessa per capire cosa significhi “essere donna” oggi, non come concetto astratto, ma come esperienza viscerale e quotidiana. FEMINA non è solo un titolo ma una lente: attraverso di essa si guardano desideri, contraddizioni, relazioni e ferite aperte che l’artista affronta guardando diritto negli occhi chi ascolta.
La decisione di chiudere il 2025 con quattro date speciali nasce proprio da questo bisogno: non parlare “di” femminilità, ma sentirla pulsare in uno spazio condiviso, a pochi metri dal pubblico. Un ritorno dal vivo che attraversa club simbolici della musica indipendente italiana:
11 dicembre – Bologna, Locomotiv
17 dicembre – Milano, Arci Bellezza
18 dicembre – Torino, Spazio211
20 dicembre – Roma, Largo Venue
FEMINA
Come artista, Ginevra ha spostato il proprio sguardo sonoro verso un mondo più organico, fatto di chitarre, basso e batterie acustiche, abbandonando in parte l’elettronica dei lavori precedenti e abbracciando timbri che ricordano quella confusione dolce-amara dei tardi anni ’90 e primi Duemila.
In FEMINA, ogni brano diventa una piccola storia interiore: in 30 anni c’è la tensione tra confusione e conquista di sé, in ragazza di fiume si respira il desiderio di libertà e semplicità, mentre in FEMINA — la title track — emerge con forza un grido contro la violenza di genere e la cancellazione delle voci femminili. Sono canzoni che non si limitano a raccontare: domandano, provocano, scalfiscono.
Non è un caso che Ginevra abbia scelto di raccontare questo progetto con un immaginario estetico altrettanto potente: fotografie lungo le rive di un fiume, amiche reali presenti sul set, vestiti di famiglia o di seconda mano, oggetti personali che diventano simboli di storie, tutto pensato per non smussare l’identità autentica che queste canzoni portano con sé.
La costruzione di FEMINA è stata anche una prova di resistenza. In mezzo alla scrittura e alla produzione, la cantautrice ha dovuto fare i conti con un problema alle corde vocali che l’ha costretta a fermarsi, a ricalibrare i tempi e a trasformare la frustrazione in combustibile creativo. Quel blocco fisico sembra ora dissolto, sostituito da un’urgenza chiarissima: cantare non per piacere, ma per fare sentire chi spesso non ha voce.
Queste quattro date di dicembre non sono un semplice tour di chiusura. Sono l’ultimo passaggio di un percorso che ha radici profonde, tra introspezione, relazioni, identità, e che sul palco trova finalmente il suo spazio più vero.









