Ieri sera l’Unipol Forum di Milano si è acceso di luce e vibrazioni per il ritorno dei Negramaro. Un concerto che non è stato soltanto musica, ma un vero viaggio tra ricordi e nuove visioni, tra intimità e spettacolarità.
Già dall’inizio si è capito che la band non aveva intenzione di limitarsi a “suonare”: al centro del palco troneggiava una gigantesca testa futuristica, con un visore di realtà virtuale che si abbassava e si rialzava come in un rito di iniziazione. E da sotto quella maschera, sono apparsi loro: Giuliano Sangiorgi e tutta band, accolti da un boato del pubblico e da una scenografia che pareva uscita da un film di fantascienza.
L’apertura con “Luna piena” ha segnato subito il tono della serata. Sullo schermo, un’enorme luna illuminava il Forum, mentre Giuliano correva da una parte all’altra della lunga passerella centrale.
“E sulla pelle, tra i capelli, sulla tua bocca eravamo ghiaccio che si scioglie in mezzo al nulla” in una cornice di luci fredde e bluastre, trasformando quel ghiaccio sciolto in un abbraccio collettivo. È stato come rivivere un amore fragile e potente allo stesso tempo, un sentimento che brucia e consola.
Tra contatto e ritorno: la nostalgia che unisce
Il concerto è proseguito con “Contatto” e “Fino all’imbrunire”. In questo segmento, le luci verticali scendevano come lame, accompagnando la voce di Giuliano che intonava: “Torneranno i vecchi tempi con le loro camicie fiammanti, sfideranno le correnti fino a perdere il nome dei giorni”. È uno di quei momenti in cui la nostalgia incontra la speranza: si guarda indietro ma si sogna di ricucire, di ritrovare ciò che il tempo e la vita hanno strappato.
Poi è arrivata “La prima volta”, introdotta con un’atmosfera più intima. Le luci si sono fatte calde, soffuse, come per ricreare l’intimità di un ricordo. Giuliano ha cantato “Parlami di quando mi hai visto per la prima volta”, e in quel momento il Forum sembrava davvero sospeso nel tempo. È uno di quei brani che ti spinge a ripensare al tuo “primo sguardo”, a quel battito che ha cambiato tutto. E quando la voce si è fatta più dura, è arrivata la consapevolezza che l’amore sa ferire tanto quanto sa salvare.
Poi ancora “Per uno come me”, “Nuvole e lenzuola” e “Io direi di sì”. Un crescendo che ha avuto il suo apice con l’apparizione di Elisa, che è salita sul palco con una kefia in mano. La sua voce si è intrecciata a quella di Giuliano in un duetto al pianoforte per poi proseguire con “Diamanti”, mentre le parole “Non è tardi, è tardi è una vita che ti sto aspettando ancora” si trasformavano in un grido che parlava di urgenza, di desiderio, di attese infinite che non trovano mai pace. È stato uno dei momenti più intensi.
Solo tre minuti per dire tutto
In “Solo tre minuti” il tempo si è fermato.“Forse basteranno a ricoprirti di bugie” hanno mostrato il lato fragile e contraddittorio delle relazioni, in cui la verità e la menzogna si mescolano in attimi brevi e intensi. Subito dopo, l’ energia ha riportato il Forum in piedi con “Estate”, “Via le mani dagli occhi” e “Marziani”. Non è mancato un intenso pensiero di Giuliano alle vittime di Gaza.
Verso la fine arriva “Meraviglioso”, cantata dal pubblico come un inno alla bellezza nonostante tutto, e con “Mentre tutto scorre”, uno dei brani più amati e più urlati. È un brano che racchiude una filosofia: la vita va affrontata, anche se brucia, anche se ferisce. Non c’è maschera o bugia che possa fermare il flusso di ciò che siamo.
Un finale che sa di casa
La chiusura con “Parlami d’amore”, un brano che ha portato un’ultima carezza, un ultimo dialogo intimo tra palco e platea. “Parlami d’amore se quando nasce un fiore mi troverai senza parole” ha lasciato l’impressione di un arrivederci dolce, una promessa che non finisce con l’ultima nota.
Ma ciò che davvero ha reso unica la serata è stato il legame con il pubblico: ogni canzone era un invito a partecipare, ogni ritornello un coro condiviso, ogni sguardo dei Negramaro un ponte tra palco e tribune. Non c’erano spettatori, c’erano protagonisti: ognuno ha portato a casa un pezzo di quella luna, un frammento di emozione con loro.
I Negramaro hanno ricordato a tutti che la musica non è solo intrattenimento, ma connessione, ricordo, rinascita. Hanno intrecciato testi che parlano di amori fragili, di ritorni impossibili, di prime volte che segnano, di sogni che resistono.