Cosa resta degli Smashing Pumpkins

da | Lug 31, 2025 | #Cromosomiintour

Il concerto degli Smashing Pumpkins a Milano ci mette di fronte ai nostri ricordi

Ritrovarsi di fronte a una band che ha scolpito la propria epopea qualche decennio fa è sempre un rischio.

Un atto d’amore, un atto di fiducia, talvolta un appuntamento con la storia.

Ma pur sempre un rischio.

Un po’ come immergersi nei ricordi: non si può mai sapere se si proverà gioia, tristezza o imbarazzo. Se sentiremo la mancanza di qualcosa o solo dell’immagine che avevamo idealizzato. Potremmo addirittura innervosirci se venisse a mancare l’attivazione emotiva che ci aspettavamo.

Il timore di ritrovarsi davanti all’imitazione di qualcosa che non c’è più, insomma, dev’essere stato un fantasma che ha aleggiato un po’ su tutti i presenti al Parco della Musica di Milano.

Almeno fino a quando gli Smashing Pumpkins non sono arrivati sul palco.

Dei primi 6 brani in scaletta, 4 arrivano da lontano, lasciando solo un piccolo spiraglio sui lavori più recenti della band.

Un’intenzione chiara e portata avanti con coerenza fino alla fine: i 30 anni di “Mellon Collie and the Infinite Sadness” non vengono sbandierati, ma sono celebrati in maniera genuina.

Gli Smashing Pumpkins sanno benissimo chi sono e la sensazione costante che trasmettono è quella di una band attuale.

Non c’è nessun brano che sembri fuori dal tempo, né tantomeno un revival nostalgico degli anni ‘90: l’immortalità dei temi e dei modi è palpabile.

L’estetica di Billy Corgan oscilla tra l’esoterico e il divino, perfettamente adatta a canti sacri come “Today”, “Disarm” o “1979”, uno di quei brani talmente perfetti da non sembrare reali.

C’è spazio anche per due veri e propri regali che non avevano trovato spazio negli spettacoli più recenti: la tenerezza di “Mayonaise” e il magnetismo trascinante di “Ava Adore”.

Non manca nemmeno la potenza di  “Bullet with Butterfly Wings” e “Zero”.

La band si gode la risposta entusiasta del pubblico milanese, si diverte a blastare Taylor Swift e a buttare qualche parola in italiano qua e là. 

Trova il tempo anche per due omaggi: il primo ai Berlin (e a Top Gun), con “Take My Breath Away”; il secondo, sul finale, per celebrare Ozzy Osbourne sulle note di “N.I.B.”

Gli Smashing Pumpkins riescono a dare lezioni anche nelle cose che non fanno, come ad esempio quella solenne porcheria del bis.

Il saluto sulle note di “Everlasting Gaze” ci lascia con la sensazione che degli Smashing Pumpkins resta molto più di un’idea, molto più di un ricordo.

Billy Corgan e soci sono vivi, elettrici, continuano a stratificare la loro storia senza imitarla né dimenticarla.

La scaletta degli Smashing Pumpkins al Parco della Musica di Milano

  • Glass’ Theme
  • Heavy Metal Machine
  • Where Boys Fear to Tread
  • Pentagrams
  • Today
  • Edin
  • Bullet With Butterfly Wings
  • Muzzle
  • 1979
  • Porcelina of the Vast Oceans
  • Sighommi
  • Mayonaise
  • Take My Breath Away
  • 999
  • Disarm
  • Tonight, Tonight
  • Cherub Rock
  • Jellybelly
  • If There Is A God
  • Bodies
  • Ava Adore
  • Stand Inside Your Love
  • Zero
  • The Everlasting Gaze

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