Ebbene sì. Sono passati dieci anni dall’uscita di “Educazione Sabauda” (Feel old yet?) e Guglielmo Bruno, o più semplicemente Willie Peyote, pensa bene di proporre uno show in giro per l’Italia che sigilla con cura buona parte del suo percorso artistico fino ad ora.
Il “Grazie Ma No Grazie Tour” atterra finalmente anche a Parco Musica Milano. Un’occasione imperdibile per immergersi nella discografia di uno dei narratori più consapevoli e acuti dei nostri giorni, dai brani manifesto di una generazione ai più recenti pezzi di “Sulla riva del fiume”.
Unico italiano in lineup, in mezzo a gigantissimi del rock e del soul internazionale (tra i nomi anche The Who e The Smashing Pumpkins, così per dire), eppure la folla presente ieri sera non ha proprio nulla da invidiare ai più accaniti fan dei Kool & The Gang o dei Nine Inch Nails, anzi.
Non è un caso che, nel corso del tempo, la fanbase di Guglielmo si è estesa a macchia d’olio, seguendo la scia del suo rinnovamento artistico (complici senz’altro le due partecipazioni al Festival di Sanremo).
Ma, al di là di numeri e altre questioni al momento di poco conto, in ogni live di Willie un fattore rimane da sempre invariato: un senso di collettività viscerale che trasuda da ogni poro.
Un’aura durata dal primo all’ultimo salto nella cornice di Parco Musica Milano. In un contesto musicale spesso dominato da individualismo estremo e logiche di mercato trite e ritrite, tutto ciò non è roba da poco. Lo show ha celebrato in maniera eccelsa la triade sabauda del buon “Willie Pooh”, il tutto intervallato da battute, dialoghi con il pubblico, assoli di qualsiasi strumento immaginabile e qualche brindisi che non guasta mai (fondamentale idratarsi a luglio). Ospite speciale Ditonellapiaga.
Un decennio è volato, eppure fa ancora specie assistere a uno show così carico di spunti di riflessione in cui l’artista veicola in maniera pungente e al contempo così sciolta frustrazioni, disillusioni generazionali e contraddizioni del presente in cui viviamo.