Riconoscibile ma sperimentatore, rassegnato e speranzoso, comodo nei suoi panni ma al contempo bramoso di raccontare storie nuove alla luce di una maturità artistica nuova. Malinconico e viscerale, Coez torna con Ti manca l’aria, secondo singolo estratto dal suo sesto lavoro in studio da solista. Con la consapevolezza di chi ora, di nuovo, non ha paura di osare.
Ti manca l’aria è un altro racconto di un amore interrotto, fatto di errori e sacchi neri della spazzatura usati per scappare via da una casa che si fa via via meno accogliente.
Amori interrotti, metafore e sacchi neri
Pieno di immagini identificabili e giochi di parole, al primo ascolto il brano sembra un ritorno al Coez di “Non erano fiori”, romanticamente tagliente, ma con dieci anni in più di contezza di sé. E se il Coez del 2015 raccontava una storia finita al condizionale, guardando al passato e immaginando come sarebbe potuta andare diversamente, questo Coez – seppure evidentemente in dialogo col proprio passato – usa la musica ancor più come strumento attivo, di rivendicazione di ciò che c’è stato e che deve esserci ancora.
L’annuncio del singolo e il videoclip con le VJ di MTV Italia Kris&Kris, le maglie con su scritto “1998” a caratteri cubitali e le sonorità brit pop del precedente “Mal di te” presagiscono l’idea del throwback anni Novanta alla base del nuovo lavoro in studio di Coez, preannunciato in uscita a giugno con dodici tracce inedite. E anche Ti manca l’aria si fonda sull’effetto nostalgia e sul ricordo del passato, a partire da “Un sacco bello” in sottofondo durante una lite e a finire con gli echi vintage urban pop in stile Blur che segnano tutto il brano.
Ti manca l’aria è un viaggio in un passato in cui chiunque può identificarsi, e pur senza spostarsi troppo da quella controversa scena indie che l’ha lanciato al grande pubblico, consolida Coez come il capostipite del pop malinconico sempre in grado di sondare terreni nuovi.