Coez torna con “Mal di te”: sapersi rinnovare rimanendo riconoscibili

da | Gen 17, 2025 | Recensioni singoli

Silvano Albanese rientra in campo a modo suo. E lo fa con quello che a primo ascolto potrebbe sembrare un comeback al 2017, ma chi conosce Coez da prima della svolta pop però, ha imparato a riconoscere la sua imprevedibilità: il fatto che quello che alle orecchie meno avvezze potrebbe sembrare un ritorno, cela invece sempre note di sperimentazione e riforma

È un Coez melodico, malinconico e nostalgico quello di Mal di te, che torna sulle scene a quattro anni da “Volare”, uno tra i suoi lavori più autentici e meglio riusciti – a metà tra rap degli esordi, collaborazioni con i Brokenspeakers, il collettivo con cui si è introdotto nella scena hip hop, brani intitolati al Wu-Tang Clan, e al contempo canzoni-bandiera del cantautorato pop, come “Margherita” o “Come nelle canzoni” – e ad un anno e mezzo da “Lovebars”, il joint album con Frah Quintale contenente la fortunata “Alta Marea”.

Ora Silvano Albanese (in arte Coez, come il tag dei graffiti che disegnava da ragazzino) rientra in campo come sempre a modo suo. E lo fa con quello che a primo ascolto potrebbe sembrare un comeback al 2017, quando da concetto astruso, l’indie italiano diventò il genere in cima alle classifiche e “Faccio un casino” il capostipite di un’era che contribuì a forgiare parte del panorama anche attuale. Chi conosce Coez da prima del “pop turning point”, però, ha imparato a riconoscere la sua imprevedibilità: il fatto che quello che alle orecchie meno avvezze potrebbe sembrare un ritorno, cela invece sempre note di sperimentazione e riforma. 

La difficoltà di definire Coez

In effetti, Mal di te si configura perfettamente come primo singolo di un settimo lavoro in studio ancora indecifrabile. Nei suoi tre minuti scarsi, racconta con pragmatismo una storia d’amore incerta, forse giunta al capolinea. Parole ficcanti e quotidiane, che spodestano l’introspezione underground di “Volare” per raccontare ora, ancora una volta, un ordinario in cui è facile immedesimarsi.

Se da un lato soddisfa le aspettative che il pubblico più mainstream si è fatto su di lui, dall’altro introduce un lieve mutamento musicale, stavolta a cavallo tra cantautorato italiano e brit pop. Un sound lento e strumentale, un po’ anni Novanta, smosso dalla cassa e dal pianoforte sul ritornello, che contribuiscono alla dimensione malinconica del pezzo, sui passi del Coez di “Niente che non va”. Di quella raccolta melodica e più intima del 2015, che contribuì a separare nettamente il rapper dalla “matita molesta” dal cantautore più radiofonico: quello tanto contestato da “chi mi vuole più pop e chi mi vuole più rap”, per citare due dei singoli contenuti in quell’album. 

Quasi come una congiunzione necessaria con l‘era precedente e con l’lp del 2021, Coez ambienta il videoclip in un aeroporto, luogo dei voli e degli addii per antonomasia. Il video culmina con un cartellone pubblicitario che recita “Album studio #7. Primavera 2025”, a confermare Mal di te come primo singolo di un nuovo lavoro con uscita prevista per i prossimi mesi.

“Con le parole quanti danni fai” canta chi, però, alla fine, dall’alto di più di quindici anni di carriera, sembra ora aver preso piena consapevolezza del proprio superpotere e dell’influenza di queste parole e questa musica, di quanto in realtà, siano anche in grado di lenire e di curare.

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