Gli Offlaga Disco Pax si definiscono un “collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti”. Parlarne non è semplicissimo, soprattutto nel 2025. Spesso, in questi casi, una buona soluzione è divagare un po’.
Qualche anno fa, precisamente nel 2017, l’analisi del testo alla prova di Maturità colse tutti di sorpresa.
Studenti, docenti, giornalisti e curiosi: tutti si aspettavano un enigmatico Ungaretti, un popolare Verga o, al limite, il dolore di Montale o Leopardi.
E invece no: l’analisi del testo, nel 2017, fu dedicata a una poesia di Giorgio Caproni.
La reazione più comune, tra l’indecisione e la paura di essere tacciati di ignoranza, si riassumeva in 3 parole: “ma chi è?”
Giorgio Caproni non è mai stato troppo noto nel ricco panorama di scrittori del Novecento, ma questo non cambia il fatto che fosse un grande poeta.
Ma cosa c’entrano gli Offlaga Disco Pax con Giorgio Caproni?
In una superficie di realtà, assolutamente nulla. Ma se volessimo raccontare gli Offlaga Disco Pax attraverso metafore, allora la situazione cambia.
Immaginiamo un futuro roseo in cui i testi dei cantautori vengono studiati a scuola tanto quanto le poesie.
In questo mondo, gli Offlaga Disco Pax stanno a Dalla, De André e Battisti come Giorgio Caproni sta a Pasolini; la prima reazione può essere la stessa: “ma chi sono questi?”
Alle parole scritte da Max Collini, come a quelle di Giorgio Caproni, diventa però difficile non affezionarsi una volta che si conoscono abbastanza da poterle apprezzare.
Lo stile degli Offlaga Disco Pax
Le vibes degli Offlaga Disco Pax portano in fretta agli anni 80 e 90 dei CCCP; in realtà la band è nata nel 2003, in un momento storico in cui la musica di battaglia aveva lasciato il posto a rassegnazione e distrazione.
Le canzoni degli Offlaga Disco Pax sono testi in prosa distesi su struggenti tappeti shoegaze. La voce di Max Collini è magnetica, ti rapisce e non ti molla più: ogni brano è un viaggio, una fiaba che ti tiene in sospeso finché non sai come va a finire. Ci sono dei momenti di sfogo, parole gridate per scrollarsi di dosso la malinconia, ma alla fine il retrogusto resta amaro.
Ogni testo regala spunti per andare a leggersi storie passate, capirle, approfondirle, osservarle con spirito critico.
In queste recite calde su base elettrica c’è un’altra componente che spicca: l’ironia.
Si accorse della mia prudenza
Con la sfrontatezza guerrigliera
Che le apparteneva, mi disse
“Perché questa paura, cosa c’è che ti frena?”
“Non voglio farti male, è la prima volta”
Il suo sguardo si addolcì
Mi baciò, e disse protettiva
“Che carino, per te è la prima volta?”
– Khmer Rossa
Enrico Fontanelli e I Cani
Gli Offlaga Disco Pax si erano sciolti nel 2014, colpiti dalla morte di Enrico Fontanelli, bassista e tastierista ma soprattutto 1/3 (o forse qualcosa in più) dell’anima della band.
Enrico era non solo l’anima musicale, ma anche l’artefice dell’immagine mitologica del gruppo. Le grafiche e le copertine che hanno contribuito a modellare la personalità degli ODP erano opera sua. L’identità sonora è ancora più esplicita e riesce a creare un’alchimia perfetta accanto ai testi e alla voce di Max Collini.
Enrico Fontanelli ha anche contribuito ad uno dei dischi più importanti nella rivoluzione indie: ha messo le mani nella produzione di Glamour de I Cani. Scoprirlo dopo aver sentito dal vivo la potenza elettronica degli ODP fa sembrare tutti così ovvio, così naturale, così giusto.
La presenza di Enrico Fontanelli su quel palco era tangibile e fondamentale, almeno quanto la sua assenza.
20 anni di “Socialismo Tascabile” ai Magazzini Generali
Le reunion e i concerti celebrativi si trascinano spesso un alone di operazione nostalgia che sfocia facilmente in tristezza e compassione. Per quello che gli Offlaga Disco Pax hanno rappresentato e per come si era interrotta la loro storia, però, questo concerto ha tutt’altro sapore.
“Socialismo tascabile (Prove tecniche di trasmissione)” è un disco importantissimo, potente, unico. Gli Offlaga Disco Pax sono una band di culto, appartengono alla categoria degli “artisti preferiti dei tuoi artisti preferiti” e hanno calcato i palchi di tutta Italia per meno tempo di quanto avrebbero meritato. Il loro fervore espressivo è un esempio per chiunque culli una minima velleità artistica. Nel pubblico ai Magazzini Generali c’erano anche i Coma Cose e Dutch Nazari, rappresentanti di una generazione musicale che sarebbe diversa senza gli Offlaga Disco Pax.
“Paghiamo il nostro tributo agli antenati” annuncia Max Collini prima di celebrare i CCCP con una cover di “Allarme”. Ecco: nella cerchia di antenati a cui pagare il tributo, gli Offlaga Disco Pax hanno già conquistato un posto d’onore.
Le foto di Anna Lapiccirella per i Magazzini Generali







