Carl Brave torna con MORTO A GALLA, il suo nuovo singolo. Dopo ben due anni (correva l’anno 2023) dal suo ultimo album, “Migrazione”, dove abbiamo potuto apprezzare dei featuring con artisti di grosso calibro come Noemi, Dargen D’Amico e Mara Sattei. Il brano è solo l’inizio, infatti l’artista ha annunciato anche un tour nei club, che partirà ad Ottobre 2025 e toccherà molte città, come Napoli, Milano, Roma, Firenze, Molfetta e tante altre.
MORTO A GALLA è una visione brutale tra le vie leziose di Roma
Una chitarra che apre il pezzo: è forte, decisa, cruda. Che accompagna dall’inizio alla fine ed è dominante nell’insieme di questo progetto. Poi gli echi, un sottofondo quasi sovrastato del tutto dalla musica, ripetuti durante il brano sono come una voce che viene dal basso, un richiamo da un fantomatico abisso. O da noi stessi, in caduta libera. Un sound che definirei intimo, introspettivo, ma popolare.
Il brano mostra un Carl Brave diverso, che racconta le cose in maniera diversa.
Il testo di MORTO A GALLA è un pugno nello stomaco, un flusso senza filtri dove l’amarezza la fa da padrona. Uno sfogo che per molti sembrerà esagerato e poco politically correct, ma in realtà è la resa di chi non ha più niente da perdere, un grido tutt’altro che di speranza. Dolore vero, pulsante, vissuto. Un’onestà a tratti disarmante, che ti lascia di stucco per la brutalità con il quale è esposta e ti viene propinata. Ma può davvero la musica, l’arte, definirsi brutale? Forse – facciamo un passo indietro- il termine giusto da usare sarebbe “viva”. Cosa c’è di più brutale, ma paradossalmente miracoloso, della vita? E vita e arte sono in una stretta relazione di codipendenza, l’una non prescinde dall’altra.
Questo è quello che trapela chiaramente dalla canzone di Carl Brave, c’è la nostra zona d’ombra che si aggira in una Roma non stereotipatamene romantica, ma proprio come noi con dei lati non sempre luminosi e illuminati. Ma sempre, ridicolmente bella.