Boys “don’t cry”, ma i Follya si

da | Gen 28, 2025 | Recensioni singoli

Un brano sublime, pieno di references e con una forte influenza alla Blink-182, delle vibes pop-punk, anni '80 ed un testo che è una testata sui denti al machismo.

Con Don’t cry i Follya rialzano il sipario su una questione già trattata in precedenza, e abbondantemente, da altri artisti. Il diritto degli uomini ad esprimere i propri sentimenti e le proprie sensazioni. E, sì, anche a piangere. In seguito all’uscita del singolo sono girate in rete delle dichiarazioni rilasciate da Alessio Bernabei stesso sui social. Filmandosi come in una sorta di video diary raccontava al pubblico di non essersi comportato affatto bene in passato con le donne. Recriminava di averle fatte soffrire e di aver voluto in più casi ostentare una virilità costruita e innaturale, forzandola, mostrandosi macho. E quindi rappresentante ad hoc di una mascolinità tossica che ne ha poi anche influenzato negativamente la carriera.

C’era bisogno anche dei Follya e di Don’t cry su questo argomento?

La risposta è sì. Perché mentre molti altri preferiscono schierarsi contro i testi di Tony Effe, o raccontare nelle canzoni una donna concepita dalla mente di uno stilnovista, o di loro che soffrono per amore come se fosse una cosa straordinaria, i Follya no. Specificano, sono cazzuti, te lo dicono in faccia. Però con toni leggeri eppure diretti, senza smielatezze. Mostrano uomini lontani dal pragmatismo che solitamente viene attribuito a quel sesso. Invece sono vittime anche loro dei film mentali, ma non di certo del pregiudizio che vuole una donna più propensa al pianto di un uomo.

Lo dico sempre, sono i film mentali

Quelli che ci fottono

E se mi dici: “Goodbye”

Come i Cure, “Boys Don′t Cry”

Invece credo piangerò

Sicuro molto più di te

Sicuramente per questo pezzo ci hanno messo la faccia, non è da tutti fare mea culpa degli errori del passato, soprattutto riguardo una tematica così calda.

Don’t cry, però. a prescindere dal testo lascia trasparire tutto il talento dei Follya. Nella band, oltre ad Alessio Bernabei, ci sono Alessandro Presti e Riccardo Ruiu, grandi professionisti e fuoriclasse e ciò giova tantissimo alla qualità musicale del pezzo.

Parliamo di vibes anni ’80 ed una grossa influenza stile Blink-182, un sound che in Italia non tutti sarebbero in grado di proporre. Perché se va fatto, va fatto come si deve. Infatti non è un brano che si confonde tra tanti altri, un sottile pop-punk è molto riconoscibile nello stile della band e consente davvero a tutti loro di esprimere e mostrare il loro talento. Hanno talento, hanno coraggio e oltre a mettersi a nudo nel bene e nel male, osano con dei sound con cui pochi artisti familiarizzano.

Per noi questo brano è un sì, e non vediamo l’ora di ascoltare altra musica dei Follya!

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