Guè entra in una nuova era: è “Tropico del Capricorno”

da | Gen 10, 2025 | In Evidenza, Recensioni album

"Tropico del Capricorno", attraverso le epoche, dal romanzo di Miller al nuovo disco di Guè: cosa abbiamo trovato nel primo grande progetto rap del 2025?

Siamo appena al 10 gennaio, eppure già abbiamo potuto godere di uno dei dischi che più impatterà questo 2025. Bentornati sul pianeta Cromosomi, che oggi vuole presentarvi il primo colossal rap del 2025. Tropico del Capricorno, il nuovo disco di Guè, gli apre le porte di un’annata particolare, che lo vedrà nuovamente salire sul palco di Sanremo…come concorrente, questa volta. Ma questo ha poco valore, di fronte a tutto ciò che questo album può rappresentare non tanto per il pubblico, quanto più per quello che è il rap italiano. Poche settimane dopo Marracash, l’altro eterno caposaldo di questo genere ci ha regalato un progetto che, per certi versi, segue le orme del collega ed amico. Per altri, si distacca completamente, mantenendo l’attitudine e lo stile su cui su fonda una delle carriere mitiche del rap in Italia.

Titolo, letteratura, ispirazione: Tropico del Capricorno, come il romanzo di Miller

Il parallelismo sembra quasi scontato, vista l’omonimia delle due opere, ma non si tratta assolutamente solo di questo. Il Tropico del Capricorno di Miller è un’opera del 1938, dove il racconto autobiografico si interseca costantemente con un mix letale di noia ed edonismo, passione e caos. Il romanzo si prefigura come flusso di coscienza al massimo livello, che nella costante esplosione di fatti e performance di vario genere (in particolare sessuali, questione che metterà al bando il libro per un periodo), appiattisce tutto a mero riempimento di un nulla cosmico, in un mondo che, nel progresso, in realtà non cambia mai.

La vicinanza con questo album non è attinente tanto alla dinamica sociale, quanto più alla questione personale, viscerale, interiore. Tropico del Capricorno è forse l’album più complesso di Guè, nonostante un ascolto superficiale lo possa etichettare come semplice, se non indifferente e lascivo. Tutte le dinamiche inerenti al sesso, alle sostanze, all’immaginario dell’artista, non sono più solo parole, fantasie, concetti concreti. Dopo un’intera carriera a conoscere tutto ciò che è stato ed è Cosimo all’esterno, forse per la prima volta abbiamo un accesso alla psiche. Ovviamente, non viene meno la credibilità e lo stile di Guè, aspetto fondamentale per mantenere una propria coerenza artistica.

Profondità e superficialità, due facce della stessa medaglia

Partendo dal punto di vista lirico e testuale, con l’esperienza del caso, Guè è riuscito a mantenere la propria penna pur ricercando un io diverso da quello mostrato nei lavori precedenti. Quell’amore che reca tormento, raccontato in una maniera unica anche nel rap, è il punto più forte e profondo del disco. Un primo ascolto superficiale, magari, lascia l’amaro in bocca, proprio perchè sembra di interfacciarsi con un disco di love vibes, leggero, fruibile dalla massa. E forse, per certi versi, è anche così. Tropico del Capricorno riesce, dal secondo ascolto, a mostrare qualcosa di più. Finalmente, in una carriera ventennale, Guè scava in un intero progetto un piccolo scorcio sulla sua anima, sull’emotività e passione di quello che, per il pubblico, era solo un vedere concreto.

Si potrebbe pensare che, una scelta in parte impopolare rispetto a ciò che conosciamo di lui, sia dovuta anche al fatto che dovrà concorrere all’Ariston, per il festival di Sanremo. Pur non potendo esserne sicuri, ci si allontana drasticamente da questa sensazione nel momento in cui ci si accorge che la vera fruibilità di questo album risiede nella possibilità di ricavarne le sensazioni, i pensieri, l’espressione della coscienza. Guè ha voluto dipingere e dipingersi in Tropico del Capricorno, senza però snaturare la sua penna e il suo stile. Ha lasciato intatto il dipinto, togliendolo però dall’armadio ed esponendolo alla vista di tutti. Ciò che Dorian Gray non ha mai avuto il coraggio di fare.

Stare in cima vuol dire riconfermarsi con costanza e nessuno, ma proprio nessuno, lo fa come Guè.

Proprio qui si incontrano, vicini in vetta, Marracash e Guè. Entrambi hanno rilasciato due progetti che, pur differenti in moltissimi ambiti, si rivedono su un’unica cosa: la ricerca musicale. Il fatto che i due pesi massimi del rap italiano abbiano rovesciato il coperchio di questo vaso di Pandora, può segnare una nuova era, che prima era solo accennata da alcuni volti nuovi. Tropico del Capricorno, sia a livello di produzione che canoro, attua una sperimentazione nuova per quelli che sono i vecchi progetti di Guè. Non solo aumenta a dismisura lo spazio melodico, pur mantenendo al centro la vena rap che sarà eternamente dentro la sua musica. Il punto focale sta proprio nel fatto che, pur da artista “storico” per il genere, traccia dopo traccia riscopriamo il suo passato, incrociandolo con una notevole sperimentazione.

A questo riguardo, tanto viene fatto anche dai featuring. L’impatto di ogni artista presente in Tropico del Capricorno è unico e distinguibile, seppur in linea con il concept a cui Guè vuole farci arrivare. Che siano cantanti, rapper, tutti hanno avuto la grande capacità di mettersi in una certa scia, senza sfigurare di fianco a una figura di altissimo livello. Non si notano assenze particolari, proprio perchè dalla musica ai testi, tutto è bilanciato ed espresso in funzione di un certo obiettivo, che però non è immediato alla comprensione. Il 2025 si apre, in conclusione, con un album che alza irrimediabilmente il livello. Se la chiusura dell’anno passato era stata esplosiva, la scia sta proseguendo in una direzione ben precisa. Il rap sta cambiando, ricercando nuove forme, pur restando fedele a se stesso. Guè ha detto la sua, ora accostarsi non sarà facile.

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