Una delle voci più vere nel rap italiano, è così che vuole presentarsi Disme. Artista genovese, nel collettivo della Drilliguria, che stanotte ha rilasciato il suo ultimo progetto discografico, Lieto Fine. Cromosomimedia era presente sia al preascolto, dove Disme ha potuto presentarci il disco traccia per traccia, sia al release party, che ha visto ospiti di alto calibro come Tedua, Bresh e Vaz tè. Tutti si sono riuniti per ascoltare un progetto che ha davvero il potenziale di risultare nuovo e interessante, aderente al passato ma con lo sguardo teso verso il futuro. Tutto ciò, condito dalla ormai nota aura che gira intorno al collettivo genovese, probabilmente il più forte e coeso che troviamo in Italia.
Esiste il lieto fine?
No, almeno, non secondo Disme. Ogni traccia è un salto in avanti e nel vuoto, tra la propria vita e quella coscienza sociale che è totalmente diversa da come ci viene raccontata nei film. Questo, perchè il lieto fine è un concetto rimandante alla letteratura, all’arte visiva, che però nelle barre del rapper genovese non trova il proprio spazio nella cruda realtà. Con questo disco, Disme è riuscito a mettere in musica tutti quei nessi logici che in parte hanno dato vita al rap come genere musicale. La rabbia, il disagio per l’esistenza all’interno di questa società, sono motivi che trascinavano le penne dei primi rapper, ma che ancora trovano riscontro nei nuovi artisti. Non possiamo parlare di concept album, però sicuramente ci siamo trovati di fronte ad un album pieno di concetti, di idee, di riflessioni.
Tutto ciò è la spinta che Disme sente nel creare e celebrare la propria musica. Ciò che permette a Lieto Fine di essere un progetto definibile come complesso e particolare è anche il suo primo e stretto scopo. Non intrattenere le masse, non fare numeri, non diventare il capo della collina: Disme scrive per se stesso, perchè la musica è terapia e gli consente di espletare in tutta forza il suo disagio, la sua discronia con il mondo che lo circonda. In varie componenti del disco possiamo riscontrare tutto questo, cercando anche di interpretare parole e barre che, a prima vista, possono sembrare superficiali.
Una canzone d’amore, che parla di armi e di droga.
Una frase, estratta dal brano con Bresh, che riassume in parte il senso che vogliamo fare attraversare a questo disco. Seppur il parlato di Disme non sia pulito, radiofonico per dirla semplice, la sua espressività non ne risente. A prima vista, superficialmente, può succedere di non cogliere alcune metafore, varie sfaccettature di parole che vengono prese come vuote. Eppure, entrando nell’ottica dell’artista, nel modo in cui lui stesso filtra il mondo attraverso la sua scrittura, persino frasi “gangster” (perdonateci il termine se non sembra il più adatto) ricevono tutt’altra interpretazione.
Lieto fine è un disco completo, forse uno dei migliori che abbiamo potuto sentire quest’anno. Se volessimo stare lì a trovare un difetto, potremmo dire che è poco vario, poco versatile. Probabilmente è così, eppure anche in questo caso, l’ascolto intenso e specifico dei brani aiuta a capire il motivo di questa scelta. Il punto non era dimostrare qualcosa, non era fare sentire al pubblico e agli addetti ai lavori quanto Disme potrebbe stare bene su quel tipo di brano, piuttosto che quell’altro. L’intento del rapper genovese era tirare fuori il suo passato e presente, scrivere con lo sguardo sul mondo e dentro di sè, criticare la società ma prima ancora se stesso.
In poche parole, in piena chiave rap, anche se si toccano sonorità tendenti al dembow, Disme ha creato un prodotto vero, musicalmente cucito sul proprio io artistico e, in quanto tale, gradevole anche per un pubblico più ampio del suo attuale. Lieto fine potrebbe realmente essere la rampa di lancio definitiva per un cantante che in molti hanno in playlist, ma pochi hanno davvero approfondito e compreso. Se non ci credete, l’album è fuori dalla notte di oggi su tutte le piattaforme digitali…sperimentatelo voi stessi.