Dargen D’Amico live: tappa finale al Teatro Bolivar

da | Ott 14, 2024 | #Cromosomiintour

Dargen D’Amico ha incantato tutti l’11 Ottobre al Teatro Bolivar di Napoli: ecco come è andata…

Venerdì 11 Ottobre, Teatro Bolivar di Napoli, sold-out già da mesi la tappa finale del tour di un artista incredibile: Dargen D’Amico.

Sul palco in accappatoio e simil-pigiama, i soliti occhiali che coprono 3/4 di volto, una squadra di musicisti d’eccezione. Il concerto si apre in modo estremamente intimo.
Il silenzio clericale in sala spaccato soltanto dalla voce di Dargen che recita:“Mamma, non lasciarmi a casa sola” – lacrime.
“Arrivi, stai scomodo e te ne vai”, un capostipite della discografia dell’artista che per questo tour ha portato sul palco, oltre ai classici, CIAO AMERICA. Album che più che un album è uno spaccato dei nostri giorni: la rappresentazione del mondo attuale, magro in certezze e costruito su fondamenta fatte di dubbi e contraddizioni. Un concerto durato due ore, percepiti venti minuti.


I musicisti che hanno accompagnato Dargen hanno creato un’atmosfera incredibile grazie ai molteplici arrangiamenti che hanno stravolto una buona parte dei pezzi della discografia.

Dargen ha infatti ha raccontato un simpatico aneddoto in merito ad un pezzo del 2010. Nei tour precedenti non riusciva mai a cantarlo in quanto ciò che aveva scritto gli piaceva ma non tanto quanto la produzione. Ha chiesto quindi ai ragazzi di riarrangiarla al fine di cantare la canzone fino al termine, almeno per questo tour. Una squadra di polistrumentisti legati a Dargen da una complicità unica nel suo genere che ha consentito all’artista, inoltre, di scherzare e ridere di loro – con loro, diffondendo nell’aria una serenità incredibile che ha messo a proprio agio chiunque.
Difatti, il pubblico, ha molteplici volte interagito sia con i musicisti che con Dargen.
Dopo il cambio d’abito (che vedeva Dargen indossare una borsa a forma di pizza), si è anche sollevato dal pubblico un “amo stai benissimo vestito così!”, scatenando l’ilarità di tutta l’audience.

Nonostante l’intimità dei cuscini poggiati sul palco e delle luci soffuse, sulle note di Dove si balla, tutti erano in piedi: un momento di leggerezza e di coesione incredibile.
Sebbene l’età del pubblico fosse mediamente bassa, molte coppie di adulti erano in piedi a ballare, canticchiando il ritornello e muovendosi a tempo.
Un momento unico di unione per cui non esistevano condizioni per essere lì.

Il Teatro Bolivar è stata la cornice perfetta per uno spettacolo che sapeva d’amore e di nostalgia – un concerto che parlava di lontananze, rimorsi, rimpianti, analisi degli stati nervosi. Un concerto che, però, parlava soprattutto di consapevolezze e di amore. Del sognare qualcuno che ti aspetta a casa, di non avere più paura di essere rimpiazzati, della calma e della quiete ma, soprattutto, della speranza di un futuro migliore.

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