Uno degli esponenti più eclettici e (se vogliamo) controversi della scena cantautorale italiana contemporanea è tornato e lo ha fatto appena un filino prima di Sanremo, 74esima edizione in cui anche lui farà il suo bel figurino con il pezzo Onda alta: stiamo parlando di Dargen D’amico e del suo nuovo progetto Ciao America, finalmente fuori su tutte le piattaforme per Island Records. L’annuncio con poco preavviso sorprende un po’ tutti, dai fedelissimi al grande pubblico arrivato con Dove si balla.
Dargen D’Amico, Ciao America ed Edicola Dargen
Pochi giorni fa siamo stati da House of Mediterraneo a Milano alla presentazione di Ciao America, in compagnia di Jacopo che ci ha parlato un po’ del nuovo album, del brano in gara al Festival e dell’esibizione per la serata delle cover (un omaggio al maestro Morricone). Non ultimo per importanza, ci ha raccontato del progetto “Edicola Dargen” a Sanremo, ovvero una serie di incontri giornalieri con ospiti ed esperti che forniranno dati, approfondimenti e testimonianze riguardo al tema della migrazione (eh sì, per chi non avesse già letto spoiler di ascolti del brano o per chi si fosse perso il testo di Onda alta su TV Sorrisi e Canzoni, il pezzo porta alla luce una tematica molto delicata e scomoda, ma pur sempre “in stile Dargen”).
«“Dove si balla” era una canzone dove si fotografavano i due anni precedenti, guardando fuori io avevo inserito elementi che mi avevano colpito. Allo stesso modo credo di aver fatto con “Onda Alta”. Io sono molto stimolato da quello che accade e il 2023 è stato un anno di arrivi in Italia di migranti che hanno superato le 150mila unità, quindi un anno particolarmente sensibile da questo punto di vista»
«L’edicola sarà davvero un’occasione importante in cui discutere di soluzioni, perché Onda alta è un brano che racconta un problema collettivo e ci saranno delle proposte di soluzioni individuali raccontate da persone che nella vita cercano davvero delle soluzioni»
Abbiamo, in un secondo momento, fatto un salto in studio con lui e abbiamo avuto il piacere di ascoltare in anteprima alcuni brani del nuovo disco, tra qualche battuta da censura e un paio di bicchieri di prosecco.
In Ciao America passato, presente e un futuro sempre più incerto si rincorrono:
«Ciao America è un titolo cumulativo: lavorando ai brani di questo disco ho notato che c’era una tendenza nello scrivere, a riferirmi ai legami familiari. Ciao America per me rappresenta un capitolo importante della mia gioventù, soprattutto quando in vacanza in Sicilia c’era l’occasione di parlare dei nostri parenti immigrati, di leggere delle lettere e io quei momenti, forse con una certa leggerezza giovanile, li ho etichettati come “Ciao America”»
«Ciao America però è anche una sintesi di quello che faccio io: musica italiana che si approfitta di alcuni stilemi musicali degli Stati Uniti, senza che lo stilema prevalga sulle scelte di musica italiana»
«Poi mi sembrava in qualche modo riassuntivo di questo momento che il mondo sta vivendo, con il passaggio dello scettro dall’Occidente all’Oriente, quindi un “Ciao America” in questo senso»
E di fatto, Ciao America è un puzzle di immagini autobiografiche (pensiamo a Patto di fango, pezzo in cui Dargen gioca a carte scoperte e rivela il suo “Io” più intimo), ma anche di riflessioni collettive (come nei brani La Goccia e Check-in), uno spaccato accurato e cosciente dei giorni che stiamo vivendo.
La profondità delle tematiche viene in qualche modo bilanciata e smorzata da una variegata selezione di produzioni inaspettate, alcune nate (a detta di Jacopo) da una provocazione: non possiamo non pensare ad Energia electronica e alla sua cassa potentissima. Che sia un invito a lasciarsi andare in pista e nella vita ed evadere da un “immobilismo” individuale e collettivo? Assolutamente sì.
Convivono, dunque, musica da rave anni ’90, ma anche accenni di raggaeton, di soul, interessanti switch anni ’80 e produzioni più tradizionaliste e acustiche.
«Mi riferisco alla musica come sensazione. Nel momento in cui mi metto a produrre se ho la sensazione che quella sera, quella notte, io mi debba recare in un territorio anni ‘60 o ‘70, ci vado e non sento la necessità di farmi delle domande. Io vengo dal beatmaking, dall’hip hop e nel momento in cui si fa una scelta musicale poi si tende in qualche modo a incorniciarla con quelle che sono le proprie scelte stilistiche, ma io in questo album non ho fatto questo tipo di ragionamento»
«Mi diverto a produrre e non mi diverto a scrivere. Però è anche vero che la produzione non mi chiarisce nulla e invece la scrittura mi mette di fronte a delle risposte che non sempre cerchi, ma ti dà la possibilità di “meditare” e concentrarti su quello che pensi»
«I testi si appoggiano su ragionamenti che mi appartengono da sempre, però sono veicolati con scelte musicali diverse»
Riguardo alle collaborazioni di Ciao America:
«I feat in questo disco non sono stati scelti in maniera strategica.
Cosimo lo conosco dai tempi del liceo, erano vent’anni che non collaboravamo però ne abbiamo sempre parlato. A me piace quando diventa malinconico. Quando è nata l’idea di un brano un po’ più acustico, di Complicarti la vita gliel’ho sottoposto e gli è piaciuto. Bea mi piace quando graffia, quando ti fa sentire il peso delle cose che canta ed è nata così»
«Allo stesso modo, con Mirko ci sentiamo, ci frequentiamo e la produzione di Metà di qualcosa mi sembrava adatta a lui e gli è piaciuta. Sono abbastanza “vecchia scuola” sulla questione collaborazioni»
I feat vanno a completare, quindi, un progetto già colmo di elementi e strati di lettura, vanno a rifinire il masterpiece di Dargen, che senza alcuna presunzione immortala una società sempre più contraddittoria, cinica e disillusa. Ciao America sviscera l’animo umano in maniera pungente e suggestiva. Prendetevi del tempo per elaborarlo.