Fermiamoci un attimo: quanto sottile deve essere diventata la linea tra musica cantata e farsa?
Provo a spiegarmi meglio, altrimenti rischio di ritrovarmi sotto casa l’ambulanza per il primo TSO della mia vita.
Quando parliamo oggi di musica a cosa ci riferiamo?
Da addetto ai lavori e amante della critica e del conflitto verbale, adoro mettere un pizzico di pepe ad una narrazione sempre più appiattita al sistema “musica”. Cosa intendo dire? Quattro ragazzi poco preparati e idolatrati dalle masse non possono essere definiti: artisti – cantanti – performer. Non è astio il mio, attenzione, solo abitudine al buono ascolto messa a repentaglio da un’onda anomale che è finita nel frullatore chiamato “mercato musicale” ed è riuscito a prendersi il manico di quest’ultimo, dettandone anche la velocità. Risultato? Un prodotto usa e getta, destinato a durare quanto la relazione di due 17enni a Tropea il 15 agosto e destinati a separarsi qualche giorno più tardi.
Non è risentimento verso una generazione più giovane e vispa, meglio settata rispetto allo scorrere del tempo. Il problema risiede in alto e in altro: possiamo definire di qualità musicale alta un contenuto creato, prendo come esempio due top player della GenZ, da Anna Pepe e Tony Effe?
Possiamo definire “canzone” un brano che non ha cifra stilistica alcuna?
Possiamo definire “concerto” un momento in cui l’artista non canta e se ci prova non riesce per evidenti lacune tecniche oppure, in maniera becera, si presenta sullo stage con con 100 minuti di ritardo, canta 30 minuti e si permette il lusso di omaggiare la folla (che ha pagato ben 30 euro per il suo live) con l’ultimo brano in playback?
Possiamo ancora essere schiavi di un sistema che mira all’ingrasso di contesti del genere a discapito del pentagramma, dell’arte e della musica altra?
Di questo passo resteranno solo i numeri delle piattaforme streaming, è lapalissiano. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Basterebbe fare un passo indietro, anzi due, tornare a fare scouting serio: non creare il prodotto, ma cercare l’arte.
Vale sempre il discorso che le dimensioni contano anche nella musica?
Quante vale uno stream?
Quanto vale la capacità critica di ascoltare l’artista X, godersi l’album e decidere di assistere a quel determinato concerto? Davvero dobbiamo basare la grandezza di un artista dal numero che compare sotto il nome sull’applicazione di Spotify?
Sfido chiunque a trovare sempre più persone disposte a pagar fiori di quattrini per dei live scadenti, dove esseri umani colmi di collane mastodontiche e/o gonnelline da anime sono pronti a saltellare oppure a tenersi la mano sul pacco come se dovesse scappare da un momento all’altro. Che poi, parliamoci chiaramente, io non riesco a definirla “musica”. Preferisco adottare il termine “intrattenimento” e preferisco intrattenermi con la Settimana Enigmistica.
Difficile per chi è devoto alla Musica accettare tutto ciò. Si sta perdendo sempre più l’essenza di un ruolo, quello del cantante, che ha una certa importanza nella condizione di vita della massa. La musica è quella che ci accompagna in tutti i momenti della giornata, quella in cui cerchiamo conforto, ci specchiamo e cerchiamo similitudini con le nostre vicissitudini. “Pare l’abbia scritta pensando a me” – quante volte abbiamo pronunciato questa frase? Potete dirlo anche di Miu Miu?
Siamo sull’orlo del precipizio dell’accettazione di tutto ciò, è evidente. Siamo complici di un sistema che sembra andare a gonfie vele, in realtà nasconde moltissimo sotto al tappeto dell’accettazione della critica musicale che in cambio di qualche accredito ed inviti vari asseconda e pompa situazioni e contesti estremamente arlecchineschi.
La musica merita rispetto. La musica necessita di attenzione e cura.
Non si tratta di:
- accanimento
- un improvviso attacco di boomerite
- cattiva digestione
- esperienze personali pessime con mngt di artisti citati
- nostalgia del tempo passato ad ascoltare i cd nel lettore giallo della Sony
Quello che resta è l’idea di musica, la difesa a spada tratta di un mondo che ha abbassato le difese e si è trovato agenti patogeni in casa. Ora si tratta di una lotta interna tra chi ama il bel canto e chi preferisce…boh, che cosa preferisce? Non ho mai trovato nulla di interessante e faccio una fatica immane a comprenderne il senso.
Imbracciate le cuffie, scegliete gli Artisti, andate ai concerti dove vi emozionate nell’ascoltare quelle parole che riescono a smuovervi qualcosa, perché se riuscite ad emozionarvi dinanzi a:
Con il sale nei capelli
Sì, d’estate siamo tutti più belli (oh, oh)
Sì, d’estate sono molto più baddie
Pure lui non sembra avere difetti (no, no)
E per me va loco, come per la coco
Mi stressa troppo, baby, non fare foto (ah-ah)Tu non devi mai paragonarmi a queste bitch
Lo sai che non siamo uguali
Puta madre, sono chiusa a fare questa hit
Fuori fanno 30 gradiA-abbronzatissima e bellissima
oppure
Metto benzina, metto gasolina
Mi fa impazzire se fa la cattiva
Metà bastarda, metà bambolina
Tu sei legale come una rapina
Principessa della strada
Mostrami la via della favela brasiliana
Seh, metti tutto nella Prada
Ti porto via con me in una villa a Copacabana
capite bene che avete un problema serio con i sentimenti.
Ho detto la mia, posso tornare ad ascoltare i Verdena mentre sorseggio il mio calice di vino rosso e che Dio o chi per lui mi faccia cadere le mani se dovessi mai scrivere una marchettata su costoro.
Saluti cari e buona musica a tutti.