A cura di Francesco Staino e Antonio Gurascio
Cosa ci resta dell’ultima edizione del Festival di Sanremo? Ok, ha vinto Angelina Mango, ma poi? La gestione Amadeus ha regalato una buona edizione del Festival che, però, non ha convinto fino in fondo. Forse sarà impopolare dopo gli ascolti di questa edizione, ma perché restare sempre il prodotto pre confezionato e non provare a fare lo step successivo? Perché continuare a tergiversare nello stereotipo degli italiani medi, quelli del qua qua qua e dei temi sociali importanti trattati solo in maniera superficiale per intenderci. Ora potrà sembrare una bastonata, ma apprezziamo lo sforzo della direzione artistica di Amadeus, capace di portare il punk sull’abbottonato palco dell’Ariston e dare, di conseguenza, una varietà di proposta tale da tenere sullo schermo milioni di italiani, più di ogni edizione. Ed è proprio il livello degli artisti e dei brani che ci ha regalato la settantaquattresima edizione di Sanremo che deve accendere una spia e spingere verso ad un contorno migliore: questi cantanti in gara, questi ascolti, avrebbero meritato un contesto meglio orchestrato. La musica, però, ne è uscita complessivamente bene.
Ma cosa resta del Festival di Sanremo quindi?
I trenta artisti, e noi di Cromosomi ci siamo impegnati nello stilare la classifica di fine settimana, con promossi e bocciati, qualche rimandato alla prossima edizione e qualcuno che speriamo di rivedere tra qualche anno.
Renga e Nek: 5,5
Il duo tutto fascino ed esperienza ingrana con le serate, come un Peugeot 206 Diesel del 1999. Il brano non gira, quello che lo tiene in piedi è l’esperienza del duo che gli permette di non naufragare totalmente nel mar Ligure
BigMama: 6,5
Lo sentite il flow? Sentite quelle parole che hanno un valore inestimabile? BigMama ha portato avanti una settimana da leonessa, con un brano e appelli di denuncia che possono solo far bene in un momento storico del genere.
Gazzelle: 7+
Un viaggio di notte in autostrada tra Sanremo e Roma Nord, la dolcezza e la timidezza di un ragazzo consapevole dell’importanza del palco che ha calcato. Una settimana che ha visto Flavio divertirsi e divertire, con un occhio sempre alla capitale, un luogo da cui si può e si vuole scappare, per ricercare magari un attimo di felicità lontano dai luoghi che sono croce e delizia delle nostre vite.
Dargen D’Amico: 7-
Lui dice di non essere stato politico, in realtà ha nobilitato il concetto di politica con la sua canzone ed i suoi intermezzi parlati. Istrionico, non lascia nulla al caso e continua a lasciare il segno nella kermesse sanremese.
Il Volo: 6+
Quello che definiresti “minimo sforzo, massima resa” è il concentrato del brano portato al Festival di Sanremo dal trio (che non vuole più essere definito di “tenori”).
Loredana Bertè: 6+
Sarà impopolare, ma forse è risultato stucchevole il tentativo di esaltare il brano dell’iconica Loredana. Ogni rassegna alla quale partecipe non può e non deve essere un’occasione di premio alla carriera, come accade a volte con il Pallone d’Oro. “Dentifricio-artificio” resterà la fotografia di un brano spinto dalla stampa, soltanto dalla stampa…
Negramaro: 7-
Tra le poche certezze che restano nella musica italiana troviamo sicuramente i salentini. Intensità, passione, calore, “Eravamo una canzone di Battisti all’alba” come messaggio da inviare a chi manca, a chi non tornerà, a chi ha costruito casa altrove e ci ha lasciato sull’uscio, ad aspettare.
Mahmood: 7,5
Facile dire che non sbaglia un brano manco per sbaglio e che renda oro non solo la tuta del suo testo. Probabilmente il live più versione Eurovision tra tutti i concorrenti. Ammicca, si muove, fa la linguaccia, rende vivo il palco dell’Ariston e menomale oseremmo dire.
Santi Francesi: 7+
Probabilmente il brano più sottovalutato di questa kermesse da parte degli italiani. Il duo che arriva da X Factor ammalia e seduce, la serata cover è la ciliegina sulla torta di una settimana perfetta, e poco conta quella classifica…
Diodato: 7-
Vita lenta ed una ballad, questo è lo scenario perfetto per ascoltare il brano di Diodato. “Forse un’ultima parte di me crede davvero che sia possibile” la frase di noi sottoni pronti a non pensare minimamente alla fine, all’accettazione di qualcosa che è chiuso e quasi certamente non si aprirà.
Fiorella Mannoia: 7-
La storia calca la storia, non ci sono altre frasi per definire la partecipazione di una delle colonne portanti del tempio della musica del Belpaese. Il brano funziona, non è una stucchevole ricerca di celebrare una carriera, ma la constatazione di qualcosa di bello che risuona tra il velluto delle sedute dell’Ariston.
Alessandra Amoroso: 6
Smuoversi dal solito motivetto non è scontato, infatti non è successo. Alessandra Amoroso resta nel suo e non fa danni, il suo brano è un monito sulle difficoltà della vita di tutti i giorni e della capacità e la forza di potersi rialzare
Alfa: 6+
Tik Tok è pronto ad accogliere anche questo suo brano. Lui è stato il pulcino di questa settimana, mai fuori posto e con un sorriso smagliante e contagioso. Non sarà l’ultimo, ne siamo certi…
Irama: 7-
Biondo e dannato fuori, la realtà è che siamo di fronte al più lampante esempio che l’abito non fa il monaco. Irama è intenso, dolce. “Bastasse solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me” risuona nelle cuffie, di notte, tra i ricordi e la nostalgia di una persona assente.
Ghali: 6,5
Il valore politico e sociale di questo artista è stato fondamentale per la buona riuscita di questa edizione del Festival. Casa mia è la leggerezza densa della canzone contemporanea che sa ben coniugare un ritmo magico a tematiche centrali nella vita quotidiana.
Annalisa: 7+
Artista totale che concilia la sua grandezza da showgirl ad una voce veramente straordinaria. Balla, canta, si prende la scena con una semplicità estrema. Pezzo da radio che merita di stare in cima.
Angelina Mango: 8,5
Mai vista una cantante alla sua prima apparizione al Festival di Sanremo con una tale padronanza del palco, della voce e delle melodie. Sembra una veterana per attitudine all’evento musicale e, al contempo, la più alta rappresentante di una sensibilità umana e disarmante.
Geolier: 7,5
Si parla spesso di Napoli come se venire da lì fosse una responsabilità troppo gravosa per chiunque. Geolier è sì lo stendardo di Napoli, ma è lo specchio di una intera generazione che si è aggrappata al suo brano. Sul palco è una tigre, sulla base è sinuoso come un giaguaro: l’oro di Napoli.
Emma: 6,5
L’esperienza sanremese di Emma pesa sul palco dell’Ariston. Apnea è un propulsore ad energia nucleare, nonostante non sia stato uno dei migliori brani prodotti dall’artista salentina. Emma carica a molla il pubblico e non sfigura, come sempre, al Festival.
Il Tre 7-
Vero outsider di questa edizione. Il Tre è cresciuto serata dopo serata fino al climax finale. Fragile è dirompente ed è la risultante di un cammino artistico percorso passo dopo passo con perseveranza e passione.
Ricchi e Poveri: 5,5
Più simpatici che convincenti. Sicuramente lo show dello storico gruppo è il più coinvolgente di tutto Sanremo, soprattutto se si considera il fatto che negli ultimi anni gli artisti appartenenti alla loro sfera generazionale hanno spesso sfigurato diventando inadeguati. Divertenti e artisticamente ineccepibili, ma certamente non sufficienti.
The Kolors: 6,5
Hit mania per loro che hanno lanciato un vero e proprio fenomeno virale con Un ragazzo incontra una ragazza. Il pezzo è ben fatto, sul palco la performance è veramente forte e funziona. Il tormentone di Sanremo porta il loro nome.
Maninni: 6
Un buon esordio per lui. Ha larghi margini di crescita soprattutto perché è valido vocalmente e alcuni passaggi di Spettacolare sono molto interessanti. Melodie e atmosfere intense che hanno regalato delle piacevoli sensazioni durante la settantaquattresima edizione del Festival.
La Sad: 6-
Il trio più stravagante del Festival ha portato sicuramente una ventata di originalità e di colore all’interno del teatro Ariston. Autodistruttivo è una canzone variopinta di sfumature che lancia un messaggio molto significativo. Pagano un po’ la loro giovinezza e l’eterogeneità rispetto al contesto sanremese.
Mr. Rain: 6-
Dopo Supereroi ci si aspettava forse uno sforzo maggiore da lui. Statico e accomodato nella sua comfort zone, non ci regala altalene di emozioni perché il brano è semplicemente l’ennesimo (buon) pezzo di Mr. Rain.
Fred De Palma: 5,5
Sperimentare è sempre apprezzato, ma nel caso di Fred de Palma il brano è veramente poco incisivo. Sembra un pezzo non nelle sue corde. Straniante e frastornato, purtroppo, il rapper torinese non ha dato sfoggio delle sue migliori peculiarità che conosciamo bene.
Sangiovanni: 7-
Finiscimi è un brano che ha imboccato curve sentimentali non indifferenti. Sangiovanni è introspettivo sul palco ed emoziona il suo atteggiamento rispetto alla musica e al pubblico. In punta di piedi.
Clara: 6
Esordiente di lusso, la vincitrice di Sanremo Giovani è una cantante già formata. Diamanti Grezzi e il suo Sanremo sono un’ottima base per il futuro. Crazy J non è soltanto trap, ma un’artista che ha mostrato all’Italia intera uno spunto saliente di trasversalità musicale.
bnkr44: 7
Policromi e poliedrici, i bnkr44 sono energia allo stato puro. Governo Punk è stata l’esperienza empatica del pubblico di Sanremo con un gruppo che, convenzionalmente, non rientra nei canoni del Festival. Che Idea!
Rose Villain: 6,5
Rose Villain cambia, si trasforma, muta e si libra nel cielo dell’Ariston. Coraggiosa nelle scelte e originale nel realizzare una vera e propria collatio musicale inanellando, in modo omogeneo, momenti musicali veramente diversi e vari tra loro. Esplosione vocale riuscita per Rosa Luini.