Giacomo, La Municipàl: guardare il mondo come un bambino

da | Gen 23, 2024 | Recensioni singoli

La Municipàl è un duo musicale composto dai fratelli Carmine e Isabella Tundo, autori di canzoni “perdute” – come suggerisce la loro biografia su Spotify – dalle sonorità indie pop. Il nome è un omaggio al padre, ex comandante della polizia municipale. Carmine e Isabella Tundo, durante il loro percorso artistico, iniziato nel 2013, hanno […]

La Municipàl è un duo musicale composto dai fratelli Carmine e Isabella Tundo, autori di canzoni “perdute” – come suggerisce la loro biografia su Spotify – dalle sonorità indie pop. Il nome è un omaggio al padre, ex comandante della polizia municipale.

Carmine e Isabella Tundo, durante il loro percorso artistico, iniziato nel 2013, hanno ricevuto l’appoggio da parte di artisti affermati quali Subsonica, Niccolò Fabi e Le luci della centrale elettrica. Nel 2019 prendono parte a “Faber nostrum”, l’album tributo per Fabrizio De André. Il loro ultimo singolo “Le hit estive” risale a novembre 2023.

Giacomo è un brano dalle prime note squisitamente elettroniche, il racconto, firmato La Municipàl, di una persona che cerca di mettere insieme i frammenti dei suoi ricordi per ricostruire la sua vita e ritrovarsi.

Giacomo è una valigia contenente sogni “di seconda mano”, una radio giapponese “per cercare le stazioni dei Balcani o del Marocco”, una coperta rossa, un hard disk “che credevo fosse rotto”, foto delle ex, mille porno. Insomma, è come curiosare tra gli effetti personali di qualcuno: troviamo gli oggetti più disparati e cerchiamo di capire che significato hanno per quella persona, ma soprattutto chi è quella persona.

Il ritornello esordisce con “Da quando è nato Giacomo, Milano non mi fa più schifo”. Ma chi è il Giacomo che canta La Municipàl?

Giacomo è il bambino che si vede sulla copertina del singolo, con tutto un mondo da scoprire, tante foto da scattare, con cui “passare il Natale, contare le luci rosse del presepe” e a cui “raccontare gli orrori della religione, mostrare la mia collezione di fallimenti”.

Il testo è un collage di ritagli intrisi di nostalgia e affetto, una dolce promessa, forse un invito a ricordarci di provare a guardare il mondo con gli stessi occhi di un bambino, chissà che magari non riesca ancora a coglierci di sorpresa.

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