Liberato è Napoli all’ennesima potenza: una città intera sul palco di Piazza del Plebiscito

da | Set 18, 2023 | #Cromosomiintour

di Elisabetta Condello di Martina Moscardi di Francesco Staino Il giorno che tutti stavamo aspettando dal suo annuncio è finalmente arrivato: Liberato in Piazza del Plebiscito a Napoli ci ha fatto letteralmente sognare Abbiamo avuto il piacere di prendere parte a due live su tre, giorno 16 e 17 settembre.L’emozione era palpabile già da molte […]

di Elisabetta Condello

di Martina Moscardi

di Francesco Staino

Il giorno che tutti stavamo aspettando dal suo annuncio è finalmente arrivato: Liberato in Piazza del Plebiscito a Napoli ci ha fatto letteralmente sognare

Abbiamo avuto il piacere di prendere parte a due live su tre, giorno 16 e 17 settembre.
L’emozione era palpabile già da molte ore prima del concerto, lo si poteva constatare in tutto: fiumi di gente con addosso le maglie del merch, rose finte ovunque, per non parlare dei ragazzi accampati nella venue sotto il sole cocente pronti ad accalappiarsi la prima fila.

Un hype che ci ha fatto prendere bene, considerando che si tratta di un artista italiano: il trambusto è stato ben accetto.

Napoli con i suoi colori e la sua gente si è presentata più partecipe che mai. Lei che ha sempre creduto con fierezza nel giovane artista sin da Nove Maggio, non ha di certo mancato questa incredibile occasione per riempirlo di affetto con più di 60mila anime ad accoglierlo, le tre date completamente sold out ne sono la dimostrazione.

Liberato incendia Piazza del Plebiscito, Napoli si risveglia, riconosce il richiamo

Siamo ad un passo dall’ingresso e già l’impatto con la terra mette voglia di ballare, è una Napoli Liberata, comoda, accogliente. Uno squarcio di luce interrompe il lavoro della notte, il mistero non è più soltanto un’ombra ai piedi del Vesuvio ma ha un nome, un nome che risuona dal profondo, dalle viscere di una città che combatte, con il cuore e con la rosa, per invadere lo spazio vitale del silenzio.

Liberato arriva sul palco ed in un attimo ci troviamo catapultati in una reazione alla Jumanji, nota dopo nota, quelli che dovevano essere 45.000 corpi diversi si fondono in un unico agglomerato di musica e parole. Possiamo dire d’aver fatto l’amore con le gambe di ognuno di loro.

Poi un lancio di dadi, un giro di tavola, una carta rubata da sotto il tavolo, arriva Nove Maggio e c’imbattiamo in Calcutta.

Quello di Liberato non è un live come tanti altri, ma un’esperienza della musica

Canzone dopo canzone, la meraviglia di guardare negli occhi di uno sconosciuto e riconoscere pezzi di se, trovare nelle mani che battono a tempo di musica, lo stesso ritmo dei propri bpm, nei piedi in fomento gli stessi passi falsi, le stesse rotture d’equilibrio, per poi, come in Man in Black, dimenticarsi di tutto.

Non pensiamo si possa descrivere in maniera diversa l’abbraccio della musica. Stretto, divoratore e riparatore.

Liberato porta sul palco il presente, ci vuole lì, ci tiene stretti, bracca i nostri pensieri, non ci lascia scivolare nei pertugi dell’inconscio. Ci vuole esposti, senza pensare all’esposizione.

E’ sabato, siamo qui per fare casino, mettete via quei telefoni

Ci vuole fuori dall’occhio della camera, fuori dal tasto rosso della REC., dal minutaggio dell’emozione. Un artista a tutto tondo con produzioni assurde, scenografia da cardiopalma, che vedreste in tipologie di concerto apparentemente lontane anni luce, come ad esempio Travis Scott. Azzardato fare questo paragone? Sì! Lo facciamo? Certo!

Liberato prende la forma delle lacrime dalle mani che battono in Piazza del Plebiscito, le stesse degli adolescenti che scivolano sui corpi dei fidanzatini in Guagliuncella Napulitana, degli occhi al cielo durante lo spettacolo pirotecnico in O core nun tena padrone, dei lampioni che illuminano poco e male i vicoli decadenti e bellissimi che costeggiano via Toledo, dei murales per lo scudetto vinto da una città intera, delle gambe e dai piedi che sbattono al suolo e volteggiano mentre danzano.

Liberato saluta Napoli e la città abbraccia il suo eroe mascherato.

La maschera, quella di Pulcinella, quella di Osimhen, quella di Liberato stesso, una caratteristica di una delle città più belle del mondo che mantiene una certa riservatezza sul bello che ha, come se volesse tutelarlo, dove folklore, passione, amore, decadenza, fragore e teatralità si intrecciano fino a formare un’unica grande coperta che dal golfo risale fino al Vesuvio e ci rende tutti scugnizzi.

Almeno una volta nella vita fatevi rimboccare la coperta da questa città, da Liberato e dalla vita partenopea. Non ve ne pentirete!

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