Dovevamo perderci per ritrovarci: lo Stato Sociale ritorna con il nuovo disco

da | Mag 31, 2023 | Interviste

Dopo quasi sei anni, come tutti i grandi amori che non finiscono ma fanno dei giri immensi e poi ritornano: il nuovo disco de Lo Stato Sociale. Nel 2021 con la pubblicazione dei cinque EP: Bebo, Checco, Carota, Lodo ed Albi, era sempre più chiara la direzione che il gruppo stesse assumendo, percorrendo strade “singole”. Invece, contro tutte le aspettative, il 05 maggio 2023 pubblicato da Garrincha Dischi esce: Stupido Sexy Futuro con il featuring di artisti come CIMINI, Naska e Mobrici.

Ma cosa aspettarsi dal nuovo disco che trae ispirazione dai Simpsons?

Ebbene sì, il titolo richiama una puntata in cui Homer Simpson impreca “Stupido Sexy Flanders” contro Ned Flanders perché, nel tentativo di ricordarsi come si scia, viene invece distratto dalla tutina del suo odiatissimo vicino: quindi cade e si fa male.

“Il futuro potrebbe essere Ned Flanders in vestito aderente che è una cosa molto stupida e allo stesso tempo molto sexy, è qualcosa che ti attrae e, contemporaneamente, ti deluderà profondamente” spiega Alberto Cazzola.

Infatti, sebbene il tentativo sia quello di restituire lo stile originario della band, il disco non parla delle origini ma alle origini, racchiudendo un po’ di esperienze, cercando di restituire consapevolezza sul futuro e avvertendo gli ascoltatori sulla cocente delusione che attende non soltanto la band bolognese ma tutti noi in generale.

nuovo disco stato sociale_simpson

Da quanto state lavorando al nuovo disco e da dove è partito il tutto?

Sulla gestazione si sofferma subito Alberto: “E’ un insieme di canzoni, non vecchie, ma diciamo neanche recentissime degli ultimi tre/quattro anni fa. Altre cinque, invece, sono state scritte nell’ultimo anno quindi è stato mettere un po’ insieme le cose.

Ad un certo punto ci siamo trovati ad avere materiale sufficiente per fare due dischi (20-25 canzoni) e, facendo una selezione, quelle che fossero maggiormente coerenti con l’intento del disco.

Non ci sono grandi singoli o canzoni particolarmente ambiziose ma sono delle canzoni che vogliono dire delle cose e che ci rappresentano per come siamo adesso.”

Si aggancia anche Lodo per sottolineare la volontà di restituire l’originaria naturalezza ai testi, non pensati per divenire “hit” ma per essere autentici.

“Volevamo fare un lavoro in grado di esprimere quello che siamo adesso e un po’ quelle che sono state le fortune degli esordi: dicendo delle cose dritte in faccia senza guardare tanto alla forma e senza guardare tanto al mercato degli streaming e/o radiofonico”.

Lo Stato Sociale si rivolge, dunque, ai nostalgici? Il “vecchio pubblico” che adesso accompagna la Gen Z ai concerti?

La risposta giusta è il vecchio pubblico ma delle nuove generazioni!

“Il vecchio pubblico non ha fatto in tempo a figliare dei figli così grandi da andare ai concerti.

Si la cosa che succede adesso è che quelli che c’erano 10 anni fa, adesso sono in fondo con il cappotto, non il gin tonic ma la birra in mano e la baby sitter a casa mentre in prima fila ci sono i ventenni che urlano le canzoni di 10 anni fa e noi non sappiamo come accada.

E per una banale questione ormonale, un concerto come il nostro diventa la festa di gente di vent’anni e quelle canzoni diventano improvvisamente loro, nonostante in origine erano per noi e per quelli in fondo con il cappotto.

Quindi, c’è questa strana sensazione di essere al centro di una festa al quale non siamo stati invitati.” ci racconta Lodo con una vena ironica sul destinatario del tour e del nuovo disco.

Infatti, lo scopo dell’arte è proprio quello di creare dei messaggi in cui, a prescindere dal momento storico, sia possibile immedesimarsi.

Per i nostalgici dell’ultima fila e i futuri nostalgici della prima fila, lo Stato Sociale non smetterà di far battere i piedi a grandi e piccini uniti dalla voglia di far festa.

Nelle collaborazioni inserite nel disco si consolida il rapporto o il divario con le nuove generazioni di artisti? 

La differenza di anni lascia il tempo che trova nonostante un artista come Naska, ad esempio, sia comunque più giovane di dieci anni.

“In realtà ci siam scritti perché mi emoziono con questi sbarbi che suonano le chitarre, insomma si crea una certa empatia con questi artisti perché sento che non si arrabattano per gli streaming ma cercano di portare gente ai concerti.

Io trovo che sia molto vitale quell’ambiente, che facciano il pezzo della vita o pezzo che non mi piace non conta nulla perché mi piace l’energia che hanno. Ciò che non capisco, non lo capisco perché sono un vecchio di merda.

E nel lavorarci insieme devo ammettere di aver riconosciuto la stessa botta che avevo io dieci anni fa, quindi siamo molto più vicini di quello che sembra”.

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Nel nuovo disco non solo collaborazioni musicali, Il progetto con Timidessen

“Sono un duo di ragazzi che lavorano su instagram con delle grafiche molto interessanti e nel momento di ideazione del disco e dell’artwork ci sembrava il progetto fosse coerente con l’immaginario collegato al messaggio che volevamo veicolare”.

“Anche le canzoni vengono sfruttate dal punto di vista economico, vengono trattate come merce. Lo scopo, dunque, è unire al concetto una rappresentazione grafica di prodotti che avessero il titolo delle canzoni.”

La grafica ritrae, infatti, un volantino del supermercato con le offerte speciali ed ogni canzone corrisponde ad un prodotto, mentre la copertina del disco è una passata di pomodoro spaccata per terra. Il passato in frantumi è proprio una metafora del futuro che ci aspetta.

Sulla collaborazione interviene Alberto: “Ci siamo trovati molto bene nel capire quale fosse l’intento comunicativo del packaging, hanno seguito le idee proposte e sono riusciti a cogliere esattamente l’intento dell’opera, concentrata sulla mercificazione della musica,”.

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