Alle volte c’osserviamo con la convinzione di saper riconoscere il nostro riflesso da un semplice lineamento, ma lo volete un segreto di quelli “cattivi”? Non è affatto così. Avete mai provato a pensare a quanto possa essere debilitante alimentare il senso di sé in una strada a senso unico? Beh, Maria Antonietta questo dettaglio non se l’è affatto lasciato scivolare addosso. Viale Regina Margherita è lo specchio antiriflesso che ci spinge ad osservarci ad occhi chiusi
Mi spiego meglio, conosciamo tutti Mondrian, le sue opere d’arte e la sua visione impressionista tipica del cubismo. Ecco, Viale Regina Margherita è la metamorfosi in musica del suo quadro New York City I che, per ben 77 anni, è rimasto appeso al contrario.
Maria Antonietta c’insegna che non esiste un vestito adatto per ogni stagione, che il cambiamento non è incoerenza ma identità. Che, restare fermi ad un’unica ed irrevocabile immagine del sé, è la trappola più pericolosa dalla quale fuggire
Se usassimo le parole come gomme per cancellare, la parola refuso, non avrebbe senso d’esistere. Ed invece, percorrendo il Viale Regina Margherita, c’accorgiamo che la vera bellezza sta proprio lì, in quell’errore di calcolo.
Per sentirsi liberi non abbiamo bisogno d’essere incorruttibili, ma fogli bianchi irragionevoli nelle mani di uno scrittore ubriaco disposti alla propria, sincera ed inevitabile, metamorfosi
E per quanto riguarda le conseguenze? Beh, quelle non sono altro che il prezzo da pagare quando impariamo la declinazione del verbo vivere Quindi: cambiate strada, uscite fuori dalle vostre scarpe, fidatevi dei vostri passi e perdetevi nel Viale Regina Margherita,