Conta più l’etichetta o l’artista?

da | Mar 16, 2023 | News

di Cristiana Dicembre Quanto è importante oggi, nel 2023, un’etichetta discografica per emergere? Cosa conta davvero per risaltare nel mondo della musica? Queste e altre migliaia di domande ossessionano ormai un artista emergente in un ambiente in cui milioni di progetti scalpitano per farsi notare, per essere l’uno meglio dell’altro, fino alla perdizione dell’autenticità.   […]

di Cristiana Dicembre

Quanto è importante oggi, nel 2023, un’etichetta discografica per emergere? Cosa conta davvero per risaltare nel mondo della musica? Queste e altre migliaia di domande ossessionano ormai un artista emergente in un ambiente in cui milioni di progetti scalpitano per farsi notare, per essere l’uno meglio dell’altro, fino alla perdizione dell’autenticità.

 

Sorte

 

No, nel 2023 non si può parlare più di fortuna. Siamo e siete esausti di sentirci sfigati o capitati male rispetto a chi ce l’ha fatta. Il mercato è saturo, non si può più restare aggrappati all’idea che forse un giorno i miei streaming aumenteranno a vista d’occhio e finirò sotto gli occhi di qualcuno grande.

 

Oggigiorno un artista ha tutti i mezzi e le possibilità di costruirsi la propria stessa fortuna, senza dover necessariamente firmare con un’etichetta, e la strada verso il successo parte anche e soprattutto da quanto si cura la propria immagine che sia social o semplicemente visual.

 

Informazione

 

Le etichette discografiche attraggono numerosi artisti perché questi si avvinghiano alle loro avance, ai loro complimenti per cui “se ti affidi alle persone giuste, fidati che sfonderai”. Diffidate dalle lusinghe delle etichette, specialmente se queste non aiutano la produzione della vostra musica con un apporto economico.

 

La mancanza di informazione sul mondo discografico è terreno fertile per un’etichetta, che sa di poter attrarre un artista emergente con promesse e apprezzamenti, piuttosto che con reali dati di riuscita di un progetto. Il rischio è di trovarsi comunque soli, senza l’aiuto effettivo della label con cui si ha appena firmato e, peggio, con dei vincoli che durino anche a vita.

 

Il progetto

 

Il progetto artistico è la moneta d’oro per i discografici. La priorità, in qualità di artisti, è mantenere il possesso della vostra musica. Non cedete all’idea pessimistica per cui “tanto non sfonderò, almeno mi faccio seguire da qualcuno”. No! Pensate che oggi giorno nascono professioni come quella dei progettisti culturali, per cui alcune persone creano l’idea di un progetto per il mercato culturale e la vendono.

 

Ecco, anche un artista è un progettista culturale. Quindi il suo compito è di lottare per mantenere, fino all’arrivo di un’opportunità veramente vantaggiosa, le edizioni sulla propria musica.

 

Immagine

Dopo aver curato con dedizione ogni dettaglio del vostro progetto dal lato tecnico-musicale – che, ricordate, non dovreste creare con l’intento di farlo diverso dagli altri, ma pensatelo fin dal principio come la creazione e realizzazione di ciò che più rispecchia la personalità – passate allo sviluppo dell’immagine.

 

Ancora prima di far parte di un roster di un’etichetta, costruite la vostra stessa immagine come se fosse un vero e proprio brand. Disegnate la vostra idea di comunicazione per farvi conoscere al mondo dei social (e non solo), affidatevi a esperti dell’immagine: grafici, fotografi, addetti alla comunicazione, videomaker. Confrontatevi a più non posso prima di spendere il vostro budget nella costruzione del materiale.

 

Definitevi.

 

Etichetta o artista? Do it yourself

Pensate a Chance The Rapper che nel 2016 ha pubblicato il suo album “Coloring Book” da indipendente, slegato da qualsiasi etichetta ed entrando nella top ten di Billboard. Si tratta di 14 tracce che oggi vantano milioni e milioni di ascolti su Spotify. Chance The Rapper è il caso di un artista che ha focalizzato bene il suo brand e l’ha costruito negli anni.

 

L’etica DIY (Do it yourself), ad esempio, nasce negli anni ottanta dalla scena punk e, sebbene sia un punto di vista estremista nel rifiuto delle major nella distribuzione discografica, rappresenta una ribellione già in atto nei confronti di un mercato iper controllante. La Do it yourself conduce le band verso l’autoproduzione e autodistribuzione. Tra le etichette più significative per non aver mai stretto accordi con una major c’è ad esempio la Crass Records, nata dall’omonima band rock inglese negli anni settanta.

 

A proposito di punk, c’è un caso decisamente minore rispetto a Chance The Rapper, ed è tutto made in Italy. Si tratta dei Feelbacks, una giovane band punk italiana che, nonostante la difficoltà del canto inglese (che spaventa il mercato musicale italiano), oggi detiene brani come What Went Wrong che vanta più di mezzo milioni di ascolti. La band, priva di qualsivoglia etichetta discografica è riuscita a farsi notare dal colosso Spotify, grazie alla forza del loro progetto, per di più dal genere per niente in voga negli anni della loro attività in Italia.

 

Conta la forza del progetto

 

Quello che conta, in conclusione, non è la cosiddetta smania di farsi notare, quanto più la forza del proprio progetto. Tale sicurezza si apprende in primis informandosi sull’andamento del mercato musicale e sul vero lavoro di una label, e poi da tutti i fattori produttivi e creativi del proprio progetto.

 

Cari artisti emergenti, non c’è fretta di entrare in un’etichetta discografica, piuttosto conoscete voi stessi e ciò di cui siete capaci, mettete in gioco le vostre forze e costruite il vostro team con oculatezza.

 

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