Ketama infiamma le gradinate dell’Anfiteatro di Santa Lucia al grido di 126

da | Lug 6, 2022 | #Cromosomiintour

Deciso e diretto al punto, Ketama inaugura la prima data dell’Anfiteatro buttando giù la folla dai gradini al richiamo di 126 Era molto tempo, troppo forse, che le gradinate dell’Anfiteatro di Santa Lucia non venivano percosse dai bassi delle casse e dai piedi battenti della folla, Ketama 126 però non fa sconti a nessuno. Si […]

Deciso e diretto al punto, Ketama inaugura la prima data dell’Anfiteatro buttando giù la folla dai gradini al richiamo di 126

Era molto tempo, troppo forse, che le gradinate dell’Anfiteatro di Santa Lucia non venivano percosse dai bassi delle casse e dai piedi battenti della folla, Ketama 126 però non fa sconti a nessuno.

Si abbassano le luci, la sua voce tuona precisa e sin dai primi squarci il live, prende la piega che manterrà per tutta la sua durata: l’Armageddon Summer Tour trasuda di umanità

Quello di Ketama infatti, non è un concerto da poter osservare in lontananza, si sente la necessità intrinseca del suolo ed anche l’anfiteatro sembra averlo capito, sembra quasi sentirsi di troppo difronte a questa sfrontatezza emotiva così, una volta rialzate le luci, la folla viene trasportata giù in un fiume ai piedi del palco.

L’anfiteatro è adesso una piazza, siamo tutti sullo stesso piano, tutti con la stessa voglia di cantare

Il live inizia e Ketama azzera in un istante tutte le barriere: si butta fra la folla, la cerca, la chiama. Ciò che più mi stupisce è il rispetto che vige nell’osservarsi. Come se tutti fossimo nella nostra solita piazzetta, con i soliti amici di sempre, nel frattempo Ketama continua a scambiare sguardi d’intesa con le prime file, aspettando solo il momento giusto per passarle il microfono.

Tutto ad un tratto non mi trovo più in quell’anfiteatro, sono catapultata in un’immagine comune, che mette tutti a proprio agio, che si descrive senza bisogno d’essere ricercatezza, sfioriamo la sfera del inverosimile considerando il qualitativo dell’artista.

Sembra quasi un episodio di Jumanji, ed invece è il live di Ketama

Passiamo così fra le varie tracce, una dopo l’altra senza prendere un respiro, da Ragazzi Fuori a Sparando alla luna, finiamo nei pezzi cult come Rehab, Lucciole e Scacciacani.

Ketama si diverte, noi ci divertiamo.

Ricordo perfettamente che c’è stato un istante in cui mi sono dimenticata persino del tempo, delle luci, delle persone che mi circondavano. Davanti a me avevo un animale da palcoscenico, scatenato, disinibito, perfettamente umano.

La prepotenza d’energia si fa spazio fra la folla, la inonda e si prolunga fino a Ketama, investendolo come lunghe vibrisse, quel che conta adesso non è più il numero delle tracce che mancano alla fine, ma la voglia di essere lì, dentro a quel momento.

Il bello della musica live è il cuore che ci mette per farti sentire d’esserlo davvero, viva, quasi come volesse rivendicare tutti gli anni di stream che ci siamo ormai lasciati alle spalle, un vecchio e brutto ricordo

Il live di Ketama è stato un pungo ben assestato e quindi, gonfia e livida, me ne torno felice a casa.

L’invito che vi faccio è lo stesso dopo ogni live report: c’è bisogno d’emozione, cercatela.

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