C’è un nuovo capitolo nella storia della Drilliguria, e porta la firma di uno dei suoi protagonisti più autentici. Dopo un anno intenso, segnato da collaborazioni e pubblicazioni che ne hanno consolidato la posizione nel rap game, Disme torna con Ho un problema, il nuovo singolo in collaborazione con Mambolosco, disponibile dal 10 ottobre per Epic Records/Sony Music Italy.
L’incontro tra i due artisti ha il sapore di un match naturale: da una parte l’anima cruda e riflessiva del membro della Flavor Gang, dall’altra l’ironia spavalda e l’energia di Mambolosco, uno dei nomi più riconoscibili della scena trap italiana. Un’unione di stili apparentemente distanti ma, in realtà, complementari, entrambi raccontano la realtà di chi non si è mai piegato, ma la osserva con disincanto e lucidità.
Il brano si muove su un beat trap dal respiro internazionale, spinto da una produzione densa, fatta di bassi corposi e ritmi ipnotici. È una traccia che gioca sull’equilibrio tra club e introspezione, tra il linguaggio della strada e la consapevolezza di chi, pur arrivato, non dimentica da dove viene. “Ho un problema” è una formula che diventa mantra, un modo per raccontare con sarcasmo le contraddizioni del successo, del denaro, dell’immagine. Dietro la leggerezza apparente, infatti, si nasconde una riflessione più amara: quella di chi ha imparato che la ricchezza non cancella il disagio, e che l’ascesa porta con sé nuove trappole.
Successo, soldi, apparenze
Disme lo dice senza troppi filtri:
“Mi ricordo quando aveva i buchi lì sotto la suola
Ora i soldi stanno in banca, prima stavano per terra”
Una barra che sintetizza in poche parole il percorso di chi è passato dalla strada al palco, ma continua a sentirsi diviso tra riscatto e disillusione. La sua scrittura rimane fedele al linguaggio diretto che lo ha sempre contraddistinto, concreto, incisivo, ma mai privo di lucidità. Non si limita a vantarsi, piuttosto osserva, analizza, restituisce immagini vive di una quotidianità che resta difficile anche quando cambia lo scenario.
Mambolosco, dal canto suo, inserisce la sua cifra riconoscibile: ironia, ritmo, e un linguaggio immediato che trasforma ogni barra in una punchline. “Sto beeffando con un pazzo, fra’, ho portato il ferro a cena”, rappa nella seconda strofa, oscillando tra parodia e realtà, tra cliché trap e consapevolezza di starci giocando dentro. Il suo intervento spezza e completa quello di Disme, portando un tocco più leggero, ma ugualmente tagliente.
L’alchimia tra i due funziona proprio perché non cercano di somigliarsi: Disme resta fedele al suo approccio crudo e introspettivo, mentre Mambolosco incarna l’altra faccia del rap contemporaneo, quella del divertimento, dell’eccesso, della spavalderia. Insieme, però, riescono a dare forma a un brano che racconta meglio di tante parole la tensione continua tra autenticità e immagine, tra la necessità di mostrarsi forti e la difficoltà di restarlo davvero.
Ho un problema mostra la parte oscura del lusso rap
Con Ho un problema, Disme prosegue un percorso coerente ma in costante evoluzione. Dopo l’album “Lieto Fine” (2024), in cui aveva già messo a nudo la parte più riflessiva del suo mondo, il rapper ligure torna con un pezzo che unisce energia e introspezione, confermandosi come una delle voci più vere e riconoscibili della scena. Nelle sue barre c’è sempre la vita di quartiere, la fatica, la fede, la voglia di non perdersi anche quando tutto intorno cambia troppo in fretta.
Ho un problema è quindi un modo per dire che, sì, il successo è arrivato, ma i problemi restano, solo cambiano forma. E nel farlo, Disme e Mambolosco firmano un pezzo che riesce a essere allo stesso tempo banger e confessione, club anthem e riflessione lucida sul presente.
Sul piano testuale, il brano colpisce per la sua capacità di trasformare un’espressione quotidiana in un concetto universale. “Ho un problema” diventa una formula che racchiude l’inquietudine contemporanea di un’intera generazione: quella che vive costantemente in bilico tra conquista e fragilità, tra la corsa all’affermazione e la paura di non bastare mai. Nelle barre di Disme si percepisce una verità disarmante, la stessa che attraversa tutta la sua discografia: la volontà di raccontare senza maschere, con la lingua della strada ma lo sguardo di chi ha imparato a leggere il mondo. Mambolosco, invece, amplifica la dimensione performativa del pezzo, rendendolo istintivo, contagioso, pronto a esplodere nei club ma capace di lasciare anche un’eco di consapevolezza. E alla fine, forse, il problema non è davvero un ostacolo.










