Low Kidd guida la 333 Mob: “OSTIL3” è fuori

da | Set 19, 2025 | Eventi, Recensioni album

È finalmente fuori “OSTIL3” (333 MOB / Warner Music Italy), il nuovo album del collettivo milanese interamente prodotto da Low Kidd. Un ritorno con featuring d’eccezione da Lazza a Guè, passando per Salmo, Nitro, Fausto Leali e molti altri.

C’è chi la chiama “crew”, chi “collettivo”, chi più semplicemente una bomba a orologeria pronta a deflagrare ogni volta che qualcuno osa mettere in dubbio il suo peso specifico nella scena italiana. La 333 Mob nasce da un’idea di Low Kidd, producer dal tocco chirurgico e dall’orecchio capace di trasformare i beat. Intorno a lui, nel tempo, si è coagulato un nucleo di artisti che condividono la stessa filosofia: niente regole preconfezionate, zero sudditanze, solo libertà assoluta di suono e parola. 

OSTIL3, il nuovo album, è la sintesi feroce di questo manifesto: un disco che abbraccia rap più ruvido e lo piega alle sfumature di un’epoca in cui l’ostilità diventa identità, stile, persino catarsi.

Martedì sera noi di Cromosomi abbiamo avuto il privilegio di viverlo in anteprima: al Fabrique di Milano, tra luci basse e bassi che vibrovano, si è tenuto un Listening Party che è stato molto più di un semplice ascolto collettivo. Sul palco: Emis Killa, Lazza, Nerissima Serpe, perfino Nitro e una leggenda della voce come Fausto Leali. Un incontro di generazioni, un cortocircuito di stili che conferma quanto la 333 Mob sia diventata crocevia e catalizzatore della musica italiana contemporanea.



L’urlo di “OSTIL3”

È chiaro che qua non è un film

Volano viola dai jeans stretti

… Vale già un occhio il mio feat, Fetty”

La traccia d’apertura è un pugno in pieno volto: Lazza accende i riflettori su una scena che non conosce finzioni. Qui non si recita, si sopravvive. L’immagine dei “viola dai jeans stretti”, i soldi che spuntano senza pudore, diventa una fotografia in alta definizione del business rap di oggi. Ma c’è di più: “Vedo il diablo negli specchi” è la rivelazione di un conflitto interiore, un demone riflesso che non ha bisogno di effetti speciali. È il segreto non detto di ogni artista di successo: la fama come specchio che deforma, il rischio di perdersi dietro il proprio riflesso.

“Amo il fiato della notte / … Amo follemente il giorno, il giorno che ho incontrato te”

In mezzo a tanta spavalderia, la 333 Mob sorprende. La voce roca e immortale di Fausto Leali incontra la scrittura tagliente di Nitro, e il risultato è un duetto che ha il sapore delle notti d’estate quando l’amore o la sua nostalgia diventa quasi un vizio. È un amore che non indossa filtri: “Amo le tue cicatrici, pure le rughe che hai solo quando sorridi” è una carezza che sembra quasi rubata da un diario privato. In un disco che celebra l’ostilità, questo brano è la controparte dolceamara: ci ricorda che persino i più feroci hanno un cuore che batte, e che la vera ribellione, a volte, è lasciarsi andare alla tenerezza.



Featuring da sogno e zero compromessi

Segue “Tre”. Quando Salmo apre il pezzo così, capisci subito che qui non c’è spazio per le apparenze. L’ostilità del titolo dell’album prende forma in una strofa che è quasi un manifesto punk: rifiuto dello status symbol, ironia sulla cultura del lusso, rivendicazione di un passato che ha forgiato carattere. Le rime di Nitro sono il contraltare perfetto: “Prendo le parole e faccio del parkour”, un’immagine che racconta la sua scrittura acrobatica, capace di saltare da un’emozione all’altra senza mai perdere equilibrio. Low Kidd, nel ritornello ipnotico, ribadisce il mantra: “Non fotti col Mob”. Un avvertimento e un marchio di fabbrica.

La collaborazione tra Lazza e Geolier è sempre una garanzia, accende una miccia che brucia in più lingue: l’italiano e il napoletano si intrecciano, creando un ibrido sonoro che sa di strada e di ambizione. Lazza sferza con punchline che mescolano Chopin e Baudelaire, a dimostrazione che il vero pericolo è sottovalutare chi sa unire cultura alta e street credibility. Geolier porta la rabbia orgogliosa di Napoli, trasformando ogni sillaba in una scheggia. È un brano che racconta la minaccia silenziosa di chi non ha bisogno di urlare per farsi rispettare.

“Ti ho amato così tanto che mi esce il cuore dal petto … Preferisco essere morto che mancarti di rispetto”

Guè mette a “nudo” la sua parte più vulnerabile. Il “doppio senso” del titolo è la tensione tra amore e dolore, tra attrazione e distruzione. C’è una poesia amara in versi come “è troppo tardi per tornare indietro se passi al lato oscuro come in episodio terzo”: la citazione pop diventa metafora di un rapporto tossico, un’ossessione che fa male ma da cui è impossibile staccarsi. In un album così maschio e muscolare, questa confessione è una crepa rivelatrice.


Tra cuore spezzato e lato oscuro

Con “Amici come prima” la 333 Mob abbassa il volume per raccontare la solitudine dietro il successo. Lazza guarda indietro alle notti di panchine e domande senza risposta, mentre oggi conta contanti e altro. La vera ricchezza, però, resta quella mancante: un senso di appartenenza che il denaro non può comprare.

In “CALIFANO FREESTYLE” Emis Killa sfodera un freestyle tagliente e teatrale: citazioni che vanno da Patty Pravo a Califano, tra ironia e orgoglio. C’è il lusso ostentato ma anche un distacco quasi cinico: “Vorrei mischiarmi coi passanti ma non mi riesce” è la confessione di chi vive la celebrità come una gabbia dorata. L’effetto è un ritratto vivido di una generazione che corre veloce, tra RS6 e Tignanello, senza mai trovare davvero un posto dove fermarsi.

“NO UBER” ft. Lazza & Nerissima Serpe dove il beat è un motore a dodici cilindri: Lazza e Nerissima Serpe si inseguono in un brano che profuma di notte metropolitana. “No Uber” diventa slogan di indipendenza e di un lusso conquistato, dove l’auto privata è più che un mezzo: è un simbolo di potere e libertà.

Ecco il giuramento d’arte e la rabbia creativa

“Morirei per l’arte e tu neanche ne prendi parte 

Denaro contante dentro scatole di scarpe”

È l’arte che brucia e consuma. Nitro e Izi dichiarano amore alla musica come fosse una fede, e il verso “Morirei per l’arte”  vibra come un giuramento. C’è rabbia verso chi tratta il rap come un passatempo, mentre per loro è sangue e ossigeno. L’immagine del denaro nascosto nelle scatole di scarpe è un tocco cinematografico: richiama i film gangster ma racconta anche la realtà di chi ha fatto della creatività una sopravvivenza.

“Sono sempre stato e sempre sarò ostile”

La voce finale è quasi un monologo teatrale, una confessione che diventa chiave di lettura di tutto il progetto. “Ostile” non come sinonimo di aggressivo gratuito, ma come rifiuto delle regole imposte, come scelta di autenticità. È la dichiarazione di chi ha fatto della disobbedienza la propria bussola morale. E a questo punto il titolo dell’album, OSTIL3, si rivela per quello che è: non una posa, ma un manifesto di resistenza culturale.


Un’ostilità che diventa linguaggio

OSTIL3 è un atto di identità collettiva. Low Kidd orchestra con maestria e passa dall’hardcore rap a momenti di struggente melodia, confermando la sua capacità di costruire mondi complessi e mai scontati. Ogni feat arricchisce la narrazione di una crew che non ha paura di contaminarsi. La 333 Mob continua a ricordarci che l’arte quando è vera deve sempre restare un po’ ostile.

È da quando sono bambino che sento persone parlare di quanto ero troppo vivace. Poi crescendo in negativo. La pecora nera della famiglia. Il ragazzo problematico. Lo studente che non si applica e che potrebbe fare di più. La realtà è che sono uno come tanti, stanco di sentire regole astratte che non vengono rispettate neanche da chi le impone. Non tollero nessuna forma di autorità, seguo solo il mio personalе codice etico e moralе. Sono sempre stato e sempre sarò ostile


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