Come suonerebbe una vecchia Polaroid scattata al crepuscolo, o magari negli attimi che precedono l’alba? Che suono avrebbe quell’immagine leggermente sfocata, che immortala per sempre il frammento di un panorama perduto e ritrovato nel nostro ricordo?
È semplice. Avrebbe la stessa melodia, lo stesso testo dolce e malinconico de La notte, l’ultimo singolo di Andrea Laszlo De Simone, uscito lo scorso 16 maggio e accompagnato da un lyric video girato dallo stesso cantante, in una lunga ripresa che segue il passaggio dall’aurora all’alba violenta, ripreso dalla collina di Superga.
La notte segna anche il portale d’ingresso per il nuovo album di Laszlo De Simone, “Una lunghissima ombra”, in uscita dopo l’estate, dopo ben sei anni dalla produzione del suo ultimo lavoro discografico strutturato, “L’immensità”, e dopo il silenzio dalla notte di Capodanno, con la sua “Un momento migliore”.
La notte: il racconto autentico della propria sofferenza
Gli antichi greci solevano definire la notte come “momento di autenticità”, come quel momento della giornata in cui le maschere della quotidianità cadono, per fare spazio all’onestà delle proprie emozioni, al divenire dei propri pensieri. Andrea Laszlo De Simone, con il suo nuovo singolo La notte, sembra riprendere proprio questo remoto concetto, e lo trasforma per farne molto di più.
Con un ingresso delicato cadenzato dalle note del piano, che fanno poi spazio agli archi, ai fiati, al coro e al canto volutamente retrò, Laszlo De Simone dipinge un’atmosfera, uno stato d’animo, da cogliere e assaporare ad occhi chiusi. Racconta della propria fragilità, della solitudine cui a volte ci si sente confinati. Del ricordo nostalgico di un tempo passato, e del coraggio che ci vuole a riconoscersi in questo dolore, e in ragione di ciò invocare l’aiuto e la presenza di chi appare più forte:
E ora sconvolto dal dolore
Abbandonato nella mia sventura
Se c’è qualcuno che non ha paura
Io prego mi soccorra
La coscienza delle proprie crepe interiori, che sembra emergere con tanta forza durante la notte, non è però, o soltanto, qualcosa di negativo, da rifuggire.
Al contrario, può costituire il motore immobile di una nuova forza, diffondere una nuova linfa vitale, verso la coscienza della volontà di sentirsi liberi. Di potersi innamorare ancora una volta.
Amare la vita, dal Vangelo secondo Laszlo De Simone
Il dolore, la nostalgia, nascono da una tensione interiore. Dal desiderio di tornare a vivere determinate emozioni, vagabondando leggeri tra sensazioni smarrite nella memoria e che si vuole a tutti i costi rinnovare e riportare alla luce.
E io vorrei tornare
Al tempo della mia prima voglia
Quando si godeva ancora
Mi abbandonai a vivere il fiore
Avaro della tua primavera
Ne La notte, Laszlo De Simone porta a spasso le ombre che nascono tra la luce e il buio, le riempie di vita, e le rende libere. Solo per qualche ora, ci si vuole dimenticare delle paure, delle insicurezze, e si torna dove si è stati bene, nella certezza di poterlo fare realmente, e non solo nella fantasia della memoria.
Ma finché non si muore avremo sempre un cuore
E che stringa giuste nozze o che non sappia amare
Vorrò sempre tornarе
Una lettura un po’ più profonda del classico cliché “finché c’è vita, c’è speranza”, o no?
L’attesa per le nuove poesie di Laszlo De Simone
Con la riproduzione dello scrosciare della pioggia durante un acquazzone estivo, si chiude La notte, sciogliendo in quel suono il magone che sale durante l’ascolto del pezzo.
Come sempre, con un’abilità a cui ha da tempo abituato il proprio pubblico, Laszlo De Simone ha messo in musica delle sensazioni, dei pensieri. E lascia ben sperare per il nuovo album, che promette di comporsi come un mosaico di emozioni e di atmosfere.
Non ci resta che attendere il nuovo caleidoscopio emotivo di Laszlo De Simone.










