Chi di noi della generazione Z o dei millennials non ricorda con nostalgia gli anni in cui c’erano le serie tv Disney, i primi idoli musicali e MTV? Il singolo “Diventerai una star” dei Finley passava ininterrottamente in tutte le radio, era il tormentone estivo dell’estate 2006. I Finley furono anche scelti per reinterpretare la colonna sonora di “Camp Rock 2: The Final Jam”!
Da allora sono passati diciotto anni e tra alti e bassi, di strada il gruppo composto da il cantante Marco Pedretti, il chitarrista Carmine Ruggiero, il bassista Ivan Moro (subentrato a Stefano Mantegazza) e il batterista Danilo Calvio, ne hanno fatta tanta.
Il 17 febbraio 2023, i Finley sono tornati sulla scena musicale con il singolo “Porno”, realizzato in collaborazione con Naska. Successivamente, hanno collaborato al brano “Rifarei tutto quanto” di DJ Matrix. Da maggio scorso, poi, hanno avviato una collaborazione artistica con Benjamin Mascolo, pubblicando una versione remix del singolo “Dove e quando”. A seguire, anche la versione remix di “Fumo e cenere” e l’inedito “Politically Correct”.
Venerdí scorso,17 maggio, i Finley hanno rilasciato il loro settimo album intitolato Pogo Mixtape Vol.1, distribuito da Warner Music Italy. Questo album segna il ritorno della band con quattordici tracce realizzate in collaborazione con alcuni dei più brillanti talenti musicali italiani e internazionali.
In occasione dell’uscita del loro nuovo album Pogo Mixtape Vol.1, il 15 maggio, noi di Cromosomi abbiamo incontrato i Finley in Warner e abbiamo chiacchierato ricordando i vecchi tempi. Ecco cosa ci hanno raccontato!
Chi sono i Finley oggi?
“Abbiamo iniziato molto incoscienti nel 2005 , abbiamo pubblicato il nostro primo pezzo “Tutto è possibile” e da lì una serie di cose immaginabili per una band di ragazzini. Le abbiamo viste tutte, dal palco di Sanremo a vincere due MTV Music Awards. Una volta che si sono fatte tutte queste cose, abbiamo vissuto una fase magari più difficile del nostro percorso dal punto di vista di ricostruzione. Noi abbiamo puntato tutto sul live, cosa che magari non fanno tutti. Ci siamo messi al lavoro sul nostro essere band e abbiamo tenuto tutti questi anni. Oggi, siamo super consapevoli di quello che vogliamo e non è fare musica come se fosse una professione, come se fosse un lavoro, cosa che c’era anche stata un po’ richiesta dopo il successo se vogliamo. Dopo che certe canzoni hanno fatto breccia su generazioni, c’erano molte pressioni e noi quella roba l’abbiamo super allontanata e oggi siamo sereni e felici di questo nuovo lavoro”.
Che effetto vi fa oggi riascoltare “Diventerai una star” e le altre hit di quegli anni?
“Di solito tante band rinnegano quella che è la loro hit più grande perché pensano sia riduttiva e non renda giustizia ai loro percorsi discografici e alle varie sfaccettature che un cantante o un artista può avere. Noi siamo soliti pensare ad una parola: gratitudine, perché “Diventerai una star” ci ha permesso di arrivare a migliaia di vite di ragazzi e ci ha permesso di far conoscere anche altri aspetti e sfaccettature di noi, come altre tipologie di canzoni. La hit fondamentalmente ti serve per far comparire un po’ sul planisfero il tuo nome. Quello ci ha permesso di dare il via alla nostra carriera, forse proponendo un immaginario un po’ distorto di quello che era veramente il nostro background, ma ci ha permesso di essere ancora qui oggi e di portare sul palco una canzone che ogni volta incendia il pubblico. Saremo sempre grati a quella canzone. Il sogno lo stringevi in mano e volevi fare in modo che quella roba lì si avverasse. Anche al forum succederà e tanti rivivranno quegli anni pensando alla spensieratezza, cattivi voti a scuola e un amico che ti lasciava un po’ così, l’amica che ci provava con quello che piaceva a te. Avevi problemi? Si, ma erano gli anni più belli della tua vita. Succederà una magia il 16 ottobre”.
Siete stati scelti per reinterpretare la colonna sonora di “Camp Rock 2: The Final Jam”, come vi siete sentiti?
“È stato un bel momento, era nel 2010. Siamo stati scelti per il nostro remake di quel brano, un brano difficilissimo da cantare, forse uno dei più difficili perché era dei Jonas Brothers e aveva una tonalità particolarmente diversa dalla mia e della nostra, quindi in studio è stato molto difficile rifare il brano cercando di mantenere anche le nostre caratteristiche. Ricordo quel periodo come una fase molto complessa del nostro cammino perché avevamo appena cambiato formazione. Il nuovo disco era fuori e avevamo lasciato intravedere dei piccoli cambiamenti che poi sono sfociati e hanno avuto una completa evoluzione nei dischi successivi. È stato l’ultimo di collaborazione con Claudio Cecchetto ed è stata un’ultima fase di quello che sarebbe successo dopo. Quello è stato sicuramente un bel momento, di luce in una fase in cui comunque avevamo un futuro strano di fronte. È stato un momento molto importante perché da lì abbiamo creato la nostra etichetta indipendente, abbiamo fatto due album in un anno la collaborazione con LEGO. Ora, a più di 10 anni di distanza, ci sentiamo decisamente più pronti con delle armi della nostra per affrontare quello che sarà il percorso da adesso in poi”.
Arrivando a oggi, il vostro nuovo album, “POGO MIXTAPE Vol.1”, presenta undici brani inediti e tre già pubblicati, con una serie di duetti con diversi artisti. Qual è stata l’ispirazione dietro questo concept di album tutto di duetti?
“Sicuramente la prima scintilla è stato il duetto fatto con Naska e pubblicato nel febbraio del 2023, da lì ci siamo divertiti così tanto che abbiamo detto” perché non continuare a sperimentare?”, avevamo tante idee. Poi avevamo tanti contatti, una serie di amicizie nel mondo della musica e abbiamo pensato di farli fruttare per costruire qualcosa con delle persone con cui abbiamo un rapporto, delle visioni comuni e dei gusti analoghi. È stato bello anche assorbire e imparare da loro, altri artisti che hanno un modo diverso da noi. Noi siamo una band che si chiude in studio finché non trova un modo e si incaponisce per trovare una soluzione. Questa volta invece è stato molto più leggero il lavoro, poiché un artista provava a scombussolare i nostri piani e da lì in poi, abbiamo lasciato la nostra porta dello studio aperta e ogni giorno era una sessione nuova. Ripartire da zero è stato bellissimo, abbiamo anche assorbito dei piccoli insegnamenti da ragazzi molto più giovani di noi, come Sethu, FASMA, Naska, tutti ragazzi che hanno un obiettivo molto chiaro e sono molto determinati nel cercare di raggiungerlo. La nostra generazione, invece, era un po’ più disillusa. Ci siamo sforzati tanto, ma in realtà veniamo da anni molto complicati. Quando abbiamo iniziato noi non c’erano tutte le opportunità che hanno oggi i ragazzi di provare a sfondare”.
Come è stata l’esperienza di lavorare con così tanti artisti diversi su questo album?
“Pensavamo fosse un casino, invece ha facilitato molto il lavoro. Ogni volta che scriviamo delle canzoni, si è innescato negli anni una sorta di meccanismo in cui siamo tutti giudici con davanti un Buzz. Fondamentalmente ognuno di noi scrive un pezzo separatamente, difficilmente lo facciamo tutti insieme dall’inizio. Ci vuole il golden buzz perché un pezzo venga pubblicato. Per certi versi però è un limite che ti preclude perché se a uno non piace? Portare invece a proporre una canzone a un guest era più facile quasi, era il guest che decideva se fare o no quella collaborazione. È stato un processo totalmente diverso, in qualche caso il pezzo è stato scritto insieme, come con FASMA con cui c’è stata una session esplorativa. È stato forte, ognuno ci ha regalato qualcosa e ogni giorno di studio con un artista è una bolla a sé. Con i Punkreas sembrava di essere in gita. Ognuno ci ha dato qualcosa di bello”.
Potete raccontarci di più sullo spettacolo-evento “TUTTO È POSSIBILE AL FORUM” previsto per ottobre al Forum di Milano? Cosa possiamo aspettarci da questa performance dal vivo?
“Sarà sicuramente una grande festa che ripercorre il nostro percorso. Si chiama “Tutto è possibile al forum”, quindi i nostri primi brani saranno padroni e riporteremo tutti in quel momento là, quando eri felice e non lo sapevi. Ci saranno tante sorprese e suoneremo anche i brani del disco nuovo, altre canzoni degli anni passati. Noi saremo sul palco, ma vorremmo essere gli spettatori di ciò che combina la gente sotto, come se il concerto lo stessimo vivendo. Un po’ come questo disco: vogliamo stupirci noi in primis. Questo disco è il settimo che facciamo e non dico che eravamo convinti di non essere più sorpresi dalla nostra musica e dalla nostra produzione, ma questo è stato il primo disco di una serie di cose. Ci ha aperto un mondo e vogliamo essere i primi a stupirci di quello che porteremo sul palco in quel palazzetto”.
Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
“Se tu lo chiedevi a Naska ti diceva che era pronto per i prossimi cinque anni. [ridono] Intanto fare un grande concerto al Forum, aldilà di riempirlo, fare una performance più bella possibile e quella non sarà semplice, anche emotivamente parlando. Questo è solo all’inizio, sia per quanto riguarda “Pogo Mixtape Vol.1”, sia per quella scossa che c’è mancata negli anni e per dare prova a dare ancora di più. Questo volume 1, vuole essere quasi un monitor per noi per pensare anche al volume 2. Non mettere il punto ma mettere dei puntini di sospensione. Abbiamo fatto delle cose inimmaginabili e adesso che abbiamo degli strumenti grandi perché non crederci? Quindi crediamoci”.










