X Factor 2023: fine delle audition. Ma chi ha veramente il fattore X?

da | Set 29, 2023 | News

Dopo le prime due puntate, non proprio scoppiettanti e dal livello discutibile, la terza e ultima puntata delle audition di X Factor si apre con Purple Rain di Prince cantata da Alice Barbara Tombola. Aspettative alte? Sì. Tradite? In parte, una voce bella sì, ma già sentita e risentita. Emoziona? Nì. Il problema di quest’edizione […]

Dopo le prime due puntate, non proprio scoppiettanti e dal livello discutibile, la terza e ultima puntata delle audition di X Factor si apre con Purple Rain di Prince cantata da Alice Barbara Tombola. Aspettative alte? Sì. Tradite? In parte, una voce bella sì, ma già sentita e risentita. Emoziona? Nì.

Il problema di quest’edizione di X Factor è l’assenza di estro.

Pochi lampi, tutto molto piatto. Forse è vero che questo programma ha già dato tutto, ma aspettiamo il resto della puntata. Le Ragazze Punk sono l’emblema di quello che accade oggi in una certa fascia d’età: approssimative, poco talentuose e ricerca di privè in discoteca. Le Spice Girls nascono una volta…

Giovie e Mickie portano sul palco un Lewis Capaldi d’annata. Acerbi? Sì, ma data la giovane età possono essere credibili al pubblico, anche se troppe sono state le imprecisioni e la voglia di avere con sé il pubblico non è stata un’idea geniale, visto che ha spostato il focus della loro esibizione, mostrando la loro esclusiva volontà di apparire e non di essere.

Francesca Spennato ha stoffa, una delle poche delle prime tre puntate. Lei, esperta di chakra, ha puntato forte ad aprire quello dei cuori. Ain’t got no/ I got life di Nina Simone sarà stata una scelta paracula, ma ha funzionato.

Anna Castiglia con la sua Ghali si presenta con una critica sociale che ricorda Azz di Federico Salvatore. Paragone assurdo? Probabilmente sì, ma non è detto con accezione negative. Ricorda Gaber? Anche. C’è del talento? Pare di sì, ma…Possibile che basti una chitarra, poco cantato e molto parlato, è tutto diventa critica essenziale, roba mai vista e colma di talento? Forse più di uno dovrebbe rivedere il proprio lavoro a questo punto, me compreso…

Melmosa, 20 anni, con la sua Back to Black sposta gli equilibri, ma in versione harakiri. La figura smentisce la performance, un po’ debole rispetto a quello che ci si aspettava.

Anima Bruciata, inedito di Vittoria Gado, è l’inedito di una diciassettenne grintosa, poco matura. Sicuramente un personaggio, resta da capire quanto la sua voce potrà dare.

Doccia Ghiaccia di Niccolò Selmi è la nota lieta di serata. Una voce graffiata che lascia far venire l’esigenza di raccontare qualcosa, ma con estremo garbo. Non è urlata, c’è pacatezza, dolcezza. Qui il talento c’è, la capacità di calamitare l’attenzione e immergere chi ascolta nella vasca del doloro si percepisce tutta.

Sedeyp? La loro 1979 è la classica versione di una cover fatta in garage da un gruppo di ragazzini.

Filippo Guidoboni e la sua versione di Don’t let me down? Bomba! Una potenza, voce che scuote i presenti e quelli a casa, ma non Morgan che ha ben pensato di dare dei sì a dei casi umani vocali senza arte e senza parte.

Ken La Fen con la loro Il calvo ottengono la standing ovation e portano quella nota di colore e di ilarità che era mancata.

Gaetano De Caro, sedicenne di Bari, si presenta con It’s A Man’s Man’s Man’s World ed esalta il pubblico, un po’ meno la giuria. Vociona che ottiene un responso positivo, ma probabilmente si perderà nell’immensità di belle voci e basta.

Mirtilli rossi pandemia è il singolo di Bora, l’ennesimo mullet che vuole raccontare una storia, parte con buoni propositi ma si perde nel suo stesso flusso di coscienza che si perde nelle sue parole.

Cosa resta alla fine della terza di audition?

Poco o nulla. Saranno bootcamp avari di quel fattore WOW che ti lascia incollato al divano. La prima impressione è quella di non avere in canna il colpo che lascia di sasso, solo una manciata di artisti credibili che magari con il lavoro potranno trasformarsi da bruchi in farfalle.

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