Un mese pieno d’estate è alle spalle, il caldo asfissiante ci distrugge, cosa ci serve per riprenderci? Che mme lassat’ a fa, il nuovo singolo di Tropico, prodotto da D-Ross e Startuffo, due producer di culto napoletani, è quello che fa al caso nostro.
Tropico è una delle penne più importanti che l’Italia può contare di avere negli anni Venti. Ah, per intenderci, stiamo parlando di quel Davide Petrella che vi è capitato di ascoltare spesso durante le settimane del festival di Sanremo. Perché una penna del genere merita di essere esaltata anche dagli altri, un riconoscimento al talento dell’artista partenopeo, autore eccelso che squarcia l’estate con la sua Che mme lassat’ a fa.
“Questa canzone, come tutte le mie, sta sulle relazioni, tra le persone” racconta il diretto interessato. “Sviluppare pensiero in una qualunque forma d’arte per me ha senso solo se in qualche modo si resta connessi alla cosa più importante, la gente. La musica è della gente. Anche un pensiero che vola nella stratosfera deve avere un filo che lo lega a qualcuno, se no non vale nulla. ‘Nun m’arricord cchiù che me lassat’ a fa’ (Non mi ricordo più che mi hai lasciato a fare)… è una sensazione che mi è capitato di vivere e far vivere, sarà capitato a tutti. Le mie fragilità mi restano incredibilmente attaccate addosso, per raccontare delle storie che vadano a toccare dei tasti sensibili per me, della mia vita… Quando vai a sfiorare una vecchia ferita, il ricordo di come te la sei fatta ti lascia sempre qualcosa”.
Che mme lassat’ a fa è un affascinante melting pot partenopeo.
Dentro si scorge qualcosa di Pino Daniele, di Liberato, dei Nu Genea, l’atmosfera sotto le stelle che solo Alan Sorrenti è capace di creare, e poi la citazione, presumibilmente, della certosa di San Martino, il richiamo alla figura di Paolo Sorrentino che ci fa capire come sia stata la mano di Dio a creare quella grande bellezza che prende il nome di Napoli e, infine, una citazione tricolore, a quello scudetto tornato a brillare tra il Vesuvio ed il golfo, grazie alle magie del nuovo figlio di Napoli, il georgiano Kvaratskhelia.
non sparire, vienimi a cercare
che a morire serve sempre più tempo,
[…] pensami quando sarai lontana, per un attimo…
La voglia di rivedersi, l’auspicio di non finire nel dimenticatoio, quella speranza che ha il sapore di una birra bevuta troppo velocemente, le sbronze che cancellano temporaneamente luoghi e persone, le distanze causate dai rientri a casa o dalle vacanze: tutto questo ci provoca un brivido sulla schiena, il timore di sparire tra i granelli di sabbia e le goccioline di condensa dei bicchieri di cocktail annacquati nei lidi, perché quello che l’altro vuole ci uccide sempre dint o scuro…
Che poi, a dirla tutta, si può sparire anche nei grattacieli di Milano, tra le opere d’arte del museo a cielo aperto che si chiama Roma, tra i portici di Bologna, tra le spiagge del catanese, sotto i pini della Sila. Resterà sempre la voglia di vederlo l’altro, ovunque esso sia.
In bocca al lupo a tutte e a tutti, a fine settembre tireremo le somme, magari accompagnati dalle note del prossimo album di Tropico, previsto per quel periodo, nel frattempo a voja i pazzià lascia spazio al desiderio del corpo e della mente dell’altro, che poi pensate al dramma di passare l’estate con questa domanda: Che mme lassat’ a fa???
Buona riflessione!