Ieri sera siamo stati al concerto dei Royel Otis di nuovo in Italia praticamente un anno dopo l’ultimo show a Milano. Il duo australiano ha portato il suo stile indie-pop luminoso sul palco del Fabrique, regalando al pubblico una performance energica end estremamente divertente.
La tappa di ieri rientrava nel loro tour “Meet me in the car”, che porta live principalmente il loro ultimo album “Hickey” che li ha consolidati come uno dei progetti più interessanti degli ultimi anni, in tutto il mondo.
Negli ultimi mesi ho tanto sentito parlare della band e del live dei Royel Otis, e già dalle anticipazioni e contenuti social che avevo visto, mi pareva un concerto che ormai raramente si vede (e si sente), caratterizzato da quel pop sincero un po’ anni 2000, quello che ti mette di buon umore una hit dopo l’altra.
Così è stato, poche chiacchiere e tante chitarrine, un sound pulito che travolge, scanzonato, vivace che ha fatto cantare un pubblico eterogeneo, fatto di fan affezionati e curiosi conquistati dalle canzoni più recenti, una più bella dell’altra.
I Royel Otis sono quella band di cui hai bisogno quando sei giù di morale, sanno di estate e di sole in faccia.
Anche i visual rispecchiano perfettamente il mood e lo stille della band, molto semplice ma d’impatto, con frasi ad effetto che richiamano l’attenzione, coinvolgenti e con un’estetica minimale che però fa sorridere; ad esempio, su “Sofa King” compare la scritta “milan, you’re so f*cking gorgeous“, che poi sostituisce “milan” con decine e decine di nomi tipicamente italiani, Giulia, Federica, Matteo, Gabriele, Veronica ecc ecc. Un modo come un altro (e super instagrammabile!) per far sentire le persone parte di uno show.
Royel Maddell e Otis Pavlovic sono saliti sul palco con un’attitudine spontanea e disinvolta, aprendo il live con il botto, con “i hate this tune” una delle loro canzoni più forti che apre anche l’album “Hickey”. Il suono, pulito ma con una lievissima patina lo-fi, ha messo in risalto le chitarre riverberate e la voce di Otis, che dal vivo guadagna una sfumatura più ruvida rispetto alle registrazioni.
La scaletta ha alternato i pezzi di “Hickey” e ha ripescato poi anche i successi meno recenti come “Fried Rice”. Apprezzatissimi durante il live sono stati i due momenti cover per cui il duo è celebre, la loro interpretazione di “Linger” e “Murder on The Dancefloor”, hanno fatto scatenare i fan.
Il concerto dei Royel Otis di ieri si è rivelato un viaggio coerente nella loro estetica: luminoso, semplice ma mai banale. La band ha confermato di avere una forte identità dal vivo, capace di coinvolgere senza artifici e di creare un legame immediato con il pubblico.
Una serata che ha lasciato la sensazione di una band in piena crescita, con ancora molto da dire, che è forse agli inizi della sua ascesa e che siamo curiosi di scoprire ulteriormente con altri progetti.









