Che Coez fosse pronto a domare il Forum lo si è capito già da quel video introduttivo. Il pubblico è già in fermento quando sul maxischermo compare Coez, quasi come un amico che entra in chat prima di una serata epica. Sorride, introduce il concerto con la sua ironia dolceamara e, nel backstage, si concede uno shot che sa di rito scaramantico. Poi si spegne il video, si accendono le luci, e dal palco esplode “Estate 98“, una porta d’accesso immediata ai ricordi condivisi. Sembrava di riavvolgere il nastro delle estati passate, quei momenti in cui tutto pareva possibile e tutto faceva un po’ male.
Proseguire con “Mr Nobody” e “Mal di te” ha reso subito evidente il tono della serata: Coez non voleva fare un concerto, voleva farci vivere un ricordo dopo l’altro. Ed è incredibile come riesca a parlare a quella parte di noi che è rimasta adolescente anche quando facciamo finta di essere adulti per davvero.
E quando arriva “La tua canzone”, il Forum non canta: urla. La potenza di sentirla dal vivo nel 2025 è devastante. È una di quelle tracce che hanno accompagnato chiunque abbia amato troppo, male, a distanza o in ritardo.
Lui sul palco, noi dentro le sue parole
Con “Faccio un casino” e “Catene” il ritmo cambia, si incastra nelle luci che avvolgono tutto come una nebbia elettrica. Coez si muove sul palco con una naturalezza che sembra quasi timidezza, ma appena attacca “Siamo morti insieme” l’atmosfera diventa un abbraccio collettivo di nostalgia. Poi arriva “Domenica”, ed è impossibile non sorridere. Ha quel modo di riportarti al divano di casa, ai pomeriggi pigri che diventano ricordi importanti senza un motivo preciso.
Uno dei momenti più forti arriva con “Lontana da me”, un brano che dal vivo sembra più maturo, più scavato, più suo. E “Niente che non va” conferma che Coez ha un superpotere raro: far sembrare semplici le complicazioni emotive. Non le risolve, ma le racconta in un modo che tutti capiamo.
Il Forum piange su “E yo mamma” e poi si illumina di rosso su “Occhi rossi”, un classico che live è quasi terapeutico: ti fa fare pace con le notti storte, quelle che tornano quando meno te lo aspetti.
Dieci anni di generazione Coez
“Come nelle canzoni” e si entra ufficialmente nella parte più romantica del live: Coez la canta con una dolcezza quasi nuova, mentre migliaia di persone si ritrovano nei versi che hanno fatto da colonna sonora a infinite storie incasinate.
“Le parole più grandi”, “Dentro il fumo”, “Ti manca l’aria”: è un trittico emotivo che sembra costruito per farci capire quanto il suo repertorio sia diventato un’educazione sentimentale collettiva. E poi “Le luci della città”: uno dei picchi del concerto. Le torce del pubblico trasformano il Forum in una costellazione viva, con lui al centro come un narratore che ci guida tra i ricordi.
Poi il ritmo impazzisce con “Alta marea” e “Love Bars”, quando compare Frah Quintale, che dal vivo sono due frustate di energia pura. “Taciturnal” e “Davide” riportano tutto su un terreno più intimo: delicate, sincere, raccontate con quella vulnerabilità che rende Coez così vicino, così familiare, così necessario.
Quando le canzoni diventano ricordi
Quando il concerto sembra avviarsi verso la chiusura, il pubblico continua a chiedere, urlare, pretendere. Così arriva “ILY”, una carezza generazionale, seguita dall’apparizione di Franco126 per “Bella mossa” e “Roma di notte”. Dal vivo hanno la magia delle strade vuote e delle serate che non vuoi finiscano mai.
“Chiama me” e “Ali sporche” scivolano addosso come due confessioni sussurrate, prima che il palco si svuoti per pochi secondi e poi torni a esplodere con il bis.
“Qualcosa di grande” è quasi simbolica: un modo per dire grazie, per ricordarci che certi brani crescono con noi. Con “È sempre bello” il Forum diventa una festa, mentre “La musica non c’è” è il colpo finale, la canzone che nessuno vuole perdere, quella che ci ha accompagnato davvero, nei silenzi, nei messaggi notturni, nei ritorni e negli addii.
Coez, ancora una volta, conferma di essere molto più di un artista: è la voce di chi ha attraversato gli ultimi dieci anni con il cuore in mano e la testa piena di confusione bellissima.









