“Mi avevi promesso almeno una tregua”. Così inizia uno dei brani più famosi de L’Orso che cantavamo col cuore pieno di emozioni ben 13 anni fa. L’abbiamo cantata di nuovo, con le stesse emozioni e molta più vita che ci è passata alle spalle, il 2 dicembre al Monk. L’occasione è stata il concerto che ha segnato la reunion di questa band che è stata tra gli assoluti pionieri dell’indie italiano.
Mattia Barro, Omar Assadi, Francesco Paganelli e Niccolò Bonazzon di nuovo insieme per 4 date. L’Orso si lancia in un mini tour iniziato da Torino e che dopo Roma toccherà anche Milano. Questo tour nei club riprende la dimensione intima e quasi affettuosa che ha sempre caratterizzato questa band.
Entrando al Monk l’emozione quasi si può toccare. È negli occhi di chi arriva, ingresso dopo ingresso, nelle conversazioni tra vicini di concerto, nei “ma tu te la ricordi questa?”, chi entrando mano nella mano canticchia “Con i Chilometri Contro”.
Inizia il live, ed è subito un tuffo indietro nel tempo, nella loro discografia fatta di gioie e dolori della provincia. Anche se siamo a Roma, nella Capitale, ci immergiamo in un’atmosfera di vita più lenta. Ci dimentichiamo del traffico che abbiamo dovuto affrontare per arrivare qui, delle scadenze nella nostra vita lavorativa. Torniamo un po’ a prendere per mano quell’adolescente al primo amore che dedicava L’Orso alla persona che amava (e da buon fan dell’indie, era raramente ricambiato).
“Tengo una mano sul cuore e con l’altra conto le parole
Ora che sono altrove, c’è un nuovo luogo da arredare”
“Apri gli occhi siamo nello spazio”: così comincia il live. Segue “Quello Che Manca”, una canzone che spara dritto al cuore dei più nostalgici. Anche nel bel mezzo del Monk riusciamo a immaginare quella scena di un addio straziante alla stazione.
“Avere vent’anni” è la prossima canzone in scaletta. Beh, qui di ventenni puri non so se ce ne siano (chi scrive va per i 30 ormai), ma i più giovani tra il pubblico sanno ancora immedesimarsi nella “vita da stagista”. Tutti, sicuramente, sappiamo ancora immedesimarci in quel “Se alle crisi mondiali preferisco i tuoi sguardi”.
Il live procede tra onde di emozioni, grida di eccitazione che si sprigionano a ogni inizio di accordo. La band scende dal palco anche per cantare tra la folla, senza microfoni.
L’Orso live a Roma, tra emozioni, ricordi e storia dell’indie
L’Orso non è mai stata una band da canzonette leggere. Ha sempre accompagnato chi, in quelle canzoni, ci rivedeva un vissuto profondo. E allora è curioso guardarsi intorno e chiedersi cosa alberga nelle menti di tutti gli spettatori. Come sarà cambiata la loro vita da quando, 10 anni prima, cantavano quelle stesse strofe? Commuove pensare quanto la musica possa accompagnarci e aiutarci ad evolvere.
Ma torniamo al concerto. Nell’esibizione si succedono pezzi che hanno fatto la storia dell’indie e sono stati da apripista per la sua lirica e la sua composizione: “Il Tempo Ci Ripagherà”, “Essere Felici Qua”, “Invitami Per un Tè”, “Baci dalla Provincia” e, tra le più amate, “Con I Chilometri Contro”.
Ma questo ritorno non poteva essere casuale. Oltre a regalarci quel live che qui alcuni aspettavano dall’adolescenza, L’Orso ci regala 2 brani inediti: “Nove Anni” (disponibile su Soundcloud) e “Galleggiare” (ancora assente da qualsiasi piattaforma). Che sia il segnale di un ritorno sulla scena musicale indie?
Mentre aspettiamo di scoprirlo, L’Orso ci saluta sulle note di “Ottobre come Settembre”, che chiude questo meraviglioso, intimo ed etero live, che assomiglia più a un sogno che a un concerto.









